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La guerra in Ucraina ha mostrato, una volta di più, quanto sia importante il “controllo dei cieli” per le operazioni belliche: siano esse offensive o difensive, se non si possiedono strumenti in grado di interdire lo spazio aereo al nemico o di eliminare le difese aeree avversarie, queste rischiano il parziale o totale fallimento.

Superiorità e difesa aerea

Superiorità aerea e difesa aerea sono due concetti diversi ma affini, e l’attuale conflitto ha evidenziato che anche in uno scenario convenzionale semi-simmetrico come quello ucraino le forze schierate atte a ottenere queste particolari situazioni tattiche, e le dottrine del loro impiego, siano fondamentali ma soprattutto di difficile ottenimento.

La superiorità aerea è una terminologia militare che indica una condizione ben precisa sul campo di battaglia. Esistono, da manuale, cinque “livelli” su cui si sviluppa il controllo dei cieli in un conflitto: incapability, denial, parity, superiority, supremacy. A ciascun livello ne corrisponde uno uguale ma contrario: alla supremazia aerea (supremacy) detenuta da uno dei due contendenti corrisponde l’incapacità aerea (incapability) dell’altro. La superiorità (o al contrario la negazione) la si ottiene nel proprio spazio aereo o in quello avversario. Detto in altri termini, il controllo assoluto dello spazio aereo significa poter utilizzare lo spazio aereo nemico (o il proprio) senza nessun tipo di reazione avversaria, sia essa proveniente da terra o dal cielo.

La superiorità aerea, così come intesa nel mondo militare occidentale, si ottiene in fase offensiva attraverso una prolungata campagna di soppressione/distruzione delle difese aeree avversarie, che in gergo tecnico si chiama Sead/Dead (Suppression of Enemy Air Defenses/Destruction of Enemy Air Defenses) utilizzante strumenti elettronici (Ew – Electronic Warfare) e cinetici di vario tipo.

A mero titolo di esempio, la campagna aerea messa in atto dalla coalizione a guida statunitense durante la Prima guerra del Golfo (1991) precedente l’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein durò circa sei settimane, caratterizzate da bombardamenti aerei e missilistici di centri di comando nemici, radar, aeroporti militari, depositi munizioni e siti di Sam (Surface to Air Missiles), insieme all’eliminazione della caccia avversaria a terra e in volo. In questo modo gli alleati ottennero il controllo dei cieli iracheni e poterono attuare l’offensiva terrestre pressoché indisturbati da questo punto di vista.

Diversamente, la Russia ha un’impostazione tattica diversa per quanto riguarda l’ottenimento della superiorità aerea, che deriva direttamente dall’impianto dottrinario del suo esercito. Le Forze Armate russe sono improntate fortemente al campo di battaglia terrestre (per motivazioni anche storiche che esulano questa trattazione) e sono imperniate nei reparti corazzati/meccanizzati e di artiglieria, pertanto le forze aeree di Mosca sono deputate principalmente al supporto dell’attività offensiva/difensiva delle forze terrestri e quindi non è previsto l’ottenimento della superiorità/supremazia aerea così come avviene in Occidente, ma esse sono sviluppate solo a livello locale in supporto alle operazioni di terra.

Questo non significa che le Vks (Vozdushno-Kosmicheskie Sily) non effettuino attività Sead/Dead, supportate dalle unità missilistiche dell’esercito o della flotta, ma solo che essa ha una magnitudine diversa, più piccola, rispetto a quanto avviene nella NATO.

L’attività di difesa aerea, ovvero la protezione dei cieli dall’azione avversaria, è quindi fondamentale per le operazioni belliche, e la guerra in corso ha mostrato tutti i limiti del suo sostegno quando effettuato in modo prolungato.

Se la Russia non ha grossi problemi in tal senso per via delle scarse risorse aeree ucraine – l’aeronautica di Kiev ha perso circa 60 velivoli ad ala fisse e 30 ad ala rotante dall’inizio della guerra – l’Ucraina sta faticando non poco a mantenere una parvenza di “schermodifensivo per il suo spazio aereo, in quanto, sebbene l’azione Sead/Dead russa messa in atto all’inizio del conflitto non abbia completamente eliminato le difese aeree ucraine, oltre 100 installazioni composte da radar fissi, basi aeree, depositi di munizioni e posizioni occupate da sistemi missilistici a lungo raggio sono state colpite nei primissimi giorni di guerra.

