Due centrali nucleari come obiettivo, almeno tre sabotatori arrestati e un complice ancora in fuga: sono questi i dati resi noti nelle scorse ore dall’Fsb, il servizio segreto della federazione russa erede del Kgb. A riportarlo sono stati i media russi e il canale Telegram di Ostrazhno Novosti. Secondo Mosca, il gruppo individuato aveva come obiettivo quello di sabotare le centrali nucleari di San Pietroburgo e dell’oblast di Kalinin. Due strutture non solo delicate dal punto di vista della sicurezza, ma anche vitali per l’economia dell’area nord occidentale della Russia. Il Cremlino ha puntato il dito contro Kiev e la vicenda ha assunto anche una connotazione politica.

Cosa si sa del possibile sabotaggio

Secondo la versione riportata dai media russi, i quali hanno seguito le informazioni trapelate dall’Fsb, il gruppo di sabotatori era formato da quattro persone. Due sono cittadini ucraini, uno russo e infine un soggetto ha la doppia nazionalitĂ  russo/ucraina. Quest’ultimo è l’unico al momento riuscito a sfuggire alla cattura. Per le autoritĂ  di sicurezza di Mosca, attualmente si nasconderebbe in Belgio. I due ucraini invece sono stati arrestati e costituivano, secondo l’Fsb, il nucleo della mini cellula di sabotatori. Il cittadino russo catturato invece ne è stato un complice, con un ruolo però molto attivo nella vicenda.

Il piano è stato sventato a poche ore dalle celebrazioni del giorno della vittoria, lo scorso 9 maggio. Dunque, l’eventuale sabotaggio aveva come obiettivo quello di rovinare la festa nazionale piĂą sentita dall’attuale dirigenza del Cremlino. I sabotatori, in particolare, avevano pianificato l’isolamento dalla linea elettrica nazionale delle centrali di San Pietroburgo e Kalinin. La prima si trova all’interno dell’oblast di Leningrado, non lontana dalla cittĂ  natale del presidente Vladimir Putin. La seconda invece è situata vicino la cittĂ  di Tver, fino al 1990 nota come Kalinin. Una struttura molto importante in quanto quasi esattamente a metĂ  strada tra San Pietroburgo e Mosca.

L’isolamento delle due centrali sarebbe dovuto avvenire, secondo i piani rivelati dall’Fsb, tramite il danneggiamento delle trenta linee di trasmissione di energia che alimentano i reattori. In questa maniera si sarebbe verificato lo spegnimento degli stessi reattori, con un danno molto grave per le strutture. I sabotatori, hanno confermato le autoritĂ  di sicurezza di Mosca, erano riusciti a far saltare in aria almeno uno dei tralicci di trasmissione e a piazzare ordigni esplosivi in quattro torri di trasmissione della centrale di San Pietroburgo e in sette della centrale di Kalinin.

“Sabotatori addestrati a Kiev”

Fin qui le dinamiche dei piani di sabotaggio rese note dall’Fsb. Nella seconda parte del comunicato dell’intelligence russa, si parla invece delle responsabilitĂ  politiche dell’episodio. Mosca non ha dubbi: dietro le azioni sventate nelle due centrali nucleari, c’è la mano dell’Ucraina. In particolare, i membri del gruppo di sabotatori avrebbero ricevuto istruzioni da Kiev e sarebbero stati addestrati nei mesi scorsi in alcuni campi dell’esercito ucraino situati sia nella stessa Kiev che a Mykolaiv. Successivamente, i quattro sarebbero entrati in Russia dal confine bielorusso. Dettagli specifici quindi, segno di una possibile azione investigativa approfondita dell’Fsb. Non è un caso quindi che le notizie sugli arresti siano state diffuse soltanto nelle ultime ore.

I rischi per Mosca

Il dato politico emerso potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio per la propaganda di Mosca. Da un lato, il governo russo può puntare il dito contro Kiev e affermare a livello internazionale che l’Ucraina prepara piani in grado di mettere a repentaglio la sicurezza delle centrali nucleari. Argomentazione questa su cui Mosca punterĂ  molto a livello diplomatico. Dall’altro però, in questa maniera la Russia ha ufficialmente ammesso la presenza di sabotatori nel proprio territorio. In una fase caratterizzata nei giorni scorsi dall’ingresso di gruppi armati nella regione di Belgorod, un’ammissione del genere rischia di essere controproducente. Fino a pochi mesi fa, Mosca si è sempre mostrata sicura del fatto che gruppi filo ucraini non erano in grado di attaccarla dall’interno. Adesso è ben evidente come, al contrario, i sabotatori di Kiev si sono spinti fino a San Pietroburgo.

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