Mohammed bin Salman vuole porre termine al conflitto in Yemen. Marzo 2015, le forze sciite Houthi provano a estendere la loro zona d’influenza fino alla città di Aden. Lì si trova rifugiato l’ex Presidente ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī, che constatata la piega della situazione decide di rifugiarsi in Arabia Saudita. Il giorno dopo scatterà il primo blitz dell’aviazione di Riyad contro gli sciiti Houthi e prenderà così avvio la sanguinosissima guerra in Yemen.

Un conflitto brutale e infinito

L’Arabia Saudita, che ha sempre considerato lo Yemen come un fidato alleato se non addirittura “cortile di casa”, pensava di poter risolvere il conflitto a proprio favore in breve tempo. E invece la situazione è rimasta in stallo per più di due anni. Gli houthi hanno infatti beneficiato dell’appoggio iraniano e sono così riusciti a mantenere il controllo della capitale Sana’a. D’altra parte le metodologie di guerra saudite, più volte condannate da organizzazioni non governative, hanno radicalizzato il risentimento sciita e in qualche modo compattato anche il fronte della resistenza.





Due anni e mezzo di guerra senza esito hanno ormai demotivato le antiche ambizioni di casa Saud. Complice una situazione finanziaria non ottimale, considerato il continuo ribassamento del prezzo del petrolio, i sauditi potrebbero ora decidere di disimpegnarsi dal conflitto. Riyad tuttavia non può mostrare segni di debolezza in un momento in cui si sta riscrivendo l’ordine geopolitico in Medio Oriente. Uscire in maniera netta dallo Yemen equivarrebbe ad una ritirata. Una soddisfazione  all’Iran che l’Arabia Saudita non vuole assolutamente concedere.

Una nuova pedina nelle mani di bin Salman

Così il Presidente  Ali Abdullah Saleh, finora alleato dei ribelli sciiti houthi, potrebbe essere la pedina giusta per Riyad. Già lo scorso settembre si erano infatti registrati degli scontri tra l’esercito di Saleh e i miliziani houthi. Qualche schermaglia e niente di più. Lo scorso sabato, però, Saleh pare aver ufficialmente chiuso qualsiasi tipo di rapporto con gli Houthi. “I cittadini dello Yemen hanno provato a tollerare l’incoscienza degli houthi durante questi due anni e mezzo, ma ora non possono più. Mi sono appellato ai nostri fratelli nei Paesi confinanti affinché pongano fine all’aggressione e al blocco navale e cambieremo pagina”, ha dichiarato Saleh alla televisione yemenita.

Un discorso piuttosto chiaro che segna un punto di svolta storico nell’andamento del conflitto. Secondo al Jazeera la decisione di Saleh non sarebbe però stata presa in maniera indipendente. Alcuni ufficiali yemeniti interpellati dall’emittente qatariota avrebbero dato per certo come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita avessero già pianificato tutto. In pratica Riyad avrebbe cessato il suo appoggio all’ex Presidente Hadi, attualmente ancora residente a Riyad, per supportare Saleh.

Il piano sarebbe stato confezionato a Dubai tra bin Salman e alti rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti. In questo modo il conflitto in Yemen terminerebbe ufficialmente per la fine dell’alleanza tra Houthi e Saleh, salvando così la faccia all’Arabia Saudita. A conferma di ciò ci sarebbe poi la notizia delle condizioni dell’ex Presidente Hadi, che secondo alcuni media sarebbe ormai ridotto al ruolo di mero prigioniero in Arabia Saudita. La fine ormai imminente della guerra in Yemen toglierebbe così un grosso onere alle finanze di Riyad. Bin Salman può ora concentrarsi contro lo storico rivale iraniano. 

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