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L’esercito statunitense sta preparando una nuova esercitazione della serie “Defender Europe” per quest’anno, ma stavolta interesserà l’area europea che va dai Balcani al Mar Nero.

Parlando a un forum online dell’Associazione dell’Esercito degli Stati Uniti, il generale Christopher Cavoli, comandante generale del Comando per l’Europa e l’Africa dell’U.S. Army, ha affermato che è in corso la pianificazione finale per tutta una serie di grandi manovre previste per la tarda primavera o l’inizio dell’estate. Nei piani del comando americano, l’esercitazione dovrebbe avere il suo fulcro nella zona del Mar Nero, acque che, come ormai risulta evidente, hanno attirato una maggiore presenza dell’U.S. Navy impegnata in operazioni Fonop (Freedom of Navigation Operation) e finalizzate a dimostrare l’impegno di Washington e degli alleati della Nato nel contenimento della Russia dopo il putsch in Crimea e relativa annessione nella Federazione Russa.

Pertanto, come apprendiamo da Usni, particolare attenzione sarà prestata alla Romania, che sta sviluppando una divisione multinazionale, e alla Bulgaria, che ora riceve sistemi avanzati di difesa aerea e missilistica di fabbricazione americana.

L’esercitazione riflette anche un cambiamento nella catena di comando: quest’anno le truppe del U.S. Army in Africa saranno messe a disposizione per le manovre. Il generale ha detto che il cambiamento strutturale gli permette di “pensare in modo emisferico” relativamente al problema della sicurezza internazionale, ma soprattutto è frutto di un’esigenza espressa più volte, in seno al consesso Atlantico, di una maggiore attenzione verso il fronte sud della Nato, che va dal Portogallo al Mar Nero. “La Nato non è un’alleanza con un unico problema”, ha detto, riferendosi alla Russia.

La serie di esercitazioni Defender nasce per affinare “la capacità di risposta rapida dell’esercito degli Stati Uniti per dispiegare un grosso contingente di forze” nel continente europeo. Si tratta dello stesso quadro tattico che veniva testato durante la Guerra Fredda, con le esercitazioni denominate Reforger (Return Of Forces to Germany).

Le esercitazioni Reforger si tenevano una volta l’anno e coinvolgevano tutti i membri della Nato. Lo scopo principale era quello di garantire che l’Alleanza avesse la capacità di dispiegare rapidamente forze nella Germania Occidentale in caso di conflitto con il Patto di Varsavia.

La Reforger fu concepita per la prima volta nel 1967, quando l’amministrazione Johnson annunciò piani per ritirare circa due divisioni dall’Europa nel 1968. Per non lanciare un messaggio di debolezza all’Unione Sovietica e per dimostrare la volontà di continuare l’impegno in difesa dell’Europa, il Pentagono, allora, decise di istituire queste manovre per dimostrare la capacità statunitense di inviare rinforzi in modo rapido, schierando, su larga scala, una o più divisioni nella Germania Occidentale. La prima di tali esercitazioni è stata condotta il 6 gennaio 1969. Le manovre sono continuate con regolarità ogni anno, andando anche oltre la fine della Guerra Fredda, ad eccezione dell’anno 1989. L’ultima si è tenuta nel 1993.

Reforger non era solo una dimostrazione di forza: in caso di conflitto, sarebbe stato il vero piano per rafforzare la presenza della Nato in Europa. In quel caso, sarebbe stata chiamata Operazione Reforger. Era uno sforzo realmente massiccio: componenti importanti nelle Reforger erano rappresentate dal Military Airlift Command, dal Military Sealift Command e dalla Civil Reserve Air Fleet. L’esercito degli Stati Uniti, in quel periodo, aveva anche aumentato la sua capacità di rinforzo rapido preposizionando enormi scorte di attrezzature e forniture in Europa nei siti Pomcus (Prepositioning Of Material Configured in Unit Sets).

Dopo il 1993 le esercitazioni Reforger non si sono più tenute, ma negli ultimi anni, terminato l’idillio tra la Nato e la Russia, sono tornate in auge, come è tornato a rendersi necessario il concetto di preposizionamento strategico di rifornimenti in strutture logistiche “avanzate”. Ricordiamo, infatti, che in ambito Edi (European Deterrence Initiative) e, più nello specifico, nel quadro del European Contingency Air Operation Sets (Ecaos) è nato il concetto di Sistema di Base Aerea Dispiegabile (Dabs – Deployable Air Base System). L’Us Air Force, in questo modo, è in grado di raggruppare equipaggiamenti come alloggi, sistemi di rifornimento, veicoli, scorte alimentari e d’acqua, parti di ricambio per velivoli e sistemi di sicurezza in un vero e proprio pacchetto base da spedire ove più necessario. È previsto anche il preposizionamento di altri sistemi lungo l’Europa che includono sensori meteorologici, reti di comunicazione e cibernetiche. Tornando a Reforger la prima esercitazione di questo tipo, nel 1969, vide la partecipazione di 17mila soldati, l’ultima, nel 1993 7mila, mentre la più numerosa risulta essere quella del 1988 con la presenza di 124800 soldati.

Ora come allora le esercitazioni Defender servono come rassicurazione per gli alleati e deterrente per la Russia. Ricordiamo infatti quella dell’anno scorso, che si tenne, se pur in forma ridotta rispetto a quanto previsto, in piena pandemia, a cui hanno partecipato più di 10mila soldati provenienti dagli Stati Uniti con 13mila pezzi di equipaggiamento militare pesante che sono giunti in Europa a Bremerhaven, in Germania. Del resto la totale eliminazione di questo tipo di manovre – altre minori sono state cancellate – avrebbe dimostrato agli avversari di Stati Uniti e Nato (non solo la Russia ma anche la Cina), una debolezza sistemica molto pericolosa nel quadro strategico mondiale.

Il generale Cavoli, parlando dal suo quartier generale a Wiesbaden, in Germania, ha affermato anche che dal 2015 gli Stati Uniti e gli alleati europei hanno ampliato la portata di tutte le esercitazioni: una conseguenza proprio dell’agire di Mosca in Ucraina.

Nulla di nuovo. La parte più interessante di Defender Europe di quest’anno, però, è proprio la sua focalizzazione sul fronte sud della Nato (ma sarebbe meglio dire “sudest”). A Bruxelles e a Washington sono state forse recepiti gli inviti dei Paesi dell’area mediterranea dell’Alleanza a non concentrarsi troppo sul fronte est e sulla Russia, così ossessivamente temuto più che dai Paesi Baltici e dalla Polonia, dallo stesso segretario generale Jens Stoltenberg. Il nuovo assetto “meridionale” rappresenterà una sfida logistica non indifferente per la Nato, anche in considerazione dei nuovi membri che ne fanno parte che un tempo erano organici al Patto di Varsavia: le infrastrutture di comunicazione verranno messe alla prova per quanto riguarda la loro capacità di supportare un rapido dispiegamento di così tanti uomini e mezzi.

Il comando del generale Cavoli è stato ampliato per includere anche l’Africa il primo ottobre come parte di un piano dell’amministrazione Trump volto a ridurre le forze in Iraq e Afghanistan, ridistribuire alcune di esse nelle basi avanzate in Polonia, tagliare la presenza dell’esercito e dell’aeronautica in Germania e farne rientrare una parte negli Stati Uniti.

Il dietrofront sul ritiro delle truppe dalla Germania voluto dall’amministrazione Biden potrebbe incidere sulla decisione di aver accorpato i comandi, ma il tutto è ancora in via di definizione.





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