È morto il 3 maggio a Gorongosa all’età di 65 anni Afonso Dhlakama, ribelle mozambicano e leader carismatico del partito di opposizione Renamo per quasi 40 anni. Con lui si affievolisce anche la possibilità di un accordo di pace con il governo. Ha tenuto colloqui segreti con il presidente del Mozambico, Felipe Nyusi. Ma non avendo lasciato successori l’intero processo potrebbe essere ora messo in discussione. Tante le leggende sul leader africano. Alcuni suoi seguaci dicono che Dhlakama avesse poteri magici. Poteva trasformarsi in una pernice, simbolo di Renamo, per sfuggire al pericolo. Si sarebbe candidato alla presidenza l’anno prossimo e avrebbe sfidato Nyusi capo del partito di governo, il Fronte di liberazione per il Mozambico, Frelimo.
Dhalkama è nato nel 1953 nella provincia di Sofala, ha preso in mano le redini di Renamo all’età di 26 anni, da quando Andre Matsangaissa è stato ucciso dalle forze governative. Dhlakama ha combattuto per un breve periodo con gli insorti marxisti sostenitori dei sovietici che hanno preso il potere in Mozambico quando il paese ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1975. Ma ben presto li ha abbandonati per unirsi a un gruppo dissidente opposto al movimento dominante, Frelimo guidato da Samora Machel, il primo presidente del Mozambico indipendente.
Durante la guerra civile contro il governo di sinistra che ha inizio nel 1977 ed è terminata nel 1992, Renamo è stato scelto come pedina nei conflitti durante il periodo della guerra fredda che ha posto fine al dominio delle minoranze bianche in tutta l’Africa meridionale. Il gruppo è stato fondato con l’appoggio di ufficiali dei servizi segreti bianchi nella vicina Rhodesia, ora chiamata Zimbabwe; Renamo era uno strumento per minare il ruolo del Mozambico come base per i guerriglieri nazionalisti dello Zimbabwe guidati da Robert Mugabe.
Durante la guerra fredda Dhlakama ha avuto il sostegno della Rhodesia governata dai banchi e poi anche del Sudafrica, e ha adottato una posizione forte contro il comunismo. Con l’indipendenza dello Zimbabwe nel 1980, il Sudafrica dominato dai bianchi ha assunto il ruolo di sostenitore e fornitore di armi di Renamo, usandolo ancora una volta come forza di destabilizzazione – questa volta contro il presidente Machel che sosteneva il Congresso nazionale africano anti-apartheid, che stava operando in esilio dal Mozambico e altrove.
Nel 1984, il presidente Machel è stato costretto a firmare un trattato con il Sudafrica – chiamato Accordo di Nkomati – nel quale ha offerto di ritirare il sostegno all’ANC, ma in cambio il Sudafrica avrebbe dovuto terminare la sua sponsorizzazione a Renamo. L’accordo è stato rotto spesso da entrambe le parti. Quando i bianchi del Sudafrica si sono finalmente impegnati a abbandonare l’apartheid, Renamo ha aperto i colloqui di pace con la leadership a Maputo.
Alla fine della guerra civile si pensa siano morte 1 milione di persone, si parla atrocità di massa, arruolamenti di minori. Nel 1988, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto che accusava Renamo di atrocità diffuse, tra cui il lavoro forzato ed esecuzioni arbitrarie. Il rapporto, paragonando Renamo ai Khmer rossi in Cambogia, ha accusato le truppe di Dhlakama di una serie di massacri, tra cui uno a Homoine, in cui sono morti oltre 400 civili. Dhlakama ha negato le accuse, insistendo sul fatto che le forze governative avrebbero messo in scena queste atrocità solo per screditare i dissidenti.
Nel 1992 con un accordo di pace si è decisa un’amnistia generale che ha permesso a Renamo di presentarsi come partito di opposizione e si è aperta la strada alle elezioni due anni dopo. Ma Renamo in seguito si è lamentato che Frelimo avesse troppo controllo sull’amministrazione e sull’esercito. Renamo è stato infatti emarginato. E negli anni 2013-2016 i suoi combattenti hanno iniziato ad attaccare stazioni di polizia, strade e ferrovie. Sebbene è stata raggiunta una tregua alla fine del 2016, i negoziati si sono trascinati. Quando invece un processo di pace ha iniziato a prendere forma realmente Dhalkama ha assunto un ruolo centrale. Secondo il presunto accordo sarebbero state apportate modifiche costituzionali che avrebbero consentito un decentramento del potere, e nei prossimi mesi sarebbe stato firmato l’accordo di pace definitivo. Ora con la morte di Dhlakama tutto è rimesso in discussione. E chissà se l’accordo avrà mai luogo.