Dopo un anno di guerra in Ucraina, la NATO è più forte e più unita. Inside Over dialoga con il generale David Petraeus sulle dinamiche plasmate dal conflitto a livello globale, sul ruolo dell’Alleanza nella competizione mondiale tra potenze e sui possibili fini della guerra. Petraeus, nato nel 1952, ha prestato servizio per 37 anni nell’esercito degli Stati Uniti e ha ricoperto molti ruoli di primo piano. Dal 2007 al 2008 è stato comandante generale della Multi-National Force – Iraq (MNF-I), dal 2008 al 2010 è stato comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), tra il 2010 e il 2011 è stato comandante dell’International Security Assistance Force (ISAF) e comandante delle Forze USA – Afghanistan (USFOR-A). Dal 2011 al 2012 è stato il 4° Direttore della Central Intelligence Agency (Cia). Ora è partner di KKR e presidente del KKR Global Institute,
In che modo la guerra in Ucraina ha cambiato il contesto strategico in Europa?
“Penso che sia accurato osservare che mentre Vladimir Putin si proponeva di “rendere la Russia di nuovo grande”, ciò che ha realmente fatto è rendere di nuovo grande la NATO: spingendo due paesi storicamente neutrali (e molto capaci) a cercare l’adesione alla NATO; promuovendo un livello di unità nella NATO che non si vedeva dalla fine della guerra fredda;,con conseguente aumento dei bilanci della difesa in Europa e negli Stati Uniti, con la Germania, in particolare, ora impegnata a raggiungere l’obiettivo della NATO di spendere il 2% del PIL per la difesa, dopo non essere arrivata all’1,5% in precedenza. La guerra inoltre ha portato all’aumento delle forze negli Stati baltici e nell’Europa orientale; e, infine, ha spinto a ridurre drasticamente la capacità militare della Russia, con le forze russe che hanno subito enormi perdite e perdite sconcertanti di sistemi d’arma e veicoli, oltre a ridurre drasticamente le sue scorte di munizioni. In sintesi, la Russia è sostanzialmente uscita indebolita e la NATO sostanzialmente rafforzata”.
Possiamo affermare che l’Occidente è più unito un anno dopo l’inizio della guerra?
“Sì, assolutamente, nonostante occasionali esitazioni sulla fornitura di alcune armi all’Ucraina (come nella decisione sulla fornitura di carri armati occidentali all’Ucraina, che ora è concordata, ovviamente). Come ho notato in precedenza, la NATO e altri paesi occidentali non sono stati così uniti dalla fine della Guerra Fredda”.
Qual è stato il ruolo delle armi occidentali e del sostegno dell’intelligence nel rafforzare la resistenza ucraina?
“Assolutamente vitale. L’Ucraina ha fatto un lavoro davvero straordinario nel mobilitare l’intero paese per combattere ciò che gli ucraini vedono come la loro guerra d’indipendenza; hanno fatto molto meglio della Russia nel reclutamento, nell’addestramento, nell’equipaggiamento, nell’organizzazione e nell’impiego di forze e capacità aggiuntive. Ma ciò non sarebbe stato possibile senza la massiccia assistenza degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali. Gli Stati Uniti da soli hanno ora fornito oltre 27 miliardi di dollari in armi, munizioni e materiale all’esercito ucraino dall’invasione dello scorso febbraio, con altri 2 miliardi di dollari che stanno per essere aggiunti. E i sistemi d’arma forniti continuano ad essere sempre più efficaci. E, secondo quanto riferito, anche la condivisione dell’intelligence è stata molto utile, anche se non voglio speculare ulteriormente su questo”.
Quali errori sono stati commessi dall’esercito russo?
Un numero impressionante di errori, – tutto, dal disegno terribilmente carente della campagna iniziale, alla sopravvalutazione delle capacità russe, alla completa sottovalutazione delle capacità (e all’incredibile determinazione) delle forze e del popolo ucraino, alla mancanza di apprezzamento del sostegno occidentale all’Ucraina, allo scarso comando e controllo e comunicazioni, al mancato raggiungimento degli effetti combinati delle armi (corazzati, fanteria, artiglieria, genieri, supporto aereo ravvicinato, difesa aerea e guerra elettronica che lavorano tutti insieme). A cui aggiungiamo una logistica del tutto inadeguata, la terribile indisciplina da parte delle forze russe, la mancanza di un corpo di sottufficiali professionisti, la carenza leadership (che è il motivo per cui più leader sono stati licenziati) e, chiaramente, un fallimento nell’approfittare di tutto il tempo che le forze russe hanno avuto in Bielorussia e Russia per addestrare e preparare effettivamente le forze per l’invasione.

