Guerra /

Il comando della Flotta Russa del Mar Nero a Sebastopoli, in Crimea, è stato colpito nella giornata di venerdì 22 settembre da almeno un paio di missili da crociera “Storm Shadow” ucraini causando gravi danni all’edificio, che dalle immagini apparse in rete risulta in fiamme e semidistrutto. Le autorità russe hanno inoltre riportato che le difese aeree hanno abbattuto un altro missile vicino alla città di Bakhchysarai sempre nella stessa giornata.

Oltre a queste azioni cinetiche, sappiamo che la penisola è stata oggetto di un attacco informatico che ha portato a interruzioni del servizio internet in tutta la regione. Nelle ultime settimane, l’Ucraina ha aumentato notevolmente il ritmo degli attacchi contro la Crimea: nella notte di mercoledì scorso era stata colpita un’importante base aerea vicino alla città di Saky (già attaccata l’11 agosto) e contestualmente anche installazioni portuali vicino a Sebastopoli, mentre il 13 settembre almeno uno “Storm Shadow” ha centrato un bacino di carenaggio nel porto del capoluogo della penisola distruggendo un sottomarino e una nave da sbarco anfibio.

Già lo scorso anno, a settembre, Mosca prese la decisione di allontanare da Sebastopoli gli assetti più pregiati rimasti alla Flotta del Mar Nero, i sottomarini classe Kilo migliorata, portandoli a Novorossiysk, con l’intenzione di metterli al sicuro dagli attacchi ucraini effettuati con Uav (Unmanned Air Vehicle), missili da crociera e Usv (Unmanned Surface Vehicle), ma il rateo di azioni ucraine contro la penisola di Crimea è aumentato durante quest’ultima estate.

Restando nel campo “navale”, il ponte sullo Stretto di Kerch è stato colpito da Usv e gravemente danneggiato il 17 luglio, mentre il giorno prima ancora barchini esplosivi senza pilota (a quanto sembra dei jet ski modificati) hanno tentato di forzare per l’ennesima volta il porto di Sebastopoli in un attacco che ha utilizzato anche almeno cinque Uav. Ancora nei pressi dello Stretto, il 5 agosto una nave cisterna è stata colpita da un altro Usv che le ha causato gravi danni, mentre il 24 dello stesso mese un raid di un commando ucraini è stato effettuato a Capo Tarkhankut, nella Crimea occidentale. Quest’azione è stata preceduta il 23 agosto da un attacco a una postazione di S-400 nella stessa area, che secondo quanto riferito è stato effettuato con un missile antinave Neptun insieme a droni, in un’azione “a tenaglia” in cui le loitering muntions hanno eliminato i radar, e il vettora da crociera il lanciatore dei missili da difesa aerea. La stessa azione con la stessa modalità di esecuzione è stata ripetuta a metà settembre, il 14, a Yevpatoriya per eliminare batterie di S-300 e 400.

In una data imprecisata tra fine agosto e inizio settembre, invece, forze speciali ucraine hanno occupato le piattaforme offshore di estrazione di idrocarburi B312, nota come “Petro Hodovanets”, e B319, nota come “Ukraina” o “Nezalezhnist”, situate 150 chilometri a ovest della penisola e a circa 100 a sud di Odessa.

Le tre strade di Kiev per riprendere la Crimea

L’Ucraina sembra quindi concentrarsi su tre compiti chiave nel tentativo di liberare la Crimea occupata, che è tra gli obiettivi finali di Kiev da quando è cominciato il conflitto: prendere di mira i sistemi di difesa aerea per aprire la strada a ulteriori attacchi contro le infrastrutture militari e i depositi di armi, munizioni e carburante presenti nella penisola occupata; attaccare la logistica dei trasporti per fermare i rifornimenti su larga scala diretti al fronte; e colpire le capacità della Flotta del Mar Nero in modo da diminuirne il potenziale bellico e così alleggerire la pressione sulle proprie infrastrutture – colpite dai missili da crociera Kalibr lanciati da navi di superficie e sottomarini – e mettere in sicurezza il settore occidentale del Mar Nero in modo da poter continuare a esportare grano e potersi riallacciare alla propria rete di produzione di idrocarburi in vista della stagione invernale.

Questi tre compiti tattici hanno, idealmente, l’obiettivo strategico di tornare in possesso della penisola di Crimea, che è occupata illegalmente dalla Russia sin dal 2014 in quanto rappresenta un territorio molto importante per gli interessi di Mosca nel Mar Nero, e in proiezione nel Mediterraneo: il porto di Sebastopoli, infatti, è la sede della Flotta e la penisola è costellata di installazioni militari di varia natura.

La sua posizione geografica, poi, permette di controllare quasi tutto quel mare e infatti la Russia ha installato qui una sua bolla Anti Access / Area Denial (A2/AD), che però, a quanto sembra, non è stata in grado di respingere gli attacchi ucraini.

La “lezione” di Kiev ai sistemi russi

Del resto la flotta russa ha subito un duro colpo nelle sue capacità di comando/controllo e interdizione navale con l’affondamento dell’incrociatore “Moskva”, ex nave ammiraglia, e ha dimostrato quanto sia difficile respingere gli attacchi di piccoli Usv e Uav. Dal punto di vista aeronautico, invece, lo schermo difensivo dato dai sistemi S-300/400 e a più corto raggio d’azione (come i Pantsir o i Buk e Tor) si è dimostrato permeabile ai missili da crociera moderni come gli “Storm Shadow” nonché in difficoltà nell’intercettare le loitering munitions, usate abilmente per colpire i radar di scoperta/tracciamento/controllo del fuoco in modo da aprire la strada a missili meno protetti contro le difese aeree come i Neptun, che, lo ricordiamo, sono vettori nati per compiti antinave.

Se c’è una cosa che l’azione ucraina contro la Crimea, divenuta negli ultimi mesi più costante, ha dimostrato, è quella che le bolle di interdizione aeronavali devono essere ripensate per risultare efficaci contro attacchi portati da sistemi meno sofisticati, a basso costo, e più piccoli, che se usati in modo da saturare le difese possono ottenere risultati soddisfacenti nel quadro di azioni coordinate con altri mezzi offensivi.

L’Ucraina, non avendo una marina militare d’altura né la possibilità di affrontare il potere aereo russo con un’aviazione numericamente consistente e moderna, ha utilizzato quanto a sua disposizione con tattiche innovative che, sebbene molto difficilmente porteranno alla liberazione della Crimea, comunque stanno ottenendo risultati tangibili al fine di logorare il potenziale bellico russo.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.