È nota come Dmz – Zona demilitarizzata, o Dzc – quella striscia di terra lunga circa 240 chilometri, e larga 4, che dal Mar Giallo a quello del Giappone divide le due Coree. Nell’arco di 64 anni vi sono state sotterrate quasi un milione di mine antiuomo e anticarro; segno indelebile e invalicabile di un conflitto mai concluso.

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Entrambi i Paesi, rimasti “tecnicamente” in guerra dopo l’armistizio ratificato al termine del conflitto consumatosi tra il 1950 e il 1953, sono separati da questo confine inespugnabile che corre lungo il 38esimo parallelo dai pressi di da Mahang-Dong (nella Corea del Nord, ) a quelli di Daegang-ri (nella Corea del Sud). In mezzo – tra reti metalliche sormontate da filo spinato e scandite da bunker, torrette con nidi di mitragliatrici e cecchini – milioni di mine di fattura sovietica, statunitense e non solo; perché le due Coree non si sono sempre minacciate con test balistici e con sistemi missilistici integrati forniti dai loro alleati: temevano la pianificazione di un’operazione terrestre che si concretizzasse in un’altra invasione su vasta scala, e forse la temono ancora.

Recentemente il Rok Army avanzò la necessità di procurarsi attraverso gli Stati Uniti una fornitura completa di mezzi Mrap – Mine-Resistant Ambush Protected – per fronteggiare il rischio di una qualsiasi manovra di terra – offensiva o controffensiva. Strumento bellico molto meno sofisticato del pluricitato Thaad (Terminal High Altitude Area Defense), è ritenuto dagli alti vertici dell’esercito sudcoreano evidentemente necessario.

Il campo minato

La Dmz è ormai una “landmine” incontrollata dove sono interrate decine di migliaia di mine antiuomo americane M14 e anti Tank M15 o M19, e dove Pyonyang ha recentemente intensificato la densità di mine anfibie di fabbricazione sovietica della serie Pdm. Ciò che può dare una cifra alla quantità e degli ordigni esplosivi di cui è disseminata la zona demilitarizzata sono gli incidenti registrati nell’area solo ultimi diciotto anni.

Tra il 1999-2000 sono stati 66 i casi di esplosioni di mine a danno della popolazione civile e del personale militare schierato sul confine, causando 8 morti e 58 feriti. Nel 2001 un soldato americano rimase ferito dallo scoppio di una mina, e nel 2010 un soldato del Rok Army rimase ucciso per aver sfiorato una wooden-mine antiuomo – mine con un involucro di legno incompatibili dai mine-detector). Secondo i report diffusi dai media sudcoreani andrebbero stimati nei 2mila incidenti.

Le mine terresti

Le mine anticarro e antiuomo “moderne” sono congegni esplosivi interrati basati su involucri di metallo, o plastica e legno per rendere difficoltosa la loro individuazione, che alloggiano una quantità variabile d’esplosivo, generalmente TNT o Comp B, innescati per mezzo dalla pressione imposta da un veicolo in transito o dal passaggio di un uomo. Le mine anticarro, come le M19 americane, sono tarate su un peso di 120/200 kg e contengono una carica di 9,50 di esplosivo Composito B. Le mine antiuomo, nettamente più sensibili, possono variare da 20-100 grammi a 2-5 chilogrammi di carica esplosiva accompagnati da frammenti di metallo che vengono proiettati dell’esplosione nel raggio di 10-20 metri (in alcuni casi fino a 40-50 metri). Una mina anfibia di fattura sovietica PDM-M1 contiene una carica esplosiva di 10 chilogrammi di TNT ed è tarata per un peso operativo di 18/26 chilogrammi.

Il conflitto del ’53

Quella che è nota come “Guerra 6·25” o “Guerra patriottica di liberazione” fu una delle fasi più acute della guerra fredda che vide impegnati in ausilio delle forze armate delle due coree: Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Repubblica di Corea, rispettivamente URSS, Repubblica Popolare Cinese e diversi paesi del Blocco sovietico, e le Nazioni Uniti che inviarono in ausilio dell’inconsistente forza armata del sud un ingente contingente di terra ( a maggioranza statunitense) e una numerose di navi da guerra, comprese diverse portaerei americane e britanniche. Il presidente eterno della Corea del Nord, Kim Il-sung (nonno dell’attuale leader Kim Jong-un) attaccò la Corea del Sud con mire di riunificazione territoriale dopo la spartizione sancita al termine del conflitto mondiale dagli alleati. Il conflitto, che contò oltre 800.000 morti, si concluse con la determinazione del confine tra le ‘due coree’ sorto lungo il 38°parallelo in seguito fortificato e minato.

I veicoli antimine Usa

I MRAP (Mine-Resistant Ambush Protected) forniti dall’US Army sono una versione minore conosciuta come M-ATV: veicoli blindati 4×4 dotati del caratteristico scafo a V che permette al veicolo – in caso di urto con una mina o uno IED – di attutire dal deflagrazione. Tali veicoli, sicuramente vulnerabili all’artiglieria nordcoreana, avrebbero sicuramente vita facile sul terreno accidentato e minato rispetto ai vecchi MBT di produzione sovietica schierati come i T-55 e T-62 di Pyongyang.

Le “Scaramucce” della Corea del Nord nel 2010

Nel culmine occidentale del 38° parallelo – Northern Limit Line ,NLL – l’isola di Yeonpyeong (Mar Giallo) controllata dalla Corea del Sud che vi ha stanziato una guarnigione di 1.000 soldati, venne attaccata nel novembre 2010 da un pesante bombardamento delle batterie costiere nordcoreane che causarono la morte di 4 soldati e diversi feriti. La Corea del Sud rispose con uno ‘scramble’ condotto da formazioni di KF-16 e KF-15 senza colpire alcun obiettivo militare. Pochi mesi dopo, sempre nel Mar Giallo, la nave da guerra ‘Cheonan’ venne ‘affondata’ secondo le autorità sudcoreane dall’esplosione di un siluro. Persero la vita 46 marinai. Secondo fonti non ancora confermate il siluro sarebbe stato lanciato da un mini sommergibile nordcoreano classe Sang-o e il suo equipaggio insignito di onorificenze da parte del regime.





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