La prospettiva di una vittoria dell’Ucraina è fattibile come esito finale della guerra?
Sì, anche se la risposta a questa domanda dipende ovviamente da come si definisce la “vittoria” e dipende anche da una serie di fattori, in particolare la continuità di un forte sostegno occidentale e dell’assistenza economica per l’Ucraina e l’ulteriore inasprimento delle sanzioni e dei controlli sulle esportazioni sulla Russia. In definitva, credo che la guerra finirà con una risoluzione negoziata quando la Russia si renderà conto che il conflitto è insostenibile sul campo di battaglia (dove la Russia ha già perso più di 8 volte i soldati che l’URSS ha perso in quasi 10 anni in Afghanistan) e anche sul fronte interno, date le sanzioni sempre più severe e i controlli sulle esportazioni. E dobbiamo fare tutto il possibile per affrettare quel giorno – e anche per essere pronti con un Piano Marshall per aiutare a ricostruire l’Ucraina. A cui aggiungere anche una garanzia di sicurezza ferrea per l’Ucraina, sia che si tratti dell’adesione alla NATO, che sarebbe l’ideale, o di un impegno di coalizione guidato dagli Stati Uniti, se l’adesione alla NATO non sarà realizzabile “.
Il presidente Biden ha dichiarato nel suo discorso di insediamento che l’America stava tornando come leader globale e affidabile. La guerra in Ucraina ha dimostrato che aveva ragione o la leadership americana è ancora in dubbio?
“Penso che la leadership americana della NATO e lo sforzo occidentale per sostenere l’Ucraina e imporre sanzioni e controlli sulle esportazioni alla Russia abbiano dimostrato che gli Stati Uniti sono “tornati”, per usare il termine del presidente Biden. E questo è particolarmente importante sulla scia del ritiro dall’Afghanistan nell’agosto 2021, che ha permesso ai potenziali avversari di sostenere che gli Stati Uniti erano un partner inaffidabile e una grande potenza in declino. E nell’offrire questa valutazione, ci tengo a ribadire che non sono membro di alcun partito politico negli Stati Uniti e non mi registro nemmeno per votare. Ho smesso di votare quando sono stato promosso generale a due stelle e da allora ho cercato di rimanere apolitico”.
A livello globale, gli Stati Uniti stanno affrontando l’espansionismo della Russia in Europa e le ambizioni della Cina in Estremo Oriente. Quale sarà la questione più importante per Washington nei prossimi anni?
“Penso che non ci siano dubbi sul fatto che la partita più importante al mondo sia quella tra gli Stati Uniti – insieme ai nostri alleati e partner – e la Cina. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, ha descritto il rapporto con la Cina come una “forte concorrenza”. E tutti noi – tutte le nazioni che la pensano allo stesso modo – dobbiamo lavorare insieme per garantire che la competizione non si trasformi in conflitto. Si potrebbe sperare che un impegno paziente, pragmatico e fermo possa aiutare a ridurre il senso di competizione e aumentare le aree di cooperazione, producendo infine una relazione che sia il più reciprocamente vantaggiosa possibile. Ma dobbiamo essere chiari e freddamente realisti, anche se cerchiamo di affrontare le differenze e, ancora una volta, garantire che non sfocino in veri conflitti. E dobbiamo anche lavorare tutti insieme per garantire che gli elementi di deterrenza (capacità e volontà di impiegarli) siano solidi come una roccia”.
Questo articolo è la traduzione italiana di un articolo apparso sul ventesimo numero del magazine inglese di Inside Over, “The Perfect Storm”, dedicato alle conseguenze di un anno di guerra in Ucraina. Il magazine intero è leggibile a questo link, l’articolo in inglese è invece disponibile qui.