I fronti aperti contro il sedicente Stato islamico sono molti e vanno dalla Libia all’Iraq, passando per la Siria. Abbiamo raccontato dell’avanzata verso Sirte e di quella verso Falluja. Ma ci sono altre due battaglie da tenere d’occhio: quella di Mosul e quella per la liberazione di Raqqa. Due luoghi simbolici in quanto capitali di Daeshin Iraq e in Siria.I peshmerga avanzano verso MosulQuesta mattina i combattenti curdi si trovavano a circa 15 chilometri a est dalla capitale irachena di Isis e avevano già riconquistato quattro villaggi (Wardak, Kazakan, Tulaband e Kulabur, a sud di Mosul). Nel primo pomeriggio, invece, il numero di villaggi liberati sarebbe salito a nove.[Best_Wordpress_Gallery id=”191″ gal_title=”Peshmerga_Mosul”]Quella dei peshmerga, secondo quanto spiegato dal comando centrale di Erbil, non è una vera e propria offensiva. Si tratterebbe – proseguono i comandanti curdi – di un’operazione tattica che mira ad aumentare la pressione contro i terroristi di Mosul, in vista della futura offensiva su vasta scala per conquistare l’intera città.La corsa verso RaqqaLa presa di Raqqa potrebbe determinare la fine della guerra all’Isis. Un po’ come la presa di Berlino durante la Seconda Guerra Mondiale. L’armata rossa ha ceduto il posto all’armata russa, ma l’obiettivo sembra lo stesso: liberare la “capitale del male”.Il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha invitato gli americani a collaborare per la liberazione di Raqqa: “Si stanno tenendo contatti a livello di ministri degli Esteri e della Difesa”. “Ogni giorno” vi sono “scambi di informazioni e discussioni su come si sta sviluppando la situazione, come sia rispettato il cessate il fuoco e le violazioni registrate”. Il diplomatico ha poi aggiunto che le violazioni della tregua in Siria sono diminuite. “Ci aspettiamo sicuramente di avere una stretta cooperazione sul coordinamento delle misure per liberare la Siria”, ha concluso.A caccia del CaliffoIl quotidiano britannico The Guardian, attraverso contatti con funzionari segreti e fonti dei peshmerga, è riuscito a tratteggiare le vie percorse dall’autoproclamato Califfo Abu Bakr Al Baghdadi. I movimenti sarebbero sempre gli stessi e divisi tra Siria nord-orientale e Iraq settentrionale. Le notizie diffuse dal Guardian ci dicono innanzitutto una cosa: al Baghdadi sarebbe stato realmente ferito. Per sei mesi non si è saputo nulla di lui in quanto si stava curando a Baiji, a nord di Tikrit.Negli ultimi sei mesi, invece, ci sarebbero stati avvistamenti a Shadadi, in Siria, e nella vicina città di confine di al-Boukamal. C’è, inoltre, una forte convinzione che Al Baghdadi abbia visitato anche Baiji, Abbasia e Tal Afar in Iraq, così come Mosul, dove si autoproclamò Califfo nel giugno del 2014 e si mostrò in pubblico nella locale moschea al-Nouri.Secondo i leader militari dei peshmerga, citati sempre dal Guardian, Al Baghdadi si è spostato nelle ultime settimane sempre nel nord dell’Iraq, in particolare tra Baiji e Tal Afar, non lontano cioè da Mosul. “È in continuo movimento. Si reca anche a Mosul”, ha dichiarato un funzionario di alto grado dell’intelligence, che ha preferito l’anonimato.Chi sostiene di avere informazioni sugli spostamenti di al-Baghdadi è il colonnello Khalid Hamza, il quale si è detto certo che abbia visitato Baiji due mesi fa. “Abbiamo informazioni molto accurate dall’interno della città secondo le quali ha fatto visita al wali (il leader dell’Isis locale, ndr)”, ha dichiarato Hamza, che si trova sulla linea del fronte sud di Sinjar, strappata all’Isis dalle forze curde lo scorso novembre con l’aiuto dei raid aerei americani. L’autoproclamato Califfo “ha il supporto delle tribù, che lì gli sono molto leali – ha proseguito il peshmerga – Noi sappiamo quando si trova in città. Quel giorno (della visita al wali, ndr) hanno confiscato a tutti il telefono diverse ore prima del suo arrivo. Non volevano che nessuno facesse chiamate”.
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