Un nuovo fronte si è aperto nel “Grande Idlib”, l’ultima roccaforte siriana sotto il controllo dei ribelli. Negli ultimi giorni, gli scontri diretti tra le forze governative e le truppe turche – che sostengono i ribelli e le milizie jihadiste – hanno infiammato la regione, rompendo il tacito accordo di non aggressione in vigore tra turchi e siriani.
La Forza Quds
Adesso, a questo complesso mosaico si è aggiunto un nuovo tassello, che potrebbe rappresentare un vero e proprio punto di svolta nel conflitto. A Idlib, infatti, non sarebbero presenti soltanto le forze turche e siriane e i combattenti di Hayat Tahrir Al Sham, ma anche le milizie iraniane e afghane che compongono la nota Forza Quds.
L’intercettazione delle onde radio utilizzate dalle milizie iraniane – registrate dagli attivisti indipendenti di Macro Media Centre (Mmc) – ha rivelato la presenza di alcune truppe della Forza Quds – 400-800 soldati – nel governatorato di Idlib, lontano, dunque, dalle basi iraniane presenti nel territorio siriano. Tra le nuove postazioni vi sarebbe quella di Tamanah, situata nel nord-ovest della Siria, nel distretto di Maarat Al Numan (governatorato di Idlib).
Si tratta di un importante sviluppo nella guerra civile siriana. Pur avendo svolto un ruolo di primo piano nel volgere il conflitto siriano a favore del presidente Bashar al Assad, infatti, le milizie iraniane si sarebbero sempre astenute dal prendere parte alle operazioni di Idlib. Tra le principali motivazioni, la partnership commerciale tra l’Iran e la Turchia, diventata prioritaria in seguito all’imposizione di nuove sanzioni a Teheran da parte degli Stati Uniti.
La Repubblica Islamica ha sostenuto ufficialmente questa posizione anche in occasione dei negoziati di pace per la Siria – condotti insieme a Russia e Turchia -, durante i quali Teheran avrebbe ripetutamente rassicurato Ankara, garantendole che non avrebbe inviato le proprie truppe a Idlib. E così è stato, almeno fino ad ora.
L’Iran cambia strategia
Oggi, le cose sembrano essere cambiate e la competizione tra Ankara e Teheran per l’espansione della propria influenza nella regione potrebbe aver prevalso sulla partnership commerciale. Pur non essendo ancora chiari i motivi che hanno spinto l’Iran a schierare la Forza Quds nel governatorato di Idlib, si potrebbe ipotizzare che tale mossa abbia a che fare con la recente uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani (3 gennaio).
Le milizie sciite, infatti, potrebbero trovarsi a Idlib proprio su ordine di Soleimani. Prima della sua morte, il generale iraniano avrebbe lasciato istruzioni in merito alle linee strategiche che avrebbe dovuto seguire la Forza Quds nei prossimi cinque anni – secondo quanto dichiarato dal comandante della Divisione Fatemiyoun, le milizie sciite afghane che combattono sotto l’ombrello della Forza Quds -. In quest’ottica, lo stanziamento dei soldati iraniani a Idlib potrebbe far parte del progetto lasciato in eredità da Soleimani.
La presenza delle milizie iraniane potrebbe anche essere una conseguenza dell’uccisione del generale iraniano. Un messaggio sia per i rivali dell’Iran che per i suoi alleati regionali: la morte del capo della Forza Quds non ha ridotto l’influenza di Teheran in Siria e il presidente siriano può ancora contare sul suo sostegno per vincere la guerra.
Se così fosse, l’obiettivo finale di Teheran potrebbe essere l’allontanamento definitivo delle truppe americane di stanza nella Siria orientale. Una volta riconquistato il “Grande Idlib”, infatti, Al Assad potrebbe rivolgersi a oriente, decidendo di partire proprio dall’espulsione dei soldati americani per “liberare ogni centimetro del territorio siriano”.
Qualunque sia la motivazione di Teheran, lo stanziamento della Forza Quds a Idlib costituisce un duro colpo per la Turchia, dal momento che – secondo quanto dichiarato da Abu Hamza Kirnazi del Fronte Nazionale per la Liberazione, sostenuto dalla Turchia – le milizie iraniane sarebbero in possesso di armi pesanti e avrebbero già iniziato a “utilizzare artiglieria e lanciarazzi contro i soldati turchi sia a Tamanah che in altre aree”.