Prima delle operazioni avviate in Ucraina, il Cremlino aveva promesso di non usare i coscritti nelle aree di combattimento. I primi giorni di battaglia attorno Kiev hanno dimostrato il contrario: nelle tasche dei soldati russi caduti nei boschi a ridosso della capitale, gli ucraini hanno trovato anche passaporti di ragazzi tra i 18 e i 20 anni. Circostanza che all’interno della Russia ha generato polemiche e la promessa di un’inchiesta.
La stessa scena adesso si starebbe ripetendo a Belgorod, città di confine con l’Ucraina bersagliata negli ultimi giorni da alcune incursioni di combattenti pro Kiev. La denuncia è arrivata dal sito indipendente “Semnasem“, letteralmente “7×7” in russo. In particolare, i giornalisti hanno intercettato le lamentele di diverse madri impaurite dal fatto che i propri figli coscritti siano stati inviati in scenari di guerra.
Il reportage di Semnasem
Il sito indipendente 7×7 è attivo dal 2020. Appare radicato soprattutto nella Russia occidentale, lì dove l’opinione pubblica appare più sensibile ai temi della guerra. E, soprattutto, ai danni collaterali che essa potrebbe arrecare a livello economico e sociale. Alcuni giornalisti sono riusciti a parlare con le madri di soldati coscritti nell’oblast di Belgorod. Quello al momento più esposto alle conseguenze della guerra in quanto confinante con il territorio ucraino. Tramite le denunce dei genitori è stato possibile capire meglio il contesto militare nell’area.
I soldati coscritti sono coloro che stanno svolgendo l’anno di leva militare obbligatoria. Ragazzini poco più che maggiorenni e con un addestramento piuttosto rudimentale. Tra le madri intervistate, c’è chi afferma che il proprio figlio da quando ha prestato giuramento avrà visto un poligono di tiro due o tre volte. Eppure, in tanti come lui sarebbe stati inviati ugualmente al fronte. La notizia è arrivata anche alle orecchie del Cremlino e delle istituzioni centrali. Tanto è vero, come sottolineato da Meduza, che la deputata Tatyana Butskaya, membro di Russia Unita, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta su quelle madri che avrebbero contribuito a seminare disinformazione.
La vicenda è partita a settembre. Da quel mese, molti genitori avrebbero iniziato a chiedere spiegazioni ai vertici militari sia di Belgorod che di altri distretti. I propri figli, in ben più di un’occasione, hanno parlato di attività molto diverse da quelle previste per un soldato di leva. In particolare, molti ragazzi sarebbero stati impiegati per scavare trincee, fortificare le linee di frontiera. Il tutto sotto lo sguardo minaccioso dei soldati stanziati dall’altra parte del confine. Qui gli ucraini pressano e i primi a cadere, nel caso di azioni da parte di Kiev, potrebbero essere proprio i coscritti. Da Mosca qualche risposta, secondo quanto riferito da Semnasem, sarebbe arrivata. In particolare, i comandi generali hanno fatto sapere che i soldati di leva stanno tutti operando in territorio russo e non ucraino. E quindi, di conseguenza, non possono essere considerati impiegati in scenari di combattimento.

Perché l’invio di soldati di leva a Belgorod suscita timori
Le risposte intercettate dal magazine probabilmente risultano veritiere. Ma c’è un importante elemento di cui tener conto: l’oblast di Belgorod da qualche settimana a questa parte, pur essendo in territorio russo, è diventato terreno di scontro. Da quando a settembre gli ucraini sono riusciti a riprendere l’intera regione attorno Kharkiv, a 40 km dal confine, i soldati di Kiev hanno iniziato a minacciare la frontiera con Belgorod. Pochi giorni fa si è assistito addirittura a uno sconfinamento. Alcuni combattenti, secondo Kiev affiliati a gruppi formati da russi ma antagonisti rispetto a Putin, sono entrati in territorio russo sfondando un posto di frontiera con l’oblast di Belgorod. L’assalto è stato poi respinto, ma per quasi 24 ore il confine si è trasformato in un campo di battaglia. Con diversi caduti da parte russa. Tra questi, è purtroppo lecito pensare che ci siano anche i soldati coscritti.
L’episodio di pochi giorni fa è stato quello più eclatante, ma non il primo di questo genere. Con l’inizio del nuovo anno, ucraini e forze affiliate a Kiev hanno lanciato attacchi e provocazioni a suon di colpi di artiglieria e raid con i droni. Anche in Russia non è un mistero che molti villaggi dell’oblast di Belgorod sono distrutti o seriamente danneggiati. A seguito degli attacchi, secondo 7×7, sarebbero morti negli ultimi mesi almeno sei soldati di leva. Altri potrebbero essere stati uccisi nell’assalto di inizio settimana.
Cosa svela l’episodio di Belgorod
Al di là delle implicazioni etiche suscitate dall’impiego dei coscritti, quanto evidenziato dal sito indipendente russo svela un altro importante elemento: l’incapacità di Mosca di presidiare un confine così importante come quello di Belgorod. Un’incapacità denunciata nei giorni scorsi dallo stesso Evgenji Prigozhin, capo della Wagner, l’unità di mercenari fedele al Cremlino. Prigozhin è fortemente critico con la dirigenza militare russa e con la gestione del conflitto. Non ha parlato di coscritti convocati a Belgorod, ma ha comunque sottolineato l’impreparazione di chi si trova a presidiare la frontiera.
Del resto, attacchi come quelli di Belgorod, servono agli ucraini sia a svelare l’attuale debolezza di Mosca in alcune aree di confine e sia il fatto che il Cremlino è costretto a richiamare molti uomini per coprire sia i fronti relativi ai territori occupati che quelli interni. Se la denuncia di Semnasem dovesse trovare ulteriori riscontri, i russi si troverebbero in grave imbarazzo.