La tensione in Ucrainanon smette di aumentare. Dopo l’incidente dello Stretto di Kerch, Mosca e Kiev hanno preso provvedimenti di carattere militare che assomigliano sempre di più ai preparativi per una guerra.
Nonostante il Presidente Poroshenko abbia annunciato lo scorso 26 dicembre la fine della legge marziale emanata a poche ore da quello che è stato un vero e proprio scontro navale se pur di modestissima intensità, la situazione ai confini tra Russia e Ucraina non sembra essersi distesa, anzi in questi giorni abbiamo assistito a numerosi ed importanti spostamenti di mezzi e truppe su entrambi i fronti.
Le mosse dell’Ucraina
Nell’arco di quasi un mese, in concomitanza con la dichiarazione di indipendenza della chiesa ortodossa ucraina separatasi da quella russa, Kiev ha principalmente aumentato lo sforzo volto a mantenere un elevato livello di capacità di interdizione d’area, sia spostando cacciabombardieri ove più necessario sia ridislocando sistemi da difesa aerea S-300.
Coinvolti, ad esempio, sono stati i Sukhoi Su-27P della 831esima brigata aerea che sono andati a rinforzare i Mig-29 della 204esima presso la base Kulbakino (Mykolaiv) – già sede della 299esima brigata aerea tattica – a difesa del settore meridionale del Paese.
Negli scorsi giorni, tutti questi velivoli, integrati da 14 Su-27 in diverse varianti del 39esimo stormo caccia di Ozerne, hanno effettuato circa 10 di missioni di pattugliamento aereo armato (Cap – Combat Air Patrol) al giorno. Durante una di queste un Su-27S del 39esimo stormo è precipitato in fase di atterraggio ad Ozerne provocando la morte del pilota.
Sempre nello stesso periodo sono aumentate esponenzialmente le esercitazioni di appoggio aereo ravvicinato (Cas – Closed Air Support) della flotta di Su-25 “Frogfoot” in dotazione all’Ucraina (tra cui 11 nell’ultima versione, la SM) con l’impiego anche di velivolo Su-24 “Fencer” della settima brigata aerea di Myrorod.
Sempre nel quadro delle esercitazioni sono stati mobilitati, come dicevamo, anche i battaglioni di S-300 con particolare riguardo a quelli dislocati nella prima linea di difesa rispetto al confine con la Crimea ed il Donbass, ovvero appartenenti alla 208esima e 138esima brigata basate rispettivamente a Kherson e Dnipro, operanti con la versione PS. Rapporti riferiscono che anche la versione V per la fanteria è stata ripristinata e reimmessa in servizio.
Parallelamente l’Ucraina ha pensato di spostare dalla “linea del fronte” 5 velivoli da trasporto Ilyushin Il-76MD facenti parte della 25esima Brigata. In particolare i velivoli sono stati spostati da Melitopol, città non lontano dal confine con la Crimea, a Ozerne (140 chilometri ad ovest di Kiev e sede del già citato 39esimo stormo), per evitare che venissero colpiti da eventuali azioni militari russe.
Il dispiegamento di forze della Russia
Il Presidente Poroshenko già alla fine dello scorso mese aveva rilasciato dichiarazioni riguardanti il fatto che l’Ucraina fosse in possesso di prove che certificavano la presenza di forze corazzate nelle immediate vicinanze dei propri confini.
Ora le immagini satellitari, divulgate da Defence Blog, testimoniano che il Presidente ucraino non stava mentendo.
Più di 100 carri armati del tipo T-62M e T-64 unitamente a decine e decine di altri veicoli pesanti sono stati dislocati nelle nuove installazioni militari di Kamensk/Shakhtinsky e Valuyki nell’Oblast di Belgorod, località entrambe poste ad una manciata di chilometri dal confine con l’Ucraina.
Parallelamente, come riportato da alcuni media ucraini e come confermato sempre dalla ricognizione satellitare, la Russia ha rinforzato pesantemente il proprio dispositivo militare in Crimea.
