Sono stati diffusi nuovi dettagli di quello che sarà il nuovo cacciatorpediniere della Marina Militare Italiana. Lo scorso novembre vi avevamo già anticipato di come nell’ultimo Dpp Difesa, il Documento Programmatico Pluriennale che stabilisce quali siano gli indirizzi e soprattutto i programmi ed i finanziamenti previsti per le Forze Armate italiane nel prossimo triennio, comparisse – finalmente – il progetto per una nuova classe di unità navali di questo tipo che dovranno sostituire i due caccia della classe Ammiragli (nave Durand de la Penne D 560 e nave Mimbelli D 561), unità varate tra il 1989 ed il 1991, e che si affiancheranno ai due classe Orizzonte: l’Andrea Doria (D 553) e il Caio Duilio (D 554), consegnati alla Marina rispettivamente nel 2007 ed nel 2009.
Il programma riguardante lo studio per lo sviluppo e l’acquisizione di due nuove unità di questo tipo, definite Ddx in questa fase, e comprensivo del relativo armamento, è stato finanziato nel bilancio ordinario della Difesa per un importo di 4,5 milioni di euro che andranno in studi di de-risking (che potremmo tradurre come “riduzione del rischio”) distribuiti nei prossimi due anni.
I nuovi cacciatorpediniere avranno un dislocamento di circa 11mila tonnellate per una lunghezza di 175 metri, una larghezza di 23 ed un pescaggio di circa 9. I requisiti sono per una velocità massima sarà superiore a 30 nodi e un’autonomia di 7mila miglia nautiche a 18 nodi. La propulsione sarà del tipo Codogal (Combination of Diesel or Gas and Electric) per una potenza complessiva di 42,5 Mw distribuita su due gruppi propulsori con i conseguenti due assi e due eliche.
Saranno quindi delle unità molto grandi. Per dare un termine di paragone gli incrociatori classe Slava russi sono lunghi 186 metri per circa 11mila tonnellate a pieno carico.
Il sistema di combattimento di bordo sarà imperniato, molto probabilmente, sul radar a facce fisse tipo Aesa di Leonardo Kronos 3000, che lavora in doppia banda (X e C) per il tracciamento, la guida missili e la scoperta a corto raggio, e sul Kronos Power Shield (in banda L) per la scoperta a lungo raggio che darà, insieme ai missili della famiglia Aster (i tipo 15, 30 e 30 block 1Nt) le capacità antiaeree ma soprattutto Abm (Anti Ballistic Missile). I cacciatorpediniere avranno sei sistemi lanciamissili tipo Vls (Vertical Launch System) Sylver A50 a otto celle (per un totale di 48) a centro nave per il lancio dei vettori della famiglia Aster, mentre altri 2 Vls dello stesso tipo, sempre a otto celle (16 in totale), saranno a prua e si prevede che saranno destinati al lancio del missile da crociera da attacco terrestre Scalp Naval. Una dotazione, questa, che è sempre mancata alla nostra Marina e che va a colmare una lacuna non più tollerabile stante il quadro della situazione internazionale.
La capacità antinave sarà data dal missile Teseo Mk2 Evolved (2 lanciatori per 4 missili) mentre le navi avranno – finalmente – una dotazione di artiglieria di tutto rispetto: oltre ad un cannone da 127/64 di Leonardo che utilizza il nuovo munizionamento guidato Vulcano, i cacciatorpediniere avranno due o tre pezzi da 76/62 a tiro rapido in grado di utilizzare anche le munizioni guidate Dart (Driven Ammunition Reduced Time Of Flight) di cui uno posizionato a poppa e uno a centro nave. Per la difesa ravvicinata sembra sia stato scelto l’affusto Oto Melara 25/80 “Spallaccia”. Saranno presenti anche lanciatori trinati per siluri Antisom B515/3.
La gestione del fuoco delle nuove navi sarà affidata al sistema di combattimento fabbricato da Leonardo: il Combat Management System di nuova generazione ad architettura aperta, modulare e riconfigurabile, progettato per essere un sistema C4I (Comando, Controllo, Comunicazione, Computer e Intelligence) completo con accesso ai servizi di rete della Nato e dei suoi partner così come a quelli strategici nazionali. Verosimilmente i nuovi cacciatorpediniere avranno la capacità di comunicare con i caccia di nuova generazione che utilizzano il sistema Link 16. Dipendenti da questo sistema saranno anche il radar di sorveglianza e navigazione Gemini DB, i sistemi di contromisure elettroniche Zeus oltre al sistema di controllo del fuoco NA-30S Mk2, sempre della società italiana.
Nella plancia è previsto una postazione di controllo ad “abitacolo” integrato: un innovativo sistema che consentirà per la prima volta la gestione integrata delle operazioni relative sia alla conduzione della nave sia al sistema di combattimento, impiegando un numero ridotto di addetti, grazie anche all’utilizzo di tecnologie di realtà aumentata. A completare le dotazioni dei nuovi cacciatorpediniere ci sarà un ponte di volo e un hangar per elicotteri a poppa, che potranno ospitare due EH101 o due SH90 ma potranno atterrare anche velivoli più grandi, come il convertiplano Boeing CV-22 ed un CH-47. A poppa è previsto l’alloggiamento e le strutture per filare un sonar rimorchiato Black Snake, di Leonardo.
Ovviamente, trattandosi di un progetto in fieri, che ha visto il suo primo finanziamento relativo agli studi di rischio, è passibile di variazioni, anche molto significative.
In ogni caso si tratta di un progetto moderno e avveniristico, soprattutto considerando la possibile introduzione dei missili da crociera da attacco terrestre, qualcosa che si attendeva da decenni. Se proprio vogliamo trovare una pecca all’attuale configurazione, è quella che riguarda la dotazione missilistica: i Ddx, stante questi disegni che, lo ricordiamo, sono preliminari quindi passibili di modifiche, in totale avranno 64 celle Vls, che se rapportate ad altre moderne unità straniere sono un po’ poche.
Guardando agli Stati Uniti, infatti, i cacciatorpediniere classe Arleigh Burke Flight III hanno a disposizione un totale di 96 celle del sistema Vls tipo Mk 41, mentre la Cina, sui suoi nuovissimi cacciatorpediniere classe Type 055, monta addirittura un totale di 128 celle (due sezioni da 64), quindi il doppio delle nostre unità.
La potenza, data dal sistema di propulsione, rappresenta invece il giusto compromesso per avere un’unità in grado di esprimere un’eccellente autonomia e una buona capacità di combattimento. Scelta diversa, invece, quella cinese, che sui Type 055 ha due sistemi di propulsione tipo Cogag (quindi “tutto gas”) per una potenza complessiva di 56 Mw, ma che va a discapito dell’autonomia, che è ridotta a 5mila miglia nautiche. Stessa scelta quella americana, che sui Burke usa una propulsione tutto gas che eroga circa 76 Mw (4 turbine da 19 Mw ciascuna) ed infatti hanno un’autonomia di 4400 miglia nautiche alla velocità di 20 nodi. La dotazione elettronica, soprattutto del sistema di combattimento, è all’avanguardia e permetterà ai Ddx di avere anche una qualche capacità Abm grazie ai missili Aster 30 così come avviene per i Burke dotati del sistema Aegis utilizzante i missili Standard.