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L’incidente costato la vita al colonnello Schultz dell’aeronautica militare degli Stati Uniti ha attirato l’attenzione mediatica soprattutto a causa del segreto militare posto riguardo all’aereo su cui viaggiava il pilota statunitense. Le speculazioni a riguardo, dettate anche dal fatto che non lontano dall’incidente sorgesse la famigerata Area 51, si sono fermate su tre ipotesi principali, di cui una riguardava la possibilità che il colonnello stesse svolgendo servizio non su un aereo di fabbricazione del Pentagono, bensì su un aereo russo, probabilmente un Sukhoi Su-27, quello che in ambito Nato è denominato “Flanker”. L’ipotesi in questione non era mai stata scartata dai siti d’informazione militare americana che hanno trattato la vicenda, e adesso, dopo una settimana dalla triste morte del colonnello americano, sembra che questa possibilità sia molto meno remota di quanto potesse apparire in un primo momento.

In un articolo pubblicato questo lunedì dal sito AviationWeek.com, ben collegato a fonti dell’aeronautica militare di Washington, viene infatti data quasi per certa la possibilità che il colonnello Schultz sia morto pilotando un velivolo di fabbricazione straniera, probabilmente russa, in quanto al comando dell’unità dei servizi segreti dell’aeronautica americana nota come Red Hats, i “cappelli rossi”. “Data la posizione approssimativa fornita dalla Forza Aerea”, si legge nel sito statunitense, “sembra che l’incidente si sia verificato a metà strada tra il campo di Groom Lake e l’aeroporto di Tonopah Test Range, entrambi gestiti da Detachment 3, Air Force Test Center (AFTC)”.  Questo centro è quello responsabile della prova e della valutazione degli aerei classificati nonché dei velivoli stranieri che vengono acquisiti dal Pentagono e poi pilotati dai membri del gruppo speciale Red Hats per testare le abilità dei velivoli nemici e utilizzarli nelle esercitazioni con gli aerei delle forze armate statunitensi.

Le fonti citate dal sito AviationWeek indicano che Schultz fosse effettivamente il comandante della squadriglia dei Red Hats al momento della sua morte, unità che è stata chiusa nel 2004, in via ufficiale, ma che in sostanza continua a operare nell’ambito di varie unità di prova dell’aeronautica statunitense. Negli ultimi anni, i membri dei “cappelli rossi” hanno operato su diversi velivoli sviluppati in Russia, MiG-29 e Su-27P in via principale. E non a caso, uno di questi velivoli Su-27 è stato recentemente fotografato in volo nelle vicinanze del luogo in cui poi, a settembre, è avvenuto il doloroso incidente. Le foto del SU-27P sono apparse per la prima volta su TheAviationist.com il 6 gennaio 2017, e furono scattate dal fotografo amatoriale Phil Drake dal Tikaboo Peak nel pomeriggio dell’8 novembre del 2016. In queste foto, è chiaramente visibile un F-16 statunitense svolgere un’esercitazione di combattimento insieme a un Su-27P di fabbricazione russa, a dimostrazione che esiste la possibilità che il colonnello Schultz potesse effettivamente essere stato impegnato su uno di questi velivoli.

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L’incidente del colonnello Schultz resta comunque avvolto nel mistero. I comandi dell’aeronautica Usa non hanno confermato alcuna ipotesi se non negato la possibilità che si trattasse di un F-35. E alla possibilità che stesse pilotando un velivolo russo, si aggiunge un curioso (forse non troppo) precedente storico, avvenuto proprio in Nevada, nel 1984. Il 26 aprile del 1984, sempre nelle vicinanze dell’aeroporto di Groom Lake, un incidente aereo costò la vita al generale Robert  Bond. Durante le prime ore dalla tragedia, si pensò immediatamente che si trattasse di una tragica fatalità avvenuta mentre il pilota americano era in servizio su un prototipo americano. Tuttavia, nel libro “Red Eagles: America’s Secret MiGs” – il testo più autorevole riguardo agli aerei russi nelle mani del Pentagono – l’autore afferma che il 26 aprile 1984 Bond si fosse recato in visita al 6513ª Squadron Test, Red Hats, sul Lago Groom. L’unità, a quei tempi, operava semi-clandestinamente su velivoli sovietici ottenuti dal governo di Washington. Secondo l’autore, Bond aveva insistito per pilotare un Mig-23 BN (nome in codice Nato “Flogger”), nonostante fosse considerato un velivolo estremamente difficile da guidare e i piloti fossero costretti a diverse ore di lezione prima di poter provare a pilotarne uno. La mancanza di capacità di guida fu probabilmente la causa dell’incidente mortale.

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