Il relitto bruciato dell’aereo più grande del mondo, l’Antonov An-225 “Mriya”, potrebbe celare le prove di un intrigo spionistico precedente alla famosa battaglia per la pista di Hostomel: l’aeroporto d’importanza strategica che, difeso strenuamente dalle forze speciale ucraine, impedì agli spetnaz e alle truppe aerotrasportate russe di stabilire una testa di ponte fondamentale per prendere Kiev e portare a termine in breve tempo la cosiddetta “Operazione militare speciale” lanciata da Mosca il 24 febbraio dello scorso anno. Allora, presunte informative fornite dalla Cia indicarono ai vertici militari ucraini gli obiettivi e l’entità della minaccia da fronteggiare. 

Ma proprio ora che gli ucraini, notoriamente fieri del gigantesco aereo-cargo figlio dell’era sovietica, iniziando a pensare alla costruzione di un nuovo esemplare del Mriya, quasi fosse simbolo di Ucraina pronta a “spiccare” nuovamente il volo verso cieli sereni, qualcosa sembra non tornare nell’epilogo che conosciamo: perché l’Antonov An-225 è rimasto fermo nel suo hangar con i serbatoi del carburante pieni invece d’essere messo al sicuro per tempo anche quando la minaccia era imminente.  

Un semplice problema d’assicurazione “non in regola” per la negligenza dei proprietari della compagnia che operava il gigante dei cieli diranno le indagini. Ma per qualcuno potrebbe esserci dell’altro. Potrebbe trattarsi di un semplice diversivo che lascia ipotizzare una collusione con il Cremlino. Come riporta Guido Olimpio sul Corsera – altre informazioni reperibili sui canali Telegram ampiamente usati dall’inizio del conflitto – la pista dei “collaborazionisti” di Putin che avrebbe dovuto “agevolare” il colpo di mano che avrebbe rovesciato il governo di Zelensky per riportare l’Ucraina nelle sfere di Mosca è stata presa in esame dagli investigatori che vogliono fare chiarezza sul destino dell’Antonov Mriya.

Un nuovo dibattuto “sogno” dei cieli

Le foto dell’hangar crivellato da colpi di mitragliatrice e divelto dalla fiamme di Hostomel hanno mostrato al mondo il poco che rimane del gigante Mriya. Le gigantesche pinne caudali, un muso abbattuto e tre dei sei motori a reazione che portavano in aria il bestione di oltre seicento tonnellate con un’apertura alare di 88 metri e una lunghezza di 84.

Ora il “Sogno” – perché Mriya in ucraino significa sogno – è stato smantellato e si pensa di costruire un nuovo esemplare per renderlo simbolo di una nazione che si rialza con fierezza. Ma il progetto – annunciato dagli stessi uomini indagati per aver “impedito” ai militari di mettere al sicuro il velivolo, aprendo al sospetto di eventuali collusioni con il governo di Mosca – potrebbe richiedere non solo molto tempo ma anche molto denaro: 500 milioni di dollari. Un investimento che ha già trovato i primi detrattori, che hanno prontamente ricordato come il denaro dell’Ucraina dovrebbe essere investito in nuove case, scuole e ospedali, e come l’impegno dovrebbe concentrarsi nella costruzione di droni per combattere i russi.

L’epopea dell’Antonov dalla Guerra fredda all’invasione russa

Progettato dal’Obk 153 (Ufficio di progettazione sperimentale dell’Unione Sovietica, ndr) e costruito dalle industrie sotto il controllo di Kiev negli anni ’80, l’Antonov AN-225 Mriya fu pensato per trasportare la navetta spaziale Buran quando la corsa allo spazio che aveva scandito l’intera durata della Guerra Fredda tendeva a rallentare – complice il dissanguamento economico dell’Unione Sovietica. Divenuto l’orgoglio dell’Ucraina indipendente, il Mriya svolse il suo compito di aereo cargo dai record prendendo parte alla lotta al Covid-19 e portando a termine la sua ultima missione nella prima decade di febbraio 2022.

Durante il blitz condotto dagli spetnaz e dalla 31esima Brigata d’assalto aerea della Guardia russa che presero d’assalto l’aeroporto di Hostomel difeso Quarta Brigata di Risposta Rapida e dalla 45esima Guards Spetnaz Detached Brigade dell’esercito ucraino, una raffica centrò uno dei serbatoi del gigante dei cieli, indifeso a terra come l’albatro di Baudelaire. Avvolto dalle fiamme inestirpabili, il relitto del Mriya è rimasto carcassa in attesa di una rinascita da Araba Fenice per oltre un anno. Lasciando alle indagini sull’accaduto e all’orgoglio ucraino l’ultima parola sul destino del Sogno.

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