Guerra /

Pochi giorni fa il Csis, il Center for Strategic and International Studies, aveva pubblicato immagini satellitari che mostravano attività sospetta nella base navale di Sinpo, in Corea del Nord, che lasciavano presagire che Pyongyang si preparasse per un possibile lancio di un Slbm (Submarine-Launched Ballistic Missile) probabilmente in occasione dell’anniversario di fondazione del Partito dei Lavoratori il prossimo 10 ottobre.

Il Csis informava, come riporta Reuters, che sono state notate diverse navi all’interno di un bacino, una delle quali somiglia a vascelli precedentemente utilizzati per trainare una chiatta sommergibile per banchi di prova di missili balistici lanciati da sottomarini. L’istituto di ricerca affermava che l’attività “suggeriva, ma non in modo definitivo” che si stessero tenendo preparativi per un imminente test di un Pukguksong-3, un Slbm che è stato già testato in passato lanciandolo da una chiatta banco di prova sommergibile.

La Corea del Nord lo scorso ottobre aveva lanciato con successo proprio lo stesso tipo di vettore balistico. Un lancio considerato provocatorio perché fatto alla vigilia dei colloqui di Stoccolma tra Pyongyang e Washington, rivelatisi poi fallimentari. Il regime, infatti, aveva sospeso tutti i test missilistici di vettori a medio e lungo raggio dal 2017, quando si era giunti a uno storico accordo con gli Stati Uniti: lo stallo diplomatico che si è andato delineandosi dopo l’entusiasmo iniziale per una pacificazione definitiva della penisola coreana ha poi deteriorato i rapporti tra i due Paesi, se pur non in modo irreversibile, sino agli ultimi sviluppi a nord del 38esimo parallelo che hanno coinvolto direttamente la Corea del Sud.

L’avvenimento più eclatante è stata la distruzione dell’edificio per i rapporti intercoreani nella cittadina di Kaesong, nota per essere il simbolo della distensione tra Seul e Pyongyang da tempo, ampiamente pubblicizzata dal regime, senza dimenticare la rimilitarizzazione dei posti di confine che erano stati “abbandonati” come segno di pacificazione nel 2017.

Oggi è l’intelligence di Seul ad informarci che la Corea del Nord non ha mostrato segni di preparativi per lanciare nessun Slbm nell’immediato futuro e quindi le possibilità di un lancio in occasione dell’anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori sembrano basse. A riferirlo a Yonhap news è stato lo stesso ministro della Difesa sudcoreano, il generale Suh Wook.

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Il leader nordcoreano Kim Jong-un, nel suo messaggio di Capodanno, aveva affermato che avrebbe mostrato al mondo una nuova arma strategica e gli esperti ritengono che potrebbe trattarsi di un nuovo missile balistico intercontinentale (Icbm), oppure un nuovo Slbm, o anche un sottomarino in grado lanciamissili balistici, ma Seul sembra escludere che questa sedicente nuova arma possa essere svelata in occasione della festività del 10 ottobre prossimo.

“Per ora, non sono stati rilevati segnali che indichino lanci imminenti di un Slbm” ha detto il ministro Suh in considerazione del periodo di preparazione rimasto da qui al giorno dell’anniversario, aggiungendo che “si presume che l’attività (a Sinpo n.d.r.) faccia parte del lavoro di riparazione dei danni del recente tifone”. La penisola coreana è stata infatti flagellata da una serie di tempeste di grande violenza che hanno causato danni ovunque, ed in particolar modo nel Nord, dove si corre anche il rischio che scoppi una carestia come già successo a metà degli anni ’90 se pur per motivi diversi.

Se quanto affermato da Seul venisse confermato, sarebbe un doppio segnale da parte di Pyongyang.

Innanzitutto dimostrerebbe la difficoltà del regime di far fronte alle emergenze nazionali come le calamità naturali: l’embargo, che nonostante i negoziati tra Usa e Corea del Nord non è mai stato levato, ha sicuramente ancora effetti pesantissimi sull’economia del Paese e quindi sulla sua possibilità di risollevarsi in casi eccezionali come questi.

Il secondo segnale, forse più importante, sarebbe di tipo diplomatico: la decisione di non lanciare un missile balistico, sebbene magari dettata da cause contingenti come quella del far fronte ai danni causati dai tifoni, vorrebbe comunque dire che a Pyongyang, nonostante l’avvento di un personaggio caratterizzato da una linea più dura come Kim Yo-jong sorella del dittatore, si cerca comunque una sorta di dialogo con la Casa Bianca, forse coscienti che in questa particolare situazione un inasprimento delle tensioni sarebbe del tutto controproducente. Torna quindi in auge, sebbene per motivi diversi, quella che avevamo definito la “diplomazia dei missili” della Corea del Nord, ovvero l’utilizzo ad hoc dei lanci missilistici per cercare la trattativa con l’Occidente, o, in questo caso, il loro non utilizzo, che, come avvenuto negli anni precedenti – parentesi dell’ottobre scorso esclusa – ha dimostrato la “buona volontà” di Pyongyang di non aumentare la tensione con gli Stati Uniti ma soprattutto coi suoi vicini di casa: Seul e Tokyo.

Come sempre, però, si tratta di analisi a priori che non hanno un elevato margine di certezza, anche se il tempo stringe e i preparativi per un lancio missilistico non si possono portare a termine in pochi giorni. Del resto c’è anche la possibilità che i lavori di riparazione dei danni provocati dalle tempeste forniscano un perfetto paravento per l’attività di questo tipo, ma resta, a nostro giudizio, una remota eventualità proprio stante la particolare situazione che si sta vivendo nel Paese.





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