Nuove tensioni nel Mar Cinese Meridionale, dove Cina e Vietnam tornano a contendersi i confini che delimitano le rispettive zone di competenza. L’ultimo round tra Pechino e Hanoi si gioca sul ring di Vanguard Bay, un luogo apparentemente di scarso interesse ma situato in un’area ricca di risorse naturali, gas e petrolio in primis. Il governo cinese ne rivendica l’uso esclusivo ma il Vietnam accusa il Dragone di usurpare un territorio che non gli appartiene. La Cina, dal 3 all’11 luglio, ha inviato in loco una nave della marina, la Haiyang Dizhi 8, accompagnata da due navi da guerra; l’operazione aveva l’obiettivo di esplorare la zona contesa alla ricerca di idrocarburi.
L’ultima violazione cinese
Dal momento che Vanguard Bay si trova in un’area sotto il controllo vietnamita, il Vietnam ha risposto all’azione cinese inviando sul posto quattro navi della polizia. Le due fazioni, le imbarcazioni battenti bandiera di Pechino e quelle controllate da Hanoi, si sono confrontate per una decina di giorni in cui, sostiene Asianews, non sono mancati colpi a salve e getti di cannone ad acqua. Secondo la ricostruzione dei fatti, le navi cinesi avrebbero violato le 200 miglia nautiche sotto la sovranità del Vietnam per condurre un’indagine sismica. Per la Cina, l’area si troverebbe in acque internazionali, mentre per Hanoi e le convenzioni marittime internazionali quelle acque sarebbero di competenza vietnamita, come estensione della sua placca meridionale.
Hanoi si difende
Il Vietnam ha concentrato nella zona la maggior parte delle sue forze marittime. La Cina, infatti, sta cercando di ottenere il controllo esclusivo dell’area da diversi anni, e più il tempo passa più il comportamento di Pechino si rivela aggressivo. La portavoce del ministero degli Esteri vietnamita, Le Thi Thu Hang, ha lanciato una dura accusa al governo cinese: “Chiunque entri nelle acque del Vietnam viola sia la legge internazionale che la Convenzione Onu del 1982 sui mari”. Hang ha aggiunto che Hanoi ha intenzione di risolvere le controversie con la Cina in modo diplomatico e pacifico. Certo, se la Cina continua a inviare navi da guerra per scortare le proprie imbarcazioni sarà difficilissimo trovare un punto d’intesa.
Pechino testa i missili DF-21D e il DF-26
Ma ad agitare ancor di più le acque – è proprio il caso di dirlo – è quanto fatto dalla Cina tra il 29 giugno e il 3 luglio scorsi. In quei giorni, riporta Asia Times, Pechino ha provato a scagliare una serie di missili anti nave a medio raggio proprio nel bel mezzo del Mar Cinese Meridionale, tra i gruppi di isole Paracel e Spratly, entrambe contese con il Vietnam. Il test ha allarmato la comunità internazionale in quanto, secondo alcune fonti, la Cina avrebbe utilizzato il DF-21D, noto anche con il nome di “carrier killer”. Il DF-21D è un missile temibile perché progettato specificatamente per attaccare le portaerei, ma soprattutto perché è impossibile da fermare; cade in verticale sul bersaglio ed è manovrabile nella fase terminale di caduta. Tra gli altri missili segnalati troviamo anche il DF-26, conosciuto come “Guam Express” dal momento che per la sua capacità balistica può raggiungere l’isola di Guam, in cui gli Stati Uniti hanno una delle basi militari più importanti dell’Asia.