Hamas minaccia lo sciopero della fame, Lula offre un ramoscello d’ulivo all’opposizione e l’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz è pronto per andare a processo. Si riaccendono le proteste in Siria e arrivano le stime degli Usa sul numero di caduti e feriti nella guerra in Ucraina: ecco le cinque notizie del giorno.
La protesta di Hamas nelle prigioni israeliane
Almeno un migliaio di detenuti vicini ad Hamas nella prigione di Ketziot nel sud d’Israele hanno annunciato di essere pronti a proclamare lo sciopero della fame. I carcerati lamentano aggressioni da parte degli agenti penitenziari israeliani appartenenti all’Israel Prison Service e il peggioramento delle condizioni di vita all’interno dell’istituto di reclusione. Il ministro della Sicurezza nazionale di Tel Aviv, Itamar Ben-Gvir, si è recato presso la prigione di Ofer fuori Gerusalemme, in una visita definita dai media israeliani come “provocatoria”. Ben-Gvir si è avvicinato ai detenuti e si è fatto fotografare davanti a loro mentre li aizzava. In risposta a questo gesto, i terroristi di Hamas hanno lanciato dei razzi vicino alla striscia di Gaza.
Da Lula un’apertura alla destra brasiliana
Tentativi di riconciliazione nazionale in Brasile. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha in programma un rimpasto del suo governo che dovrebbe vedere l’ingresso di esponenti conservatori appartenenti alla coalizione di destra vicina all’ex presidente Jair Bolsonaro. Secondo Alexandre Padilha, ministro delle Relazioni istituzionali, a beneficiarne maggiormente dovrebbe essere il Partito repubblicano del governatore di San Paolo, Tarcisio de Freitas, insieme al Partito progressista facente capo ad Arthur Lira, presidente della Camera, rappresentato nell’esecutivo da Andre Fufuca. A salutare potrebbe essere invece il vicepresidente Geraldo Alckmin, sostituito al ministero dello Sviluppo e dell’Industria da Marcio França. Lula intende così da un lato facilitare l’approvazione in parlamento delle leggi, non avendo la maggioranza al Congresso; e dall’altro calmare il clima politico intossicato dallo scontro lacerante con Bolsonaro, ritenuto ineleggibile fino al 2030 dal Tribunale Supremo Federale.
Kurz alla sbarra: il processo che scuote l’Austria
Sebastian Kurz, l’ex cancelliere austriaco del Partito popolare d’Austria, è stato incriminato alla Corte di Vienna con l’accusa di falsa testimonianza in parlamento. Kurz è implicato insieme al suo ex capo di gabinetto Bernhard Bonelli, con cui avrebbe dichiarato il falso durante un’audizione alla commissione Ibiza che stava indagando sull’offerta di corruzione ricevuta dall’ex vicecancelliere Heinz-Christian Strache nel 2019 in vacanza nell’isola spagnola. Al giovane politico austriaco sono state contestate le frasi pronunciate sulla nomina di Thomas Schmid a capo della holding statale Obag. La procura è convinta che l’allora primo ministro del Paese fosse più coinvolto di quanto invece sostenuto nella deposizione in parlamento. Kurz, 37 anni il 27 agosto, dovrà presentarsi in tribunale il 18 ottobre e rischia fino a tre anni di carcere. “Le accuse sono false e non vedo l’ora che la verità venga finalmente alla luce e che le accuse si dimostrino infondate in tribunale”, ha scritto in un post su X (Twitter, ndr).
Siriani in piazza contro il carovita
Scioperi e manifestazioni a Nawa (regione di Daraa), in Siria, dove sta salendo il malcontento per il carovita. I manifestanti, scesi in piazza anche ieri a Suwayda, hanno bloccato strade e contestato il governo di Bashar al-Assad, chiedendo “la caduta del regime”. Reuters scrive che centinaia di siriani hanno protestato anche a Druze dopo l’aumento del prezzo della benzina ordinato da Damasco per finanziare un aumento del 100% dei salari. Nella capitale, è iniziato il terzo giorno di sciopero dei trasporti, con autobus e taxi fuori uso. Come segnalato dall’agenzia, disordini e manifestazioni pubbliche di dissenso sono eventi piuttosto rari in queste zone, controllate dalle forze fedeli ad Assad.
Mezzo milione di vittime in Ucraina: i dati degli Usa
La guerra in Ucraina si avvicina all’ennesima cifra tonda. Secondo il New York Times, che cita fonti del governo americano, tra caduti e feriti sarebbero quasi 500mila le perdite di Russia e Ucraina. Non è possibile stimare il numero preciso, ottenuto grazie a immagini satellitari, intercettazioni e post sui social, poiché entrambi gli schieramenti mantengono il segreto sui dati: Kiev non li pubblica, mentre Mosca li sottovaluta volutamente. Il quotidiano Usa scrive che nelle file russe ci sarebbero stati circa 120mila morti e 180mila feriti su oltre un milione di soldati, mentre tra gli ucraini, che contano una forza di 500mila uomini attivi, i caduti ammonterebbero a 70mila e i feriti a 120mila. Per il Cremlino i mesi più duri sono stati quelli dell’inizio dell’invasione e l’inverno scorso, dove sono intervenuti i mercenari del gruppo Wagner. L’Ucraina ha subito particolarmente le prime settimane della controffensiva di quest’anno, in cui è andato perso il 20% delle forniture militari.