L’invasione russa dell’Ucraina ha dimostrato, per l’ennesima volta, che gli stati operano in un sistema internazionale anarchico, non gerarchico, senza un potere centrale in grado di intervenire per porre fine alle controversie come quella a cui stiamo assistendo in queste settimane. Gli stati operano dunque in questo contesto anarchico e lottano fra di loro per accrescere e massimizzare la loro sicurezza. D’altronde, come spiegava il grande politologo americano Kenneth Waltz in Theory of International Politics, gli stati non possono affidare poteri direttivi a un organismo centrale a meno che tale organismo non sia in grado di proteggere i propri membri. “Maggiore è la potenza dei membri – osservava – e più grande tale potenza appare come una minaccia per gli altri, e più grande deve essere il potere riposto nel centro. Ma più grande è il potere al centro e più forte è l’incentivo a iniziare un conflitto per averne il controllo”. Infatti, spiegava Waltz, “la prospettiva di un governo mondiale sarebbe un invito a prepararsi una guerra civile mondiale”.
La condanna dell’Onu non ha fermato la Russia
Nonostante gran parte dell’opinione pubblica occidentale abbia riposto grande fiducia nell’Onu, l’Organizzazione si è dimostrata spesso impotente e inefficace dal 1945 ad oggi, ancor più dinanzi all’operazione bellica avviata dal presidente russo, Vladimir Putin. L’Onu, infatti, è una delle istituzioni nate con l’ordine internazionale liberale a guida statunitense dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che oggi raccoglie e rappresenta 193 Paesi di ogni Continente. L’Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste era già in origine un membro delle Nazioni Unite, a partire dal 24 ottobre 1945. In una lettera del 24 dicembre 1991, Boris Yeltsin, allora Presidente della Federazione russa, informava il Segretario Generale del fatto che l’appartenenza dell’Unione Sovietica al Consiglio di Sicurezza e a tutti gli altri organismi delle Nazioni Unite sarebbe stata portata avanti dalla Federazione Russa.
Ma veniamo all’attualità: il 2 marzo scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che condanna l’invasione russa dell’Ucraina e chiede il ritiro immediato delle forze militari russe. 141 paesi hanno votato a favore della risoluzione, mentre solo cinque hanno votato contro (Russia, Bielorussia, Siria e Corea del Nord, ed Eritrea). Tante le astensioni, a cominciare da Cina, India e Pakistan, oltre a un nutrito blocco di Paesi africani, a dimostrazione che la grande coalizione globale contro Mosca, come ha osservato il politologo americano Ted Galen Carpenter, è un po’ più debole di quanto molti commentatori non dicano. Con la nuova Cortina di Ferro che si è eretta fra il Cremlino e i Paesi occidentali, ora il rischio è che l’Onu si dimostri, nel prossimo futuro futuro, ancora più inefficace dinanzi agli interessi delle potenze mondiali.
Cosa rischiano di diventare le Nazioni Unite
Le Nazioni Unite hanno una governance che riflette l’equilibrio sorto alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ai vincitori – Unione Sovietica, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – fu concessa l’appartenenza permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – con la possibilità, riservata a questi cinque membri, di porre un veto sulle risoluzioni che minacciano i rispettivi interessi nazionali. Premesso questo, come nota Foreign Affairs questa guerra minaccia di arrecare danni a lungo termine anche alle Nazioni Unite. Se le ostilità si trascinano in Ucraina, o Mosca finisce per occupare parte o tutto il Paese con la forza a tempo indeterminato, Russia e Stati Uniti “troveranno molto difficile, o semplicemente impossibile, cooperare in altre crisi attraverso il Consiglio di Sicurezza”. I responsabili politici di Washington e dei suoi alleati a Parigi e Londra, che rappresentano tre dei cinque seggi permanenti con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “dovranno verificare se ci sono alcune questioni, come il contenimento delle ambizioni nucleari dell’Iran e della Corea del Nord”, su cui possono continuare a lavorare con i russi, “indipendentemente dagli eventi in Ucraina”.
Con l’invasione russa dell’Ucraina, in violazione dei principi fondanti della Carta delle Nazioni Unite, alcuni hanno avanzato l’ipotesi di riformare la Carta per impedire alla Russia o ad altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza di usare il proprio veto per proteggere i propri atti aggressivi in futuro. L’Ucraina ha addirittura suggerito di privare del tutto Mosca del suo seggio al Consiglio di sicurezza. Ipotesi praticamente impossibili da attuare poiché, nota la prestigiosa rivista americana, la Russia è in grado di bloccare sia la riforma della Carta delle Nazioni Unite sia qualsiasi tentativo farla espellere, secondo le regole stabilite nella Carta stessa. Con l’avanzata del multipolarismo e la crisi dell’unipolarismo, le tre grandi potenze mondiali – Usa, Russia e Cina – si sono ripetutamente scontrate in sede Onu. Mosca ha impedito al Consiglio di sicurezza di condannare la presa della Crimea nel 2014 e ha posto 17 veti dal 2011 ad oggi sulla guerra in Siria. E ora l’idea che Mosca e Washington possano utilizzare le Nazioni Unite come canale per la risoluzione dei problemi globali sembra essere un’ipotesi estremamente remota. A New York, i diplomatici temono che il crollo dell’Ucraina renderà “difficili o impossibili” i negoziati su altre questioni. Depotenziando, fino a data da destinarsi, il ruolo dell’Onu.