Aiuti e livello delle scorte ucraine

Gli aiuti occidentali, costituiti da diversi sistemi missilistici da difesa aerea, non sono abbastanza per garantire la protezione dei cieli ucraini dagli attacchi russi, che fortunatamente – per le motivazioni viste sopra e perché Mosca non intende rischiare di perdere ulteriori velivoli oltre i 70 andati perduti sinora – sono limitati al fronte per quanto riguarda quelli effettuati dall’Aviazione, con le installazioni strategiche ucraine fatte oggetto di attacchi con droni kamikaze (loitering munitions) e missili da crociera, questi ultimi usati sempre meno per via dell’esaurimento delle scorte che devono essere mantenute per continuare ad avere capacità di deterrenza nei confronti della NATO.

La situazione ucraina per quanto riguarda i sistemi da difesa aerea, come accennato, non è affatto rosea: i documenti trapelati di recente sulla situazione del conflitto hanno evidenziato che le scorte di missili per i sistemi di difesa aerea S-300 e Buk dell’era sovietica, che costituiscono l’89% della protezione dei cieli dell’Ucraina, dovrebbero essere completamente esaurite entro l’inizio di maggio assumendo costante il loro rateo di impiego.

Il Csis (Center for Strategic and International Studies) riferisce che il Paese ha oltre 100 lanciatori di SAM a medio raggio, in particolare S-300/SA-10 e Buk-M1/SA-11 che sono stati la spina dorsale della difesa aerea abbattendo circa l’80% dei missilid russi. Tuttavia, con un numero limitato di missili rimanenti, gli ucraini dovranno tenerli per usarli contro bersagli di più alto valore: aerei o missili russi diretti verso gli obiettivi più sensibili.

La Nato ha inviato un piccolo numero di sistemi a medio raggio, come il Patriot, l’italo/francese SAMP-T, l’Hawk e il Nasams. Questi sono eccellenti per difendere le città e le infrastrutture critiche ma il problema è che la maggior parte di essi sono disponibili solo in piccole quantità e i sistemi con un gran numero di missili disponibili, come il Nasams, hanno pochi lanciatori (due). L’Ucraina sta ricevendo quattro batterie Patriot e i missili sono in produzione, fornendo così una buona copertura di quattro città, tuttavia, ci sono dei limiti: i missili sono costosi (4 milioni di dollari ciascuno) e inadatti a difendersi da droni di piccole dimensioni come quelli di fabbricazione iraniana usati dalle forze russe.

La situazione migliora per quanto riguarda i sistemi da difesa area d’artiglieria (Zsu e Gepard) e i caccia, ma per quanto riguarda i velivoli abbiamo già detto che le forze aeree ucraine non hanno libertà d’azione – al pari di quelle russe – e pertanto si concentrano in attività molto localizzata e solo quando c’è buona possibilità di evitare la reazione russa.

Apriamo una piccola parentesi: l’invio dei caccia a Kiev (che non è una novità in quanto Su-25 ex bulgari e forse anche ex cechi/slovacchi sono stati spediti all’Ucraina già mesi fa) sebbene possa migliorare la capacità di difendere i cieli ucraini, di certo non permetterà di ribaltare le sorti della guerra, proprio perché si tratta di spedizioni limitate e perché anche da quelle parti non si è mai postulata la superiorità aerea come in Occidente.

Il sistema antiaereo Iris-T fornito dalla Germania all’Ucraina. Foto: Diehl Defense/Abacapress.com/Fotogramma.

Servono più missili

La strada quindi è aumentare drammaticamente il rafforzamento delle difese aeree ucraine con sistemi missilistici di vario tipo per interdire i cieli del Paese alle Vks, e in un secondo momento – ovvero quando e se piloti, personale e logistica lo permetteranno – fornire una discreta quantità di Uav, elicotteri e aerei per permettere all’Ucraina di effettuare operazioni aeree localizzate con efficacia. Man mano che l’inventario di missili da difesa aerea diminuisce, più missili da crociera e droni russi passeranno, causando più danni.

Sempre secondo il Csis, da una prospettiva militare questo è accettabile perché le operazioni ucraine potranno continuare, stornando gli attacchi russi dalle prime linee, ma è di scarso conforto per la popolazione civile.

L’analisi del centro studi statunitense sostiene che man mano che le difese ucraine si indeboliranno, i russi diventeranno più audaci e aggressivi, ma bisogna considerare che aumentare l’intensità dell’azione aerea (missilistica e aeronautica) significa per Mosca spremere un meccanismo già messo a dura prova da più di un anno di conflitto: più incidenti vengono segnalati ai caccia, sintomo di usura di uomini e mezzi, e come già detto è difficile rimpinguare i magazzini di sistemi missilistici di precisione in modo da poterli utilizzare in modo esteso, e tali difficoltà da parte russa sono evidenziate proprio dal largo ricorso a droni iraniani per attacchi di precisione in profondità e dal crollo del rateo mensile di attacchi missilistici.

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