L’israeliana Rafael Advanced Defence Systems ha aderito al programma per sistemi anticarro Ottokar-Brzoza della Polonia, offrendo la sua linea di missili guidati della famiglia Spike tipo Nlos per le forze di terra del paese.
Spike Nlos (Non-Line-Of-Sight) è l’ultima versione a lungo raggio (gittata massima di 32 chilometri) del missile Spike standard. Il missile può essere equipaggiato con una varietà di testate tra cui quelle anticarro e a frammentazione (Pbr) ed utilizza un sistema di comunicazione a radiofrequenza che ha il vantaggio unico di poter colpire obiettivi che non si trovano nel campo visivo. Lo Spike Nlos ha anche la capacità di passare da un obiettivo all’altro e interrompere l’attacco qualora necessario.
La Rafael ha progettato il missile con una videocamera a bordo che gli permette di riconoscere e colpire obiettivi nella maggior parte delle condizioni meteorologiche, di giorno e di notte quindi senza senza alcun tipo di guida laser, radar o Gps. Di conseguenza lo Spike Nlos ha meno probabilità di essere rilevato e intercettato prima di raggiungere il suo obiettivo ed è considerato in qualche modo “stealth”.
La nuova arma può essere lanciata anche dagli elicotteri così come le versioni precedenti di Spike che sono state integrate sugli Eurocopter Puma e Tiger rispettivamente da Slovenia e Spagna. Gli aerei ad ala fissa attualmente non sono considerati piattaforme di tiro per nessun membro della famiglia Spike sebbene, secondo la compagnia israeliana, il sistema sia integrato su 45 piattaforme diverse nel mondo.
Questa ultima versione oltre a offrire il targeting selettivo, mediante la sua telecamera di guida integrata, può anche ricevere dati sul bersaglio da sistemi di acquisizione remoti, come Uav o personale a terra avanzato, che vengono gestiti in remoto tramite sistemi di comando e controllo collegati in rete. Le comunicazioni tra il missile e l’operatore sono condotte su una fibra ottica, consentendo comunicazioni bidirezionali efficaci, a banda larga e sicure.
Nell’esercito polacco il missile andrà a equipaggiare i veicoli Kto Rosomak 8×8 oppure i vecchi Bmp-1 ereditati dai tempi dell’Unione Sovietica, dando così modo alla Polonia di prolungare la vita operativa di un mezzo considerato ormai obsoleto. Al momento, però, l’ipotesi più probabile è la prima in quanto il mezzo è di nuova concezione e soprattutto rientra nella politica di Varsavia di disfarsi delle vecchie costruzioni dei tempi della Guerra Fredda: la Polonia ha infatti annunciato di voler pensionare i Mig-29 ancora in servizio sostituendoli con gli F-35A, ma per il momento continuerà ad avere in linea i più di 500 carri tipo T-72 che le sono rimasti negli arsenali.
La Rafael produrrà i missili in collaborazione con la Polish Armaments Group. L’industria israeliana non è la prima volta che si aggiudica una commessa in Polonia: nell’esercito polacco sono già presenti i missili Spike tipo Lr e Lr2. Un ordine del 2015 per mille Spike è valso infatti 150 milioni di dollari mentre uno precedente, nel 2002, per un altro migliaio di missili, aveva fruttato 250 milioni. Esistono altri concorrenti sulla piazza, come la Mbda con il Brimstone o la Lockheed Martin con l’Hellfire, ma la Rafael parte avvantaggiata in quanto questo tipo di missile viene già prodotto in Polonia da Mesko, che, come riferiscono gli israeliani, fornisce un’infrastruttura già esistente “per la futura produzione polacca del missile Spike Nlos e dei lanciatori”.
La Rafael ha svelato un nuovo lanciatore multi-missile disposto in una configurazione di otto celle che raddoppia quindi la dotazione rispetto alla prima versione, vista già nel 2017 montata sul veicolo Apc 6×6 della Rosomak visto alla Mspo 2017, la fiera internazionale dell’industria della difesa di Kielce, in Polonia.
La Polonia vuole fare un salto di qualità nelle unità anticarro per fermare una potenziale invasione del proprio territorio da parte dell’unico avversario regionale che ha: la Russia. Questo richiederà l’acquisto di veicoli blindati di ultima generazione, compresi quelli con capacità di difesa attiva, e l’aumento delle unità di fanteria.
Nell’ultima National Security Strategy, edita a maggio, Varsavia ha messo per iscritto le linee guida per il futuro delle sue Forze Armate e tra le analisi delle minacce spicca la volontà di aumentare le spese per la Difesa, portandole al 2,5% del Pil entro il 2024, e quella di aumentare il numero del personale e degli equipaggiamenti che dovranno essere adeguati alla dottrina di guerra asimmetrica e offrire capacità di costituire controbolle A2/AD in grado di essere efficaci isolatamente e per lungo periodo.
Del resto se andiamo a guardare una carta geografica della Polonia si può ben capire perché Varsavia tema un’invasione: tutta la parte settentrionale del territorio, dal confine est all’ovest, è sostanzialmente pianeggiante senza grossi ostacoli naturali, e la vicinanza con la Federazione Russa per quanto riguarda l’oblast di Kaliningrad e con la Bielorussia non la rendono particolarmente tranquilla. In particolare è proprio la regione di Kaliningrad con la sua bolla A2/AD che vede anche i missili balistici a corto raggio Iskander M a preoccupare i polacchi, che dopo il putsch russo in Crimea e dopo il conflitto in Donbass guardano con sempre maggior apprensione al gigante russo che hanno alle porte.