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Guerra /

Si scaldano le acque del Golfo di Guinea, uno dei mari dove è in aumento il fenomeno della pirateria. La fregata Federico Martinengo della Marina militare italiana è intervenuta per soccorrere il mercantile battente bandiera di Singapore, Torm Alexandra, sotto attacco dei pirati. Come comunica la Marina, l’assalto è avvenuto al largo delle coste del Benin. Mentre scriviamo, l’attacco è ancora in corso: i marinai della Torm Alexandra sono rinchiusi nell’area protetta del mercantile, la cosiddetta “cittadella”, mentre il Martinengo ha inviato un elicottero che ha sparato alcuni colpi di avvertimento contro il barchino di pirati. Il gruppo di pirati a bordo del gommone ha sparato dei colpi contro l’elicottero italiano, senza però danneggiarlo. Nel frattempo, in coordinamento con la Marina del Benin, la fregata si è avvicinata al mercantile per prestare soccorso al personale di bordo. Fonti informate sulla vicenda hanno confermato che il personale sta bene e non sarebbero presenti unità nemiche a bordo della nave.

L’assalto sventato da parte della Martinengo, impegnata nelle operazioni anti pirateria del Golfo di Guinea, dimostra – ancora una vota – la pericolosità delle bollenti acque dell’Africa occidentale. Il 23 ottobre, la stessa fregata della Marina militare italiana era intervenuta nelle acque davanti la Nigeria per soccorrere il mercantile Errina, battente bandiera panamense, che aveva lanciato l’allarme per un abbordaggio. I pirati, a bordo di un barchino molto veloce, erano riusciti a salire a bordo del mercantile saccheggiandolo e danneggiando gli apparecchi radio. Il Martinengo aveva prestato un primo soccorso ma la nave battente bandiera di Panama era riuscita i n ogni caso a mantenere la rotta. Un attacco che aveva comunque fatto comprendere il dinamismo dei gruppi criminali coinvolti nell’area, tanto che dalle prime analisi è possibile supporre che la stessa rete coinvolta nell’attacco alla Errina abbia poi effettuato l’abbordaggio della Torm Alexandra al largo del Benin. Un sistema esteso quindi, che farebbe pensare a un’organizzazione ramificata e dalle indubbie capacità operative, in grado di portare barchini in tutto il quadrante del Golfo di Guinea e non solo davanti alle coste di un singolo Stato.

L’allarme sulla recrudescenza della pirateria nelle acque del Golfo di Guinea è stato lanciato da diverso tempo non solo dagli analisti ma anche da diversi armatori italiani, che hanno spesso segnalato alla Difesa la minaccia per gli interessi strategici italiani. La rotta dell’Africa occidentale è diventata in questi ultimi anni estremamente importante non solo per il commercio ma anche per lo sfruttamento delle risorse energetiche. E non a caso dall’inizio dell’anno l’Italia è presente nell’area con una nave (prima la fregata Luigi Rizzo ora la Federico Martinengo). Missione che è sotto il comando operativo del Capo di Stato Maggiore della Marina con l’attività del Comando in capo della squadra navale (Cincnav).

In questo modo, con una nave nell’Atlantico africano e con un’altra nelle acque del Golfo di Aden (la fregata Alpino) la Marina militare riesce a essere presente in due teatri operativi estremamente complessi ma utili per le nostre rotte energetiche e commerciali. Controllando in questo modo due accessi del bacino del Mediterraneo allargato, pilastro della strategia italiana ma soprattutto nuovo schema di riferimento anche per comprendere le missioni italiane nel mondo ma anche le attività dei nostri partner e rivali strategici. Le coste dell’Africa occidentale, al pari di quelle dell’Africa orientale, fanno parte del limite estremo di un’area che va dall’Europa all’Oceano Indiano, fino appunto all’Africa sub-sahariana. Una triangolazione che fa comprendere anche le ragioni di alcune azioni da parte di diversi Paesi in queste medesime aree. La Turchia, con l’ingresso in Somalia, le operazioni europee nei mari di Aden e della Guina, l’intervento americano nell’Africa orientale, così come la presenta di quasi tutte le potenze mondiali nell’area di Gibuti sono un indicatore imprescindibile per la comprensione delle principali aree di crisi del nostro tempo. E dei prossimi anni.

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