“Ti aspettiamo, caro presidente, caro amico, per la prossima primavera in visita di Stato a Mosca”. I termini utilizzati da Vladimir Putin per invitare in Russia Xi Jinping non sono casuali. Nell’ultimo colloquio virtuale andato in scena tra i due presidenti è emersa da ambo le parti la chiara volontà di rinsaldare l’asse sino-russo.
Per il Cremlino la conversazione è stata “molto costruttiva e rilevante”, mentre la Cina ha accolto “con favore” la posizione della Russia “che non respinge una soluzione pacifica per la crisi ucraina”. Totale, almeno a parole, l’unione d’intenti che avvicina ulteriormente Pechino e Mosca. Resta tuttavia da sciogliere un nodo fondamentale: chi sta attirando chi.
Se è vero, infatti, che Putin e Xi intendono costruire un “ordine globale giusto“, ovvero un’architettura internazionale che non sia più a trazione statunitense, allo stesso tempo la bilancia pende ancora in favore del Dragone. La Federazione Russa, alle prese con il price cap sul gas, con il blocco delle esportazioni del suo petrolio verso l’Occidente e con un’infinita lista di sanzioni, senza poi contare il pantano militare in Ucraina che sta snervando la leadership politica russa, ha bisogno di nuove e più solide garanzie.
La Cina continua ad essere l’unico grande salvagente capace di salvare il Cremlino dall’annegamento ma, allo stesso tempo, nel sostenere Putin, il Dragone non ha alcuna intenzione di superare pericolose linee rosse che potrebbero scatenare l’ira di Washington. E allora cosa dobbiamo aspettarci dalla partnership sino-russa? Come si evolveranno i rapporti tra le parti? Per fare chiarezza vale la pena analizzare la questione settore per settore.
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Economia e commercio
Economia e commercio: si tratta del terreno prediletto della Cina. Xi ha parlato di una partnership globale con Mosca, di fronte a una situazione internazionale “turbolenta”, che vada a beneficio dei due popoli e della stabilità internazionale. L’economia sarà il volano che dovrà rafforzare l’amicizia “senza limiti” dei due Paesi. “Nel prossimo anno continueranno intensi scambi bilaterali, non ho dubbi, e troveremo l’opportunità di incontrarci di persona”, ha detto Putin al suo omologo cinese, rivolgendogli l’invito a una visita che “dimostrerà a tutto il mondo i forti legami russo-cinesi” e che diventerà “il principale evento politico dell’anno nelle relazioni bilaterali”.
Il capo del Cremlino ha inoltre affermato che il fatturato commerciale russo-cinese raggiungerà i 200 miliardi di dollari “prima del previsto”. “Nonostante l’ambiente esterno sfavorevole, le restrizioni illegittime e il ricatto diretto da parte di alcuni paesi occidentali, Russia e Cina sono riuscite a garantire tassi di crescita record del fatturato commerciale reciproco”, ha tuonato Putin.
Pochi giorni prima dello scoppio della guerra in Ucraina, lo stesso Putin aveva annunciato l’intenzione di incrementare il commercio bilaterale con la Cina a 250 miliardi di dollari entro il 2024. Ebbene, il traguardo potrebbe essere anticipato di almeno un anno, a conferma, stando alle parole del presidente russo, che Mosca non è affatto isolata.
Siamo di fronte a mera propaganda oppure le mosse economiche occidentali hanno colpito al cuore della Russia? Più il blocco occidentale stringerà la presa attorno a Putin e più quest’ultimo si getterà nelle braccia cinesi. Tertium non datur.
La partnership politica tra Russia e Cina
Dal punto di vista politico, al netto di qualche recente incertezza espressa da Xi di fronte alle minacce nucleari russe, l’amicizia tra i due leader sembrerebbe essere salda. Il presidente cinese si era recato a Mosca nel marzo 2013, nella sua prima visita all’estero da presidente della Repubblica Popolare Cinese. Da quel momento in poi ci sono stati circa quaranta incontri Xi-Putin.
In ogni caso, la Russia ha bisogno della Cina più che mai, ma, dall’altro lato, la Cina, di fronte a una crisi Covid, non è nella posizione di rischiare sanzioni. Toccherà al Dragone, dunque, dosare gli interventi e le entrate a sostegno dello Zar.
Il New York Times ha fatto presente che, con l’Europa che si affretta a liberarsi dai combustibili fossili russi, la Cina è diventata un cliente fondamentale per Putin. Tre volte questo mese il gigante energetico russo Gazprom ha annunciato di aver battuto il record di consegne di gas in un giorno alla Cina.
Nonostante discrepanze geopolitiche evidenti, la sensazione è che finché Cina e Russia considereranno gli Stati Uniti come minaccia comune condivisa, allora la convergenza dei loro interessi supererà la divergenza. Come ha scritto The Atlantic, se negli anni ’60, l’Orso e il Dragone hanno sprecato la loro possibilità di sconfiggere l’Occidente, quando sono diventate acerrime rivali durante la Guerra Fredda, oggi Xi e Putin stanno cercando di correggere quel fatidico errore.
Diplomazia e arte della guerra
“La Cina accoglie con favore la posizione della Russia che non respinge una soluzione pacifica per la crisi ucraina“, ha spiegato Xi Jinping a Putin. La situazione è però molto complessa. Xi, che ha più volte detto al presidente statunitense Joe Biden di essere “preoccupato” per la crisi ucraina, si è lavato le mani da ogni responsabilità e dallo svolgere un eventuale ruolo più attivo nel raggiungimento di un accordo tra le parti.
La posizione ufficiale cinese non è cambiata di una virgola: Pechino incoraggerà i colloqui di pace, ma attende con impazienza un dialogo tra Stati Uniti, Nato e Russia. Per la Russia, invece, il compito chiave consiste nel porsi sempre di più sotto l’ombrello cinese così da generare un flusso di entrate sufficiente per pompare denaro nella macchina da guerra, garantire il bilancio statale e accontentare le numerose élite interne.
Putin è stato esplicito nell’affermare di voler “rafforzare la cooperazione tra le forze russe e cinesi”. “La cooperazione militare e tecnico-militare occupa un posto speciale nelle nostre relazioni, nei nostri legami”, ha affermato il capo del Cremlino, aggiungendo che “facilita la sicurezza dei nostri paesi e sostiene la stabilità nelle regioni chiave”.
In un articolo sulla Naval War College Review è stato messo in risalto il potenziale per una effettiva maggiore cooperazione militare tra Russia e Cina. Nello specifico, Mosca potrebbe migliorare le capacità navali della Cina dando alla sua flotta l’accesso ai porti russi in Estremo Oriente e condividendo la tecnologia, soprattutto per la guerra sottomarina. Le tecnologie militari russe di punta potrebbero essere accoppiate con le risorse finanziarie e l’industria della Cina per far pendere l’equilibrio della sicurezza indo-pacifica a favore di un asse sino-russo a spese degli Stati Uniti e dei loro partner.
Xi sarebbe senz’altro favorevole. Ma il presidente cinese deve anche ricordarsi l’ammonimento di Biden: la Cina affronterà serie conseguenze se dovesse aiutare direttamente la Russia. Quali? Sanzioni. Considerando che il Paese dipende ancora dal commercio, dalla tecnologia e dagli investimenti americani ed europei, a Pechino nessuno può permettersi un terremoto del genere.