La Cnn informa che gli Stati Uniti avrebbero informazioni indicanti che la Russia ha preposizionato un gruppo di agenti per condurre un’operazione di false flag nell’Ucraina orientale nel tentativo di creare un pretesto per l’invasione.
Un anonimo funzionario ha affermato che l’intelligence statunitense ha prove che agenti addestrati alla guerra urbana e all’uso di esplosivi starebbero per compiere atti di sabotaggio contro i proxy della Russia che operano nell’Ucraina orientale, esattamente nel Donbass.
Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha affermato giovedì che “la nostra comunità di intelligence ha raccolto informazioni, che ora sono state declassificate, secondo cui la Russia sta gettando le basi per avere la possibilità di costruire il pretesto per un’invasione”. Qualcosa di simile era stato visto già nel 2014, in occasione dell’azione in Crimea e nel Donbass, nel quadro della Hybrid Warfare di Mosca, e ora a Washington si pensa che la Russia stia preparando di nuovo questo scenario. Sullivan ha detto che le prossime 24 ore saranno decisive per capire se effettivamente si stia preparando un false flag oppure no.
Gli Stati Uniti quindi avvertono che la Russia sta suonando i “tamburi di guerra” contro l’Ucraina in quanto la serie di colloqui andati in scena questa settimana, da Ginevra all’Osce passando per la Nato a Bruxelles, si sono conclusi in un nulla di fatto.
L’opzione false flag non è totalmente da escludere: del resto le operazioni di questo tipo sono plausibili in uno scenario come quello ucraino dove esiste già la presenza di proxy sul territorio e dove serve un pretesto da fornire al fronte interno per un’eventuale operazione militare su larga scala. In ogni caso l’affermazione di Sullivan, sebbene sia da tenere in considerazione, non è stata supportata da prove evidenti e solo il tempo potrà dire se si tratta di propaganda oppure no.
Quello che invece sappiamo per certo è che nella giornata di venerdì una quindicina di siti web governativi ucraini sono stati oscurati da un attacco informatico: sul sito del ministero degli Affari Esteri di Kiev, ad esempio, è comparsa una scritta in ucraino, russo e polacco in cui si legge “Ucraini, abbiate paura e preparatevi al peggio. Tutti i vostri dati sono stati caricati sul web”. Un attacco cyber su vasta scala, che ha messo in ginocchio la rete ucraina, e che potrebbe essere propedeutico all’invasione.
La Cnn riporta anche che l’amministrazione Biden ritiene che la Russia potrebbe prepararsi per l’invasione “se la diplomazia non riuscisse a raggiungere i propri obiettivi” e del resto anche gli stessi russi sono stati molto chiari nei giorni scorsi quando hanno affermato che se non si raggiungerà un accordo, ovvero se gli Stati Uniti non accetteranno le condizioni di Mosca, la Russia potrebbe agire con altri mezzi all’infuori della diplomazia.
Vi avevamo già detto che la possibilità di invasione era da considerare proprio a partire dalla fine dei colloqui, e che dal 15 gennaio si sarebbe aperta una finestra temporale lunga circa un mese in cui le condizioni ambientali sarebbero state favorevoli per un’operazione militare di terra. Tra il 15 gennaio ed il 15 febbraio, infatti, il clima invernale permette al terreno di congelare: si apre infatti la cезонна заморозка (sezonna zamorozka), che in ucraino significa il “congelamento stagionale” che indurisce il terreno fangoso delle pianure dell’Ucraina e permette ai veicoli corazzati di avanzare agilmente.
Anche la retorica interna di Mosca è cambiata negli ultimi tempi, col Cremlino che sta propagandando minacce alla sicurezza dei cittadini russi – come nell’attentato al consolato russo di Leopoli – ed è un segnale da non sottovalutare per quanto riguarda la possibilità di invasione. Washington, a questo proposito, afferma di aver notato che nel mese di dicembre i contenuti in lingua russa sui social media che coprono queste narrazioni sono aumentati a una media di quasi 3500 post al giorno, facendo registrare un aumento del 200% rispetto alla media giornaliera di novembre.
Sembra che la diplomazia abbia fatto il suo tempo e che l’orso russo stia trattenendo il fiato prima del suo assalto: il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha dichiarato venerdì che la Russia crede che la Nato aumenterà la sua attività lungo il confine con l’Ucraina se Mosca non obbedirà alle richieste dell’Occidente. “Mentre le nostre proposte mirano a ridurre lo scontro militare, attenuando la tensione generale in Europa, in Occidente sta accadendo esattamente il contrario. I membri della Nato stanno aumentando le loro forze e l’aviazione. Nei territori direttamente adiacenti all’Ucraina, sul Mar Nero, la scala delle esercitazioni è aumentata molte volte di recente” ha detto ancora Lavrov.
Quello che è certo è che la Nato sta monitorando attentamente tutto il suo fronte orientale, non tralasciando nemmeno quello del Baltico – dove confina direttamente con la Federazione Russa – in quanto nell’ultima settimana giungono rapporti di spostamenti di uomini e mezzi: i voli dei velivoli da ricognizione elettronica dell’Alleanza hanno subito uno “spostamento d’attenzione” dal fronte ucraino a quello settentrionale, ma senza per questo diminuire il livello di guardia nell’area del Mar Nero.
La situazione, oggi, è ancora più tesa rispetto alla settimana scorsa proprio per via del sostanziale fallimento dei colloqui che si sono tenuti negli ultimi 5 giorni, e Mosca, messa con le spalle al muro dai dinieghi di Stati Uniti e Nato, potrebbe decidere di fare quello che tutti (o quasi) si aspettano: procedere all’invasione dell’Ucraina.