Dall’ “amicizia senza limiti” annunciata urbi et orbi da Xi Jinping e Vladimir Putin lo scorso febbraio, a Pechino, alle “domande” e “preoccupazioni” avanzate dalla controparte cinese in quel di Samarcanda. Il partenariato strategico tra Russia e Cina sta attraversando una fase inedita, coincidente, tra l’altro, con le evidenti difficoltà militari riscontrate da Mosca nella sempre più complicata guerra in Ucraina.
In occasione del vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), in Uzbekistan, Xi e Putin si sono incontrati per la 39esima volta in assoluto. Il presidente cinese ha spiegato che, dall’inizio di quest’anno, Cina e Russia “si sono strettamente coordinati sulla scena internazionale per mantenere le norme di base delle relazioni internazionali”. Xi si è inoltre impegnato ad approfondire il commercio e la connettività con Mosca, mentre i media cinesi hanno menzionato il sostegno di Putin sulla questione taiwanese.
È tuttavia dalla bocca del capo del Cremlino che sono uscite parole alquanto emblematiche. In un’inaspettata ammissione pubblica, il leader russo ha ammesso che Xi aveva “domande” e nutriva “preoccupazioni” in merito alla guerra in Ucraina. “Comprendiamo le vostre domande e le vostre preoccupazioni al riguardo e durante l’incontro di oggi, ovviamente, spiegheremo in dettaglio la nostra posizione su questo tema, anche se ne abbiamo parlato prima”, avrebbe dichiarato Putin, stando a quanto riferito dall’agenzia russa Tass.
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Equilibrio sottile
La sensazione è che Putin abbia sostanzialmente riconosciuto la presenza di non meglio specificate tensioni – o comunque differenze di vedute – con Pechino sulla guerra in Ucraina. Se così fosse, ci troveremmo di fronte ad un drammatico capovolgimento di fronte rispetto a febbraio quando, durante i Giochi Olimpici Invernali di Pechino, tra i due Paesi sembrava esserci decisamente un altro clima.
Al termine dell’incontro ufficiale tra Xi e Putin, Pechino non ha rilasciato dichiarazioni sulla guerra in Ucraina. Nel resoconto cinese dell’incontro, infatti, non è apparsa una sola menzione di “Ucraina” né alcun riferimento all’ “amicizia senza limiti” sino-russa. Altro indizio potenzialmente rivelatore di una situazione delicata è la fedeltà che Putin ha voluto mostrare alla Cina. “Il mondo sta subendo molti cambiamenti in questo momento. L’unica costante è l’amicizia e la fiducia reciproca tra Russia e Cina”, avrebbe dichiarato Putin, secondo la lettura cinese sull’emittente statale CCTV.
Alla luce di tutto ciò, è indubbio che i rapporti con Mosca – per altro inevitabili – stiano costringendo Xi a camminare in equilibrio su un filo sempre più sottile. Se da un lato Xi considera la Russia un alleato chiave nel confronto a distanza con Stati Uniti e Nato, dall’altro il presidentissimo cinese non ha alcuna inenzione di isolarsi dal blocco occidentale, né intende rischiare di subire sanzioni o affrontare altri problemi economici per esser considerato una sorta di aiutante bellico di Putin.
Le preoccupazioni della Cina
Dopo oltre 200 giorni di combattimenti, in Ucraina la Russia sta facendo i conti con molteplici battute d’arresto. Non sorprende, dunque, che la Cina sia preoccupata per come stia proseguendo la missione di Mosca. A sorprendere, semmai, è che sia stato Putin ad ammettere le preoccupazioni di Pechino.
In ogni caso, negli ultimi mesi il Dragone ha evitato di criticare apertamente il partner russo sull’Ucraina. Adesso, per Pechino, sta però diventando difficile continuare su questa strada. È infatti sempre più evidente che l’equilibrio geopolitico nella regione si sia spostato in una direzione sfavorevole a Putin, o comunque non più favorevole al leader russo come lo era qualche mese fa. La Cina è allora preoccupata non solo per l’aumento delle tensioni internazionali, che da Kiev potrebbero dilagare fino a Taiwan, e per i cospicui investimenti effettuati nel territorio ucraino collegati alla Belt and Road (e ormai andati in fumo). Xi Jinping potrebbe essere preoccupato per il futuro della Cina.
Oltre alla Cina, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai include Russia, India, Pakistan, Turchia e diversi stati post-sovietici, per non parlare dell’Iran che ha firmato un memorandum per entrare nel gruppo. Ebbene, l’azione di Mosca in Ucraina potrebbe provocare un disallineamento tra molti dei suoi membri e il blocco occidentale. A quel punto la Cina dovrebbe prendere adeguate contromisure per evitare possibili contraccolpi economici. E un isolamento che potrebbe rivelarsi mortale.