I numeri sui militari caduti, sui civili uccisi nei bombardamenti e sui mezzi persi sono oggetto di un continuo duello che si interseca con la propaganda di guerra. Ucraina e Russia si rimbalzano cifre nettamente diverse sui danni provocati al nemico. Nel mezzo di questa complessa diatriba, le organizzazioni internazionali e le intelligence occidentali provano a trovare numeri più realistici. Mentre da Mosca non arrivano stime ufficiali sui propri caduti da giorni e molti osservatori sospettano che nasconda le cifre reali.

Per Kiev sono 12mila

La “guerra dei numeri” continua. Ed è continuata anche ieri, palesandosi addirittura tra Ucraina e Stati Uniti. A dimostrazione che le intelligence dei due Stati, pur collaborando, attuano una politica del tutto diversa sull’analisi di quello che accade sul campo. Secondo le autorità ucraine, le vittime russe sarebbero già 12 mila dall’inizio della guerra. E il Servizio statale per le comunicazioni speciali e la tutela dell’informazione dell’Ucraina afferma che, in base ai loro, dati, solo nelle ultime 24 ore sarebbero morti mille soldati di Mosca. Per le autorità di Kiev, le perdite di mezzi russi sarebbero altrettanto pesanti: la Russia, dice sempre il Servizio ucraino, avrebbe perso 300 carri armati e più di mille veicoli. Per capire l’evoluzione del conflitto in base ai numeri forniti dalle autorità ucraine, il 4 marzo, quindi meno di una settimana fa, Kiev dava per morti 9.166 soldati russi, cui si aggiungeva la perdita di 33 aerei, 37 elicotteri, circa 250 carri armati, un centinaio di pezzi d’artiglieria, più di 900 veicoli corazzati, più qualche drone e batteria anti-aerea.

Gli Usa: “Tra i 2mila e i 4mila caduti”

Dal Pentagono arrivano numeri diversi. Cifre in ogni caso pesanti ma che delineano un’immagine brutta ma non così catastrofica dell’offensiva russa. Stati Uniti e Regno Unito hanno sempre detto che in base alle loro informazioni, l’offensiva di Vladimir Putin sull’Ucraina appariva meno irresistibile di quanto si aspettassero i generali russi. E in molti hanno sottolineato i deficit strutturali delle forze russe che si sarebbero confermati proprio durante i primi giorni della cosiddetta “operazione militare speciale”. Però, come dicevamo, i numeri sciorinati dal Pentagono al Congresso americano sono nettamente inferiori rispetto a quelli pubblicati delle autorità di Kiev. Secondo i militari Usa, per ora in Ucraina sarebbero rimasti uccisi tra i 2mila e i 4mila soldati russi e non vi sarebbe ad esempio conferma della morte del generale Vitaly Gerasimov. La Difesa ucraina aveva invece sostenuto che l’alto ufficiale russo fosse stato ucciso a Kharkhiv e che era parente del capo di stato maggiore Valery Gerasimov. Fonti del Pentagono hanno detto alla Cnn di non poter confermare nulla di tutto questo.


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Mosca parlava di circa 500 morti

Dalla Russia non arrivano regolarmente le cifre dei propri caduti, come del resto non lo fa l’Ucraina sui soldati di Kiev. L’ultima cifra ufficiale di Mosca è quella del 2 marzo, in cui il ministero della Difesa ha reso pubblico per la prima volta il numeri dei morti tra le proprie file: 498 militari. I feriti invece ammontavano a 1.597. Numeri che però non solo le intelligence occidentali ma anche parte dell’opinione pubblica russa ritiene rivisti al ribasso e frutto della volontà del Cremlino di mostrare una realtà diversa. Le proteste iniziano a essere sempre più evidenti e le notizie che circolano sui social confermano un malcontento abbastanza diffuso, così come il timore che le autorità russe occultino le vere cifre del conflitto per evitare che all’interno del Paese possa montare la rivolta. Dall’Ucraina accusano la Russia di nascondere i cadaveri, di non recuperarli appositamente. Altri addirittura parlano di forni crematori portati appositamente sulla linea del fronte per bruciare i cadaveri. Ed è difficile bloccare le immagini che arrivano dal fronte.

Guerra psicologica

Anche in questo caso, non va dimenticato il ruolo fondamentale della propaganda di guerra. Mosca, e questo è chiaro, farà di tutto per dare un’immagine del proprio esercito superiore rispetto a quella mostrata sul campo. Dall’altra parte, Kiev risponde con una vera e propria guerra psicologica che il quotidiano americano Washington Post ha paragonato addirittura a quella utilizzata dai militari del Vietnam del Nord durante la guerra che coinvolge le forze statunitensi. Preoccupa in particolare l’utilizzo di foto di soldati catturati o morti e di interrogati pubblicati sui social che, a detta del Post, è un metodo che “potrebbe anche essere interpretata come una violazione delle Convenzioni di Ginevra”.

Questo ovviamente non può essere paragonato al bombardamento di aree urbane e di morti civili scatenate dalle bombe russe, su cui anzi sta già indagando la Corte Penale Internazionale proprio per accusare Putin e i suoi generali di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Gli assedi alle città e le innumerevoli vittime civili unite all’enorme flusso di rifugiati hanno provocato una vera e propria catastrofe umanitaria su cui è impossibile chiudere gli occhi.

Tuttavia, come riporta Agi, la professoressa Rachel E. VanLandingham, esperta di crimini di guerra per la Southwestern Law School, ha detto al quotidiano Usa che queste violazioni della Convenzione potrebbero a loro volta “intaccare la capacità dell’Ucraina di accusare la Russia responsabile della violazione del diritto internazionale“. Elemento ribadito anche da Amnesty International – organizzazione certamente non vicina al Cremlino – che ha confermato come il trattamento di prigionieri e caduti debba essere in linea con la Convenzione di Ginevra.

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