La crisi ucraina ha rotto il tradizionale isolamento del Giappone, rimasto lontano dai radar bellici di qualsiasi tipo dal termine della Seconda Guerra Mondiale a pochi giorni fa. Tokyo, ovviamente, non ha inviato militari a Kiev, quanto un carico di giubbotti antiproiettile ed elmetti appartenenti alle proprie forze di autodifesa. L’obiettivo del governo giapponese appare piuttosto evidente: assistere l’Ucraina nel conflitto militare con la Russia. È interessante notare come il trasferimento dei suddetti equipaggiamenti – rigorosamente per la difesa – non abbia richiesto alcuna revisione ad hoc delle linee guida da parte delle autorità nazionali.

Il carico ha infatti regolarmente lasciato il Paese partendo dalla base aerea di Komaki a bordo di un velivolo Kc-76 direzione Polonia. Il Ministero della Difesa nipponico ha spiegato che Tokyo invierà a Kiev , appena possibile, anche altri oggetti tra i quali razioni alimentari, gruppi elettrogeni, vestiario invernale, tende e prodotti per l’igiene. Come ha confermato Hirokazu Matsuno, segretario capo di Gabinetto giapponese, il Giappone, pur non avendo intenzione di fornire armamenti, vuole continuare a fornire supporto al popolo e all’esercito ucraino. Ma per quale motivo il governo giapponese ha scelto di schierarsi in un modo così deciso?

La condizione del Giappone

Per qualsiasi questione relativa alla guerra, il Giappone deve fare i conti con l’articolo numero 9 della sua costituzione. Quello che, dal 1947 in poi, ha vietato a Tokyo di possedere “forze di terra, del mare e dell’aria” e lo ha costretto a rinunciare “per sempre alla guerra” e alla “minaccia o all’uso della forza” come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Questo significa che i giapponesi non hanno un esercito? Falso, perché il Giappone può contare su militari definiti “di supporto” (o forze di autodifesa), che può utilizzare soltanto in operazioni umanitarie coadiuvate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, in risposta esclusiva a disastri naturali, oppure per offrire assistenza e aiuti umanitari in aree di crisi.

Fatte le dovute premesse è interessante analizzare la condizione del Paese asiatico in relazione alla guerra in Ucraina. In seguito alle ultime mosse di Vladimir Putin, Tokyo sta riflettendo sempre di più sulla propria struttura difensiva pacifista. Anche perché, giusto per fare qualche esempio, perfino Svizzera, Svezia e Finlandia hanno salutato la loro neutralità di lunga data, mentre la Germania ha annunciato che avrebbe presto aumentato la spesa per la difesa al 2% del pil. Come ha fatto notare il Japan Times, il Giappone, che ha controversie territoriali con la Russia, dovrebbe intanto rivalutare e rafforzare ulteriormente la propria sicurezza nel quadro del Trattato bilaterale sulla sicurezza Giappone-Stati Uniti.

Le ragioni di Tokyo

L’ingresso in campo del Giappone nella contesa ucraina, seppur molto limitato e indiretto, ci dovrebbe far riflettere sulle ragioni che hanno spinto Tokyo – terza economia mondiale – a fare questo passo. Ci sono due punti chiave sui quali vale la pena accendere i riflettori. Il primo riguarda il messaggio che il governo giapponese ha voluto lanciare alla Cina, partner della Russia e rivale regionale dello stesso Giappone. Il secondo ci porta invece al suddetto vecchio fronte asiatico tra Mosca e Tokyo inerente alla sovranità delle Isole Curili, teoricamente ancora contese tra i due Paesi.

Da questo punto di vista, il rischio più grande è che la guerra in Ucraina possa provocare un’escalation su scala planetaria e arrivare fino al cuore dell’Estremo Oriente. Dove, proprio come in Europa orientale, persistono numerose questioni congelate dalla storia, pronte a esplodere da un momento all’altro. Per il momento la Russia non ha reagito in nessun modo al coinvolgimento giapponese nella vicenda ucraina. Vedremo che cosa succederà da qui alle prossime settimane, tenendo presenti anche i movimenti, o meglio i test missilistici, nordcoreani. Chissà che il Giappone non forzi la mano per trasformare davvero le forze di autodifesa in qualcosa di diverso.

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