Il 16 novembre scorso presso la pista degli stabilimenti della UAC (United Aircraft Corporation) di Kazan, la nuova versione del bombardiere strategico Tupolev Tu-160M2 “Blackjack” ha effettuato il primo roll out. Il 25 gennaio, invece, il primo esemplare del “nuovo” bombardiere ha effettuato il suo primo volo sempre dall’aeroporto sito nei pressi della città sul Volga.
Secondo quanto riportano fonti russe la produzione di preserie dovrebbe iniziare nel 2020 e condurre a quella in serie entro il 2023, sempre che non incorrano intoppi di ordine economico o tecnologico, cosa non infrequente in quel di Mosca negli ultimi anni anche e soprattutto a causa delle sanzioni internazionali.
La Uac fa sapere che a produzione avviata il rateo di consegna sarà di 2 o 3 esemplari l’anno con l’obiettivo di arrivare ad un totale di 50 che andranno a rimpolpare le ormai esigue linee da bombardamento strategico a reazione della Russia.
La flotta di Tu-160, infatti, è stata praticamente dimezzata all’atto dello smembramento dell’Unione Sovietica: 19 esemplari di questo moderno velivolo – ma dalla travagliata storia – erano stati consegnati alla base Priluki in Ucraina nel 1987 allora sede del 184° reggimento da bombardamento pesante e successivamente solo 11 sono stati riconsegnati a Mosca tra il 1999 ed il 2000 (i restanti esemplari ucraini sono stati demoliti a partire dal 1998 sotto controllo americano ed in ottemperanza alle clausole del trattato START sugli armamenti e vettori nucleari) come forma di pagamento per il gas ottenuto dalla Russia unitamente a circa 600 missili aviolanciabili.
Con la perdita di un esemplare per incidente il 18 settembre del 2003 nei pressi di Sovetskoye nell’oblast di Saratov – incidente che ha comportato la perdita dell’intero equipaggio – la flotta di questi bombardieri annovera ora 14 velivoli la cui vita operativa comincia ad essere abbastanza lunga.
Il primo esemplare di questa macchina che solo nelle linee generali ricorda l’americano B-1B “Lancer” uscì dalla fabbrica nel 1981. Velivolo dalla storia travagliata – il secondo esemplare di preserie andò perso nel 1987 – che ha visto susseguirsi numerose modifiche strutturali e di equipaggiamento al punto da rendere quasi ogni velivolo diverso dal precedente, entrò in linea sul finire degli anni ’80 e la sua produzione negli stabilimenti di Kazan continuò sino al 1992 quando l’allora presidente della Federazione Russa, Boris Yeltsin, ne annunciò il termine. Si calcola che circa 39 esemplari siano stati prodotti in totale, molti dei quali messi a terra e “cannibalizzati” per permettere ad altri di continuare a volare e mantenere una parvenza di deterrente strategico su bombardieri alla Russia nei difficili anni post dissolvimento dell’Unione Sovietica.
Il Tupolev 160 doveva, nelle intenzioni di Mosca, sostituire il Tu-95 “Bear” nel bombardamento strategico ad alta quota e fornire nel contempo alla VVS la possibilità di dotarsi di un velivolo per penetrare il territorio nemico a bassa quota. Né più né meno della missione del suo “fratello minore”, il B-1B, che, come dicevamo è stato di ispirazione per il bureau di Tupolev. L’aereo russo, infatti, è molto più grande del corrispettivo americano: è lungo 54 metri con un’apertura alare al massimo angolo di freccia di 55 metri per un peso a vuoto di 118 tonnellate – per fare un raffronto le medesime misure del velivolo americano sono rispettivamente 44 metri, 41 metri e 87 tonnellate. Il velivolo russo montava in origine 4 turbofan NK-32.1 da 137 kN di spinta a secco che lo spingevano ad una velocità massima di 2220 km/h con una autonomia di 12.300 km ed una quota di tangenza massima di 15.500 metri. Ora, nella sua versione M2, monta 4 motori NK-32.2 che spingono le sue prestazioni sino a 18 mila metri di quota massima e autonomia di molto superiore ai 12 mima km, ma i dati sono approssimativi e devono ancora essere confermati.
L’aspetto più rimarchevole riguarda invece l’upgrading dell’avionica di bordo: nella sua prima versione il Tu-160 era sì dotato di sistemi fly by wire ma tutti i display dell’abitacolo erano di tipo analogico convenzionale e non era dotato di controlli multifunzione e HUD (Head Up Display). Ora nella versione M2 la UAC ha dotato il bombardiere di un abitacolo interamente digitale, di sistemi di navigazione inerziale a doppio canale e di un radar tipo “phased array” Novella NV-1-70.
Anche la capacità di armamento è stata rimodernata per far fronte al mutato panorama strategico globale: dai 12 missili Kh-55 – AS-15 “Kent-A” – e 24 Kh-15P – AS-16 “Kickback” – si è passati ai missili da crociera a lungo raggio Kh-101 e Kh-201, questi ultimi dotati di capacità nucleare. Inoltre il bombardiere potrà portare il nuovo missile Kh-555 – As-15 “Kent-C” – e manterrà inalterata la possibilità di bombardamento convenzionale con munizionamento a caduta libera, come i suoi predecessori hanno ampiamente dimostrato nella campagna di Siria, con una capacità di carico totale di circa 40 tonnellate.
La Russia con questa scelta, voluta da Putin nel 2015, ha scelto la via più semplice ed economica per poter continuare ad avere credibilità nel campo del bombardamento strategico: la costruzione del nuovo progetto di bombardiere pesante stealth, il PAK-DA, caratterizzato dall’essere un’ala volante sulla falsariga del B-2 “Spirit” americano, sembra per il momento accantonata limitandosi ad un modello in scala reale (datato 1 marzo 2017). La soluzione di puntare su di un alto rateo di produzione della nuova versione del già noto Tu-160 rappresenta la migliore strategia per un Paese che è duramente colpito dalle sanzioni internazionali e contemporaneamente deve cercare di riprendere lo status di potenza globale.