Un video inedito, custodito per oltre mezzo secolo tra documenti segreti di Mosca, ha mostrato al mondo la detonazione dalla bomba Tsar: il più potente ordigno all’idrogeno che sia mai stato fatto detonare sulla faccia della terra. Evento che rammenta ancora una volta all’umanità quali sarebbero le devastanti conseguenze di un olocausto nucleare.

Come riportato dal New York Times, l’agenzia russa per l’energia nucleare Rosatom ha deciso di divulgare una serie di filmati registrati nel 1961, e precedentemente classificati top-secret, per svelare in tutta la sua potenza il test condotto nell’ottobre del 1961 con la “Bomba Zar“. Essa è considerata, a tutt’oggi, la bomba all’idrogeno più potente mai sperimentata, con una forza distruttiva pari a 3.333 volte la potenza della bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti su Hiroshima il 6 agosto del 1945, “Little Boy”.

Con una forza equivalente all’esplosione di 50 milioni di tonnellate di esplosivo Tnt, la bomba venne fatta detonare al largo delle coste dell’isola di Severny, nell’Oceano Artico, sancendo almeno per un decennio, la vittoria parziale dell’Unione Sovietica nella corsa gli armamenti nucleari. Mortale competizione che era iniziata già durante le ultime battute del secondo conflitto mondiale, e che sarebbe perdurata fino al termine della Guerra Fredda. Le bombe all’idrogeno, considerate tra le armi più letali del mondo, dimostrarono formalmente di non avere limiti o dimensioni teoriche, ma solo funzioni pratiche da accordare con necessità strategiche. Quella sviluppata dagli scienziati di Mosca, ispirati in larga parte dalle informazioni trafugate “oltre cortina” dalle spie del Kgb che si erano infiltrati nei progetti nucleari americani, aveva considerato una potenza di 50 megatoni, ossia l’equivalente di 50 milioni di tonnellate di esplosivo convenzionale. Superando di ben 40 unità la bomba Mark 17 testata dagli Stati Uniti nel 1954.

Il documento desecretato, dove appare fin dal primo momento la scritta “top-secret”, mostra da diverse angolazioni e distanze il montare del gigantesco fungo atomico provocato dalla detonazione dell’arma. Lasciando solo ipotizzare quale sarebbe stato il potere distruttivo che avrebbe raggiunto se sganciata su un obiettivo militare o su una metropoli dell’America continentale o dell’Europa del blocco occidentale. “C’era una corsa al megatonnage; a chi avrebbe avuto una bomba più grande” – ha spiegato lo storico Robert S. Norris – “E i sovietici avevano vinto”.

Una vittoria futile tuttavia, almeno secondo gli scienziati militari americani dell’epoca, dato che una simile potenza non poteva avere, secondo loro, un impiego bellico effettivo. Già nel 1963, documenti desecratati dagli americani osservavano come gli Stati Uniti avessero raggiunto “la capacità di progettare un’arma di tale forza distruttiva”, ma come il progetto non fosse stato preso in esame. Essenzialmente per investire le risorse in altri campi, dalla corsa allo Spazio allo sviluppo di armi nucleari tattiche e in maggiore quantità. Negli anni a venire, infatti, l’applicazione strategica e teorica avrebbe mostrato come la vera sfida sarebbe stata sul piano della “miniaturizzazione” degli ordigni nucleari con una potenza ridotta – ma sempre devastante – da impiegare in attacchi mirati. Parliamo dunque delle “armi tattiche“. La dimostrazione della potenza sconvolgente dell’esperimento condotto dai russi con la “Bomba Zar”, resta dunque una sorta di “esercizio di stile”. Un apocalittico e ineguagliato esercizio di stile nel campo delle armi di distruzione di massa.

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