Oltre all’arrivo del quarto sistema da difesa aerea S-400 dispiegato a Dzankoj – pianificato prima dell’incidente dello Stretto di Kerch – tra il 7 e l’8 dicembre scorsi tre aerei da trasporto Il-76MD, del 708esimo reggimento aereo di Taganrog, hanno trasportato un battaglione di 400 uomini appartenenti alla settima divisione aviotrasportata da montagna da Novorossiysk proprio a Dzankoj, appoggiati da una colonna di blindati BMP-3 entrati in Crimea l’8 dicembre proprio attraverso il nuovo ponte sullo Stretto di Kerch. Gli uomini della settima divisione erano entrati in azione proprio in occasione dell’occupazione della Crimea nel 2014. Nell’altra base russa in Crimea, Saki, è stato rischierato un velivolo Awacs A-50. Sempre a Dzankoj, tra il 10 ed il 12 dicembre almeno un elicottero pesante per trasporto truppe ed equipaggiamenti Mi-26 ha fatto la spola con la Russia.
La Russia in questo periodo ha intensificato, come l’Ucraina, la propria attività di pattugliamento armato. Attività che ha visto coinvolti i numerosi velivoli presenti ormai in Crimea ed in particolare quelli appartenenti al 37esimo reggimento d’attacco di Gvardeyskoe-Simferopol – composto da 12 Su-24 e da 15 aerei d’attacco al suolo Su-25 (nelle versioni SM e UB). Interessati anche quelli inquadrati nel 38esimo reggimento caccia di Belbek – composto da 28 caccia multiruolo Su-27 e da 3 caccia da superiorità aerea Su-30M2.
Oltre agli assetti già presenti in Crimea si stanno aggiungendo quelli di ritorno dalla Siria: 12 caccia SU-27SM e 3 Su-30M2 del 38esimo reggimento di Belbek sono infatti arrivati dalla base siriana di Jableh.
Le forze aeree russe vengono integrate ovviamente anche da velivoli non presenti in Crimea, ma situati lungo i confini con l’Ucraina. È il caso del 14esimo reggimento caccia di Kursk che opera con Su-30SM e MiG-29SMT/UB che vengono impiegati quotidianamente in pattugliamenti lungo le aree di confine.
Le preoccupazioni di Kiev
Il comandante delle Forze Armate ucraine, il generale Viktor Muzhenko, ha detto in un’intervista che risale allo scorso 5 dicembre che il livello delle truppe russe presenti ai confini con l’Ucraina è il più alto dal 2014, ovvero da quando la Russia ha invaso la Crimea.
“Davanti a noi c’è un aggressore che non ha alcun limite legale, morale o di altro tipo” sono state le dure parole del generale “è veramente difficile predire quando cominceranno le azioni di guerra contro l’Ucraina”.
Kiev quindi, nonostante la crisi dello Stretto di Kerch sembri congelata e nonostante la fine della legge marziale nelle sue regioni di confine, si sta preparando per il peggio, e d’altro canto i movimenti di truppe e mezzi corazzati russi degli ultimi giorni, testimoniati dalla ricognizione satellitare, non fanno presagire nulla di buono.
Se Mosca attaccherà direttamente il Donbass per cercare di annettersi le repubbliche secessioniste ucraine questa volta sarà guerra. Un colpo di mano come quello della Crimea effettuato nel 2014, quando gli “omini verdi” di Mosca con una rapidità da manuale occuparono tutti i centri strategici della regione, non sarà più tollerato da Kiev che può contare sul sostegno internazionale degli Stati Uniti e di altri Paesi importanti della Nato come il Regno Unito, senza considerare quello di altri come Bulgaria e Romania che si affacciano direttamente sul Mar Nero e che vengono direttamente minacciati dalla bolla A2/AD che la Russia ha stabilito in Crimea.