Due aerei da trasposto strategico dell’aeronautica militare russa sono stati segnalati all’aeroporto di Caracas, capitale del Venezuela al centro di una crisi di governo sempre più delicata. A bordo c’erano un centinaio di militari, tecnici, funzionari diplomatici e agenti commerciali. Secondo quanto riporta dall’agenzia d’informazioni Reuters, appena poche ore prima presidente in carica Nicolás Maduro  aveva annunciato di essere stato costretto a rafforzare il suo corpo di sicurezza per garantire la sua incolumità. I militari russi sono stati inviati in Venezuela per ragioni strettamente legate a questa minaccia?

Un Antonov An-124, quadrimotore turbogetto strategico, e un’aereo militare per il trasporto passeggeri Ilyushin II-62 della Forza Aerospaziale russa decollati dall’aeroporto di Chkalovsky (con precedente scalo in Siria) sono atterrati sabato sulla pista dell’aeroporto di Caracas.  A bordo erano 99 tra personale militare e diplomatico, che hanno portato con se 35 tonnellate di materiale destinato al governo venezuelano che ha recentemente subito un tentativo di colpo di stato. A bordo era anche Vasily Tonkoshkurov, comandante delle forze terresti russe. Non si conosce la natura di questa presenza militare né quale sia il compito affidato ai militari, ma fonti dell’ambasciata russa di Caracas avrebbero rilasciato informazioni secondo cui i due aerei portavano con se “materiale e funzionari” necessari a soddisfare gli accordi militari stretti tra i due paesi. “Non c’è nulla di misterioso”, hanno aggiunto le fonti istruite dal Cremlino, nonostante la concomitanza con l’annuncio del presidente Maduro della necessita di rafforzare il suo apparato di sicurezza abbia fatto ipotizzare una connessione tra i due eventi.

Il presidente Maduro, vittima di un tentato rovesciamento ancora non concluso, ha accusato Juan Guaidó – autoproclamatosi nuovo presidente del Venezuela – di essere parte di un piano di “decapitazione” che mira a ucciderlo.  “Abbiamo appena smantellato (un piano) e che lui (J.Guaidó)  dirigeva personalmente per assassinarmi”.

L’attuale presidente Maduro – secondo quanto riconosciuto dal nostro paese – ha affermato contestualmente che nei prossimi giorni “ci saranno nuovi arresti, di nuovi terroristi, che si chiamino come si chiamano”, non rilasciando informazioni più precise ma lanciando un avvertimento ai suoi oppositori. Juan Guaidó è stato incriminato di terrorismo, insieme al suo braccio destro, Roberto Marrero: già arrestato la scorsa settimana dai Servizi segreti venezuelani e tradotto in qualche luogo di detenzione ancora sconosciuto.

La reazione degli Stati Uniti, che sostengono la linea anti-Maduro, è stata prammatica, e si è limitata ad un tweet di denuncia scritto dal Segretario di Stato Mike Pompeo, che ha invocato la “liberazione immediata” del parlamentare vicino a Guaidó, e invocandone “l’immediata liberazione”; puntualizzando che gli Stati Uniti non mancheranno di esigere che “coloro i quali sono coinvolti nel sequestro si assumano le rispettive responsabilità”. Se gli amanti delle teorie complotto e delle cosiddette “black ops” che la Cia ha portato avanti per molti anni in Sud America sono convinti che dietro il rovesciamento di Maduro ci sia la longa manus del Pentagono, che Putin stia muovendo i “primi passi” per piazzare un proprio avamposto militare in Venezuela e rafforzare i suoi rapporti con il governo venezuelano è invece un’ipotesi sotto gli occhi di tutti.

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