Il portale Middle East Eye ha svolto un’interessante indagine sui bombardamenti delle forze aeree britanniche in Siria e in Iraq dal 2014. Dall’avvio della cosiddetta “operation Shader” contro le milizie dello Stato islamico, la Royal Air Force, tramite droni e aerei, avrebbe sganciato su Siria e Iraq oltre 3400 bombe. La Raf e con essa il governo britannico non rilascia, di solito, dati ufficiali in merito alle operazioni militari che sono svolte, né tantomeno per ciò che riguarda il numero di attacchi e bombe utilizzate. L’inchiesta di Middle East Eye nasce pertanto dall’analisi degli aggiornamenti riguardo ai bombardamenti nelle regioni, dalle notizie riportate dai portali d’informazione collegati alle forze in campo e dalle informazioni giunte grazie all’associazione britannica Drone Wars. Stando a quanto riporta il portale d’informazione sul Medio Oriente, le bombe sganciate dalla Raf sulle milizie jihadiste sarebbero state, in totale, e fino a settembre del 2017, esattamente 3482. Di questi 3482 ordigni, 2089 erano bombe Paveway IV, 486 erano missili Brimstone e 724 erano missili Hellfire lanciati dai droni Reaper in dotazione alla Royal Air Force.
Il numero non deve essere considerato totalmente esaustivo. Va ricordato, infatti, che si tratta di analisi indipendenti e non frutto di dati presi dal ministero della Difesa britannico. Ministero che tra l’altro ha anche confermato, nelle ultime settimane, di aver sganciato altre 86 bombe sullo Stato islamico: un dato interessante dal momento che in questi tre anni le fonti non hanno quasi mai rivelato esattamente il numero di attacchi svolti dalle forze aeree. Quello che però è interessante notare è che, mentre il numero di bombe dimostra in generale una discreta intensità di fuoco da parte delle forze aeree del Regno Unito, dall’altro lato non c’è ad oggi alcuna dichiarazione di vittime civili da parte del governo britannico. Anzi, al contrario il Ministry of Defence ha sempre detto di aver preso “tutte le precauzioni possibili” per non colpire i civili e che non esistono prove di morti innocenti a causa delle bombe sganciate dagli aerei e dai droni della Raf. Una tesi sostenuta a livello politico ma che lascia perplessi gli analisti militari ed anche molti fra coloro che, conoscendo la politica della Difesa britannica, ritengono sia soltanto una presa di posizione dettata dalla mancanza di volontà di affermare di aver causato vittime fra i civili. In realtà, anche ammettendo che l’aviazione di Sua Maestà abbia svolto ogni bombardamento con tute le precauzioni immaginabili, è veramente difficile credere che non abbiano causato vittime fra i civili. Anche perché è la stessa guerra allo Stato islamico, purtroppo, a prevedere inevitabilmente un numero fisiologico di morti fra i normali cittadini. Asserragliati nelle città e con i cittadini costretti a fare da veri e propri scudi umani, i terroristi del Daesh non potevano essere colpiti dall’aviazione senza colpire anche le case e le strutture pubbliche in cui vi erano civili inermi.
Il liberale Vince Cable, ex ministro della Difesa sotto il governo di David Cameron, è stato il primo a dire di ritenere poco plausibili le affermazioni da parte del Ministry of Defence sull’assenza di prove riguardo i morti civili causati dalla Raf. “Le nostre forze armate sono tra le migliori al mondo”, ha detto il politico britannico intervistato dallo stesso portale che ha svolto l’indagine, “tuttavia, anche nel migliore dei casi, è improbabile che non vi siano state anche vittime civili. Il governo deve essere onesto nelle sue valutazioni dei danni causati”. In questo senso, l’aeronautica americana, pur probabilmente riducendo o comunque sottostimando il numero dei morti civili causati dai propri bombardamenti (operazione che purtroppo compie ogni governo impegnato in una guerra), ha quantomeno avuto l’accortezza di affermare pubblicamente di aver causato 786 vittime tra i civili dal 2014 ad oggi. Dichiarazioni che certamente non restituiscono i morti né giustificano certi bombardamenti, ma che almeno evidenziano una maggiore capacità di discernimento rispetto alla Raf che invece ancora oggi nega di avere prova di aver ucciso un solo civile fra gli attacchi compiuti in Siria e in Iraq, mentre afferma di aver ucciso più di tremila jihadisti. E francamente risulta difficile credere che su 1600 operazioni aeree svolte contro il Califfato – che occupava le città siriane e irachene e non certo i deserti – la Royal Air Force non abbia colpito neanche per errore un cittadino inerme.
Il portavoce del sito internet Airwars, Samuel Oakford, che si occupa di analizzare gli attacchi aerei e che collabora sia con la Raf che con il Pentagono, è stato categorico: “L’affermazione del Regno Unito secondo cui non avrebbero causato morti civili è sempre stata molto difficile da credere e sta diventando assurda”. E il sito internet ricorda che probabilmente le vittime fra i civili da parte della coalizione internazionale cui partecipa l’aeronautica britannica sarebbero introno alle 5600 unità. Che fra queste 5600 vittime, non ci sia prova di alcuna morta a causa di un attacco aereo da parte del Regno, non può ritenersi un’ipotesi verosimile.