Negli ultimi dieci anni, il Pentagono ha utilizzato i droni per spiare il territorio americano. È quanto emerge da un rapporto reso pubblico in base ad un atto per la libertà di informazione. Sono state meno di venti le missioni di spionaggio interno effettuate tra il 2006 ed il 2015.“Voli eseguiti nel rispetto della legge e dei diritti degli americani”. Il Pentagono ha però classificato tutti i dettagli delle missioni così come le piattaforme utilizzate. L’impiego dei droni sul territorio americano è emerso nel 2013, durante un’audizione al Congresso dell’allora direttore dell’Fbi, Robert Mueller. In quel frangente, Mueller confermo i “rarissimi” voli dei sistemi a pilotaggio remoto negli Stati Uniti.Secondo una direttiva del Pentagono emessa nel 2006, i militari potevano utilizzare i droni sul territorio nazionale per “la difesa della Patria e per assistere le autorità civili”. Tali voli, in base alle esigenze operative e contrariamente a quanto ipotizzato, avvenivano senza l’autorizzazione del segretario della Difesa. Il Pentagono precisa che la direttiva che disciplina l’impiego dei droni sul territorio nazionale è stata riscritta e che soltanto il segretario alla Difesa può adesso approvare tutte le operazioni di spionaggio nazionale. Anche i voli di formazione e sperimentazione sono stati vietati. Da precisare che la nuova direttiva si applica ai droni in servizio con le forze armate sui centri abitati (escluse quindi le aree di pertinenza delle basi militari) e non alle agenzie d’intelligence del Paese che rispondono ad un’altra catena di comando.
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