Odessa come la Normandia. I cavalli di Frisia per intralciare la strada ai tank, le mine insabbiate, le buche scavate in prossimità della spiaggia, per consentire ai soldati in mimetica chiara, con le loro fasce azzurre al braccio per distinguere l’amico dal nemico, di trincerarsi. E poi i sacchi di sabbia disposti a piramide, per proteggere da proiettili e schegge la statua del Duca di Richelieu. Proprio accanto alla Scalinata Potëmkin: per noi nome della celebre corazzata, in realtà omaggio al principe russo che creò la Flotta del Mar Nero; le cui navi da guerra al largo di Odessa, rappresentano il nuovo pericolo di uno sbarco in forze. Sullo sfondo sempre il cielo grigio e il mare gelido.
Sono immagini assurde quelle che ci propongono, e in parte fuorvianti. Ma iniziamo dalle basi. Quei cavalli di Frisia, cosa sono? Sono ostacoli anticarro di cui si fece ampio utilizzo nelle guerre mondiali per sbarrare le strade e i passaggi. Inizialmente erano fatti di legno, impiegati per la prima volta nella storia dai difensori della Groninga assediata nel 1594, per fermare la carica della cavalleria. Riportati in auge e ricoperti di filo spinato, per ostacolare la fanteria nella Grande guerra, per poi essere forgiati in metallo al fine di sbarrare la via ai carri armati; che sulle spiagge di sbarco si rendono in questo modo facili prede delle mine appositamente piazzate, e del tiro dell’artiglieria. I tedeschi, su ordine del feldmaresciallo Rommel, li disseminarono sulle spiagge di tutta Europa. I carristi americani e inglesi ormai quasi centenari, ne sanno qualcosa.
Lo sbarco di Odessa
Odessa si prepara ad un possibile attacco dal mare dal 25 febbraio. Quando le “operazioni speciali” annunciate da Vladimir Putin hanno previsto un fronte allargato all’intera Ucraina, non solo alle repubbliche separatiste del Donbas. Per questo le spiagge sono state disseminate di mine antiuomo e anticarro, e riempite di ostacoli per deviare i mezzi anfibi. Altrove, i volontari civili ha ricoperto di sacchetti d sabbia i monumenti e palazzi d’importanza storica, portando alla mente il ricordo indelebile della cattedrale di Amiens, una delle prime ad essere “bardata” dalle protezione per essere protetta dai bombardamenti del 1940.
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CAUSALE: Reportage Ucraina
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Sin dall’inizio dell’invasione Kiev ha sempre temuto che Cremlino lanciasse un’offensiva sul capoluogo che affaccia sul Mar Nero. Un timore che si è definitivamente materializzato quando le navi da guerra russe sono apparse ben più vicine della linea dell’orizzonte il 3 di marzo. La flottiglia da sbarco russa, fotografata prima dai satelliti spia e poi direttamente dalla riva, era composta da sei unità classe Ropucha. Unità che avrebbero potuto riversare sulle spiagge una prima ondata composta approssimativamente da meno di duemila fanti di Marina e quaranta mezzi corazzati o poco più. Una forza definita “inconsistente” per una roccaforte che si prepara a questa offensiva da settimane. Sebbene Odessa abbia ricevuto alcuni bombardamenti dalle navi al largo – mirati su precisi obiettivi militari – non si è ancora visto l’ombra di un soldato russo sulle sue spiagge. Il ministero degli Interni di Kiev Anton Gerashchenko sconfessò il rischio nelle settimane scorse, dichiarando che non c’era stato “alcun tentativo di sbarcare un soldato “. Eppure i bombardamenti di Odessa sono ripresi, e le immagini satellitari delle navi russe rimesse in allerta mantengono la tensione alta.
Come segnalato da Lorenzo Vita, negli ultimi giorni le navi russe sembrano essere tornate a muovere. L’accreditata piattaforma d’analisi nel settore navale di H. I. Sutton, ha individuato nelle foto scattate dai satelliti un nuovo avvicinamento delle unità russe al largo della costa di Odessa. La flotta questa volta sarebbe composta 14 navi, suddivise in tre gruppi, uno dei quali è composto esclusivamente da navi d’assalto anfibio classe Alligator e dalla nave da sbarco classe Ivan Gren, “Pyotr Morgunov“. Un secondo gruppo comprende le navi da sbarco di classe Ropucha, succitate. Mentre il terzo, è invece composto da corvette missilistiche cui spetterebbe il compito di alleggerire le difese ucraine prima dello sbarco. Tuttavia, come è notorio, qualsiasi tipo di bombardamento aeronavale non sarebbe mai tanto efficace da non esporre la forza di sbarco al fuoco delle difese costiere. Gli ucraini hanno già immortalato addirittura carri armati ucraini T-80 nascosti dietro muri di sacchetti di sabbia a pochi metri dalle spiagge: pronti a ricevere il nemico.
Una semplice precisazione da fare
È importare ricordare infatti, che seppure le immagini che stiamo vedendo ci riportano alla memoria scenari da Seconda guerra mondiale, riecheggiando la Normandia, lo sbarco in questione non avverrebbe mai di fronte a Odessa. Ma nelle spiagge limitrofe. Nei settori individuati degli spetnaz della Marina russa: dove le difese si presenterebbero minori, e le distanze dagli obiettivi chiave comunque in grado di essere coperte in poco tempo; in attesa della seconda e della terza ondata della forza di sbarco. Sarebbe tutto molto diverso da ciò che immaginiamo. Anche se il fuoco di sbarramento colpirebbe comunque la città di Odessa. Provocando danni immani in termine di vite e strutture. Appunto per la mancanza del fattore sorpresa – nell’epoca dei satelliti spia -, e data la diffusione delle immagini di una città “fortificata” che attende soltanto il nemico, che il quadro finale potrebbe rappresentare l’annuncio di una carneficina per i fanti di marina russi. Dunque tradursi in un “messaggio visivo” da inviare ai russi. Che forse, dal lato loro, continuano a bluffare, spostando e risposando navi, e minacciando un’assalto anfibio che non arriverà mai.