I cieli della Libia continuano ad essere molto trafficati, nonostante ufficialmente sia le autorità di Tripoli che quelle della Cirenaica hanno chiuso già da giorni lo spazio aereo per prevenire il dilagare dell’epidemia di coronavirus. Diversi aerei continuano ad arrivare sia in Tripolitania che nell’est del Paese. Si tratta di voli “non ufficiali”, rintracciabili però seguendo semplicemente le rotte descritte su siti molto consultati anche a livello comune, quali ad esempio FlightRadar24. Una situazione che ben evidenzia come, nonostante l’attenzione sia principalmente rivolta alla prevenzione della diffusione del Covid-19, la guerra continui ad andare avanti.
I voli dalla Turchia verso Tripoli e Misurata
Una prima accusa in tal senso è arrivata nei giorni scorsi da alcuni rappresentanti del Libyan National Army (Lna), l’esercito guidato dal generale Khalifa Haftar. In particolare, dal quartier generale delle truppe agli ordini dell’uomo forte della Cirenaica, è stata posta l’attenzione su alcuni voli partiti da Istanbul e che hanno avuto come destinazione finale gli aeroporti di Tripoli e di Misurata. Ossia delle due principali città in mano alle forze vicine al Gna, il governo di unità nazionale guidato dal premier Fayez Al Sarraj. A spiegare nei dettagli la situazione è stato, in un’intervista su Al Arabiya, il direttore dell’osservatorio dell’Lna, Gheith Asbaq: “Venerdì 27 marzo un aereo civile della linea aerea libica è partito da Tripoli per Istanbul, da dove ha fatto ritorno sabato 28 marzo con un carico – ha spiegato l’esponente dell’esercito di Haftar – Domenica 29 marzo invece, un altro aereo è partito da Misurata verso Istanbul per poi fare ritorno”.
“Si tratta di voli non registrati e non annunciati il cui carico è sconosciuto – ha poi continuato Gheith Asbaq – Ma riteniamo che siano armi e attrezzature, oltre a combattenti siriani, in quanto coincide con l’attuale escalation di scontri sul fronte di questi giorni”. L’escalation a cui il direttore dell’osservatorio dell’Lna ha fatto riferimento, è quella che ha riguardato il lancio dell’operazione “Tempesta di Pace” da parte dei vertici del Gna nell’ultima settimana di marzo. Un’iniziativa militare che aveva tra i suoi obiettivi quello di riconquistare la strategica base di al Watiya, circostanza però questa non riuscita al governo di Tripoli. Altri combattimenti sono stati registrati non lontano da Sirte, lì dove un drone turco ha ucciso tra gli altri anche il capo delle operazioni dell’Lna nella città natale di Gheddafi. Secondo Asbaq dunque, i voli da e per Istanbul di questi giorni avrebbero avuto la funzione di rifornire di armi le milizie vicine ad Al Sarraj al fine di attaccare gli uomini di Haftar.
E questo, come ha tenuto a sottolineare il rappresentante dell’Lna, nonostante la chiusura dello spazio aereo attuato come misura di prevenzione della diffusione del coronavirus. Il dilagare dell’epidemia in Libia potrebbe avere conseguenze nefaste, visto che il sistema sanitario locale è stato reso molto carente da 9 anni di guerra. Intanto da Ankara, da cui non sono arrivate smentite circa i voli segnalati dall’est della Libia, il presidente Erdogan ha fatto sapere di aver tenuto un colloquio telefonico con il suo omologo americano Donald Trump. Un’occasione in cui, come è stato confermato dalla Casa Bianca, la Turchia ha preso l’impegno di lavorare per un cessate il fuoco nel Paese nordafricano proprio in relazione all’emergenza coronavirus. I voli però riscontrati nei giorni scorsi sembrerebbero dimostrare il contrario.
Quei voli da Damasco verso Bengasi
Ma la presenza di “aerei sospetti”, come detto ad inizio articolo, non ha riguardato soltanto la Tripolitania e né tanto meno soltanto le rotte con la Turchia. Sempre su FlightRadar è stato possibile rintracciare alcuni voli tra l’est del Paese, controllato in gran parte da Haftar, e la Siria. In particolare, come segnalato su diversi canali Twitter, tra il 18 marzo ed il 24 marzo diversi aerei hanno fatto la spola tra Damasco, Bengasi, Al Abraq e Tobruck. Segno di una certa attività lungo l’asse siro – cirenaico, con voli operati probabilmente dalla compagnia siriana privata Cham Wings. Quest’ultima, come si legge sul Financial Times, ha smentito le accuse di aver trasportato in Libia uomini o mezzi militari destinati ad aiutare il generale Khalifa Haftar. La stessa Cham Wings ha poi annunciato di aver temporaneamente sospeso i voli verso la Libia per via delle norme di contenimento del coronavirus.
Secondo i detrattori dell’uomo forte della Cirenaica, i voli tra la Siria e l’est del Paese nordafricano potrebbero nascondere importanti connotazioni politiche e militari. Il governo libico con sede ad Al Beyda, braccio politico di Haftar, ha infatti aperto un’ambasciata a Damasco ad inizio marzo. Segno di un avvicinamento tra il generale ed il presidente siriano Bashar Al Assad, favorito dal fatto che entrambi hanno in comune un prezioso alleato, ossia la Russia. Di certo, nonostante gli spettri del Covid-19 appaiano sempre più come uno spauracchio per il Paese nordafricano, nessuna delle parti in causa nel conflitto sembra propensa a far tacere momentaneamente le armi.