Missili balistici a corto e medio raggio, ipersonici, cruise manovrabili in volo e pure i temibili missili balistici intercontinentali (ICBM). Kim Jong Un, che dall’inizio dell’anno ha effettuato oltre 60 test missilistici maneggiando proiettili di ogni tipo, non si sta facendo mancare niente. L’ultima mossa della Corea del Nord è stata quasi un inedito per come si è concretizzata.
Pyongyang, infatti, non si è limitata a lanciare un paio di missili. Ne ha sparati 23 in un solo giorno, lo scorso mercoledì, seguiti da altri lanci avvenuti nelle ore successive, tra i quali figurerebbe pure un sospetto ICBM. Il lancio del missile intercontinentale, l’arma più a lungo raggio a disposizione dei nordcoreani e progettata per trasportare una testata nucleare, non sarebbe tuttavia andato a buon fine.
Cosa è successo nelle ultime ore
La pioggia di fuoco simulata da Kim ha però preoccupato Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti, e non solo per il livello militare e tecnologico raggiunto dal Nord, quanto piuttosto per la frenetica frequenza dei test. Partiamo dall’ICBM.
Il settimo missile balistico a lungo raggio lanciato dalla Corea del Nord nel corso di quest’anno, che si presume essere uno Hwasong-17, è avvenuto dall’area di Sunan, a nord di Pyongyang: il missile ha percorso 760 chilometri raggiungendo un’altitudine di 1.920 chilometri, secondo i rilievi dei militari di Seul, ma l’Icbm di nuovo tipo sembra avere fallito nella fase di separazione durante il volo. Poco più di un’ora più tardi, la Corea del Nord ha lanciato altri due missili balistici a corto raggio che hanno percorso 330 chilometri a un’altitudine di circa 70 chilometri. Il lancio dell’Icbm ha fatto scattare l’allerta in tre prefetture settentrionali del Giappone: l’allarme è poi rientrato, dopo che il missile sembrava essere finito in mare.
Per quale motivo la Corea del Nord sta lanciando così tanti missili? Ci sono due possibili ragioni. La più probabile: Kim starebbe rispondendo a modo suo alle centinaia di aerei da guerra sudcoreani e statunitensi impegnati a simulare attacchi durante le esercitazioni congiunte tra Seoul e Washington. Stando a questa lettura, il Nord avrebbe alzato l’asticella della tensione per replicare, colpo su colpo, alle manovre militari in atto al di sotto del 38esimo parallelo, le stesse manovre che, da sempre, hanno dimostrato di irritare il governo nordcoreano.
C’è anche una seconda ragione plausibile che vale la pena evidenziare: Pyongyang starebbe incrementando i suoi lanci in vista dell’attuazione di un test nucleare, da tempo dato per imminente ma non a ncora verificatosi.
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Le ragioni della Corea del Nord
Prendendo per buona la prima ipotesi, la Corea del Nord non ama, in un certo senso teme, le grandi esercitazioni aeree combinate tra il Sud e gli Usa. E per una ragione molto semplice: impiegano, tra gli altri mezzi, gli F-35 che possono essere utilizzati per attacchi di “decapitazione” contro il governo nordcoreano e sono molto difficili da respingere per le difese aeree del Nord.
Stiamo parlando delle esercitazioni Vigilant Storm, che coinvolgono circa 240 aerei da guerra sudcoreani e statunitensi, e che effettuano missioni 24 ore su 24. Sono state prorogate oltre i termini stabiliti, spingendo Pyongyang a definire questa scelta “pericolosissima e stagliata”. “Si tratta di una scelta pericolossissima e falsa. La decisoone irresponsabile degli Usa e della Corea del Nord spinge l’attuale situazione, causata da atti militari provocatori delle forze alleate, verso una fase incontrollabile”, ha dichiarato Pak Jong Chon, segretario del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori di Corea.
La Corea del Nord, ricordiamolo, è solita effettuare test anche per altri motivi: si va dal voler dimostrare al mondo intero i suoi progressi tecnici, al far leva sulla propaganda, passando dal rafforzamento dell’esercizio della prontezza di fronte ad un ipotetico attacco nemico.
L’ombra di un test nucleare
Certo è che la Corea del Nord ha iniziato a sparare missili da prima che Seoul e Washington riprendessero le esercitazioni. La risposta di Pyongyang alle più recenti manovre suggerisce che i nordcoreani potrebbero preparare il terreno per qualcosa di più grande: un test nucleare, appunto.
Kim potrebbe preferire condurre l’operazione in mezzo a tensioni accresciute per diverse ragioni, tra le quali citiamo l’aumento dell’impatto mediatico del test e il tentativo di “modellare” il modo in cui gli Stati Uniti e i loro alleati possono percepire lo stesso test. Come se non bastasse, in termini politici e diplomatici, il governo nordcoreano potrebbe voler spingere Washington a ritirare le politiche ostili nei suoi confronti prima delle elezioni di medio termine, così da sottolineare il fallimento dell’approccio usato dall’amministrazione Biden. Non è finita qui, perché Kim vuole anche rafforzare il sostegno interno al suo governo e dimostrare che, quando si tratta di questioni relative alla penisola coreana, è ha tutto sotto controllo.
Bisogna infine aggiungere un ultimo tassello al mosaico. La continua escalation nordcoreana, come ha evidenziato Asia Times, sta avvenendo all’indomani di un massiccio cambiamento dottrinale nucleare a Pyongyang. A settembre, infatti, la Corea del Nord ha attivato un sistema nucleare “a mano morta” in stile sovietico, in base al quale le unità subordinate sarebbero pronte a reagire preventivamente nel caso in cui la leadership nordcoreana rischiasse di essere uccisa o essere in pericolo.
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Le prossime mosse
Adesso bisognerà capire quali saranno le prossime mosse degli attori coinvolti nella questione coreana. Mentre la Cina continua a tenersi a distanza, sollecitando Corea del Sud e Stati Uniti a creare le condizioni per la ripresa del dialogo con il Nord, Seoul ha iniziato a replicare ai test di Pyongyang lanciando, a sua volta, missili dimostrativi.
Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, ha definito i lanci di Pyongyang “barbarici e assolutamente inaccettabili”, mentre Washington sembra avere altri pensieri per la testa (tra la guerra in Ucraina e la sfida rappresentata dalla Cina) che non quello di affrontare, una volta per tutte, la questione coreana.
Kim, invece, lui sì, sembra avere le idee chiarissims. Tra un test e l’altro, il Grande Leader vuole in primis far capire agli Usa che la sua Corea del Nord ha tutto il diritto di essere accettata nel club delle potenze nucleari. Soltanto in un secondo momento potranno esserci trattative distensive purché non sia messo in discussione il tema della denuclearizzazione nordcoreana.