Il ministero della Difesa russo ha reso noto che durante la giornata di lunedì 23 maggio un sottomarino in servizio nella Flotta del Mar Nero ha lanciato una salva di missili da crociera 3M-14 Kalibr su posizioni ucraine.
Quest’oggi la salva di missili è stata lanciata da un battello della classe Kilo migliorata – o project 646.3 – ma anche le unità di superficie della Flotta vengono impiegate per questo compito: nelle ultime ore è stato sempre il Cremlino a divulgare immagini di una fregata della classe Admiral Grigorovich che, secondo quanto riportato, avrebbe colpito uno snodo ferroviario nei pressi del villaggio di Malin, nella regione di Zhytomyr.
I missili da crociera tipo Kalibr e quelli aviolanciati Kh-101 vengono usati, insieme ai sistemi balistici a corto raggio Iskander M, per attacchi di precisione. Per quanto riguarda i 3M-14 si tratta di vettori utilizzati esclusivamente da unità navali ma la Voenno-morskoj Flot, la flotta russa, al contrario di altre marine, li ha imbarcati anche su unità minori come le corvette: le classe Buyan-M, ad esempio, hanno due lanciatori verticali da quattro celle ciascuno per i Kalibr o per i missili antinave tipo P-800 Oniks.
Non è affatto la prima volta che vediamo l’impiego di Kalibr lanciati da sottomarini: durante il recente intervento nel conflitto siriano, sempre battelli tipo Kilo hanno infatti sparato questi vettori per bersagliare le posizioni dello Stato Islamico.
I video rilasciati dal Cremlino sembrano quindi voler dimostrare che la Russia ha a disposizione un vasto arsenale di moderni missili di precisione da poter impiegare nel conflitto in Ucraina sconfessando così quanto affermano gli analisti e specialisti occidentali, però ci sono alcuni indizi che ci permettono di affermare il contrario.
Innanzitutto, in un articolo comparso su Nezavisimaya Gazeta all’inizio di febbraio, un ex colonnello dell’esercito russo aveva affermato chiaramente che “le riserve di armi moderne e di alta precisione nelle forze armate della Federazione Russa non sono di natura illimitata. I missili ipersonici del tipo Zircon non sono ancora in servizio, il numero di Kalibr, Kinzhal, Kh-101 e Iskander si misura al massimo in centinaia (decine nel caso dei Kinzhal)”. Secondariamente è lo stesso impiego estensivo di munizionamento a caduta libera da parte dei cacciabombardieri che ci fa capire come si preferisca usare i sistemi missilistici di ultima generazione per obiettivi sensibili, dove occorre un colpo preciso. Infine abbiamo assistito all’utilizzo di missili da crociera di prima generazione – risalenti agli inizi degli anni ’60 – che si ritenevano essere ritirati dal servizio da parte di bombardieri. Almeno uno di essi è stato ripreso colpire l’edificio di un centro culturale a Lozova, presso Kharkiv. Durante questo e altri attacchi portati da bombardieri Tupolev Tu-22M3 sono stati infatti impiegati i vecchi Kh-22, vettori che nella versione da attacco terrestre sono pensati per utilizzare una testata nucleare, avendo una bassa precisione con un Cep (Circular Error Probable) di 3,1 miglia. I missili Kalibr, invece, hanno un Cep di circa 3 metri grazie al loro sistema di guida misto: inerziale e Gps durante la fase di volo, e radar attivo durante la fase terminale.
Lancio di missili Kh-22 (AS-4 Kitchen) da parte di un Tu-22M3 in Ucraina. Il Kh-22 è un missile da crociera entrato in servizio nei primi anni 60 che si pensava fosse stato ritirato dal servizio.#Russia #Ukraine #RussiaUkraineWar pic.twitter.com/Pl2EgBpVkk
— Paolo Mauri (@PaoloMauri78) May 12, 2022
Si ritiene, a buon diritto, che la missilistica russa abbia difficoltà a rifornire i depositi in quanto la maggior parte dei sistemi di guida dei sistemi della Federazione veniva fabbricata in Ucraina, che dal 2014, dopo la destabilizzazione del Donbass e il colpo di mano in Crimea, ha messo sotto embargo totale Mosca. L’industria locale potrebbe aver in parte colmato questa lacuna, ma per avere strumenti efficaci in breve tempo occorrono investimenti che, molto probabilmente, la Russia ha faticato a stanziare per via delle sanzioni che la colpiscono sin dal 2014.
I missili Kalibr, o SS-N-30A in codice Nato, sono un miglioramento dei 3M-54E: essi hanno una gittata migliorata che, a seconda delle versioni, varia dai 1500 ai 2500 chilometri, e possono portare 450 chilogrammi di esplosivo ad alto potenziale oppure una testata nucleare. Risultano essere entrati in servizio nel 2015, e pertanto il conflitto siriano è stato il loro battesimo del fuoco ufficiale nonché primo vero banco di prova operativo. Sappiamo che ne esiste anche una versione per l’esportazione, a prestazioni diminuite come sempre accade, con una gittata di circa 300 chilometri.
La scelta russa di armare pesantemente anche le unità più piccole, come le corvette o gli stessi sottomarini della classe Kilo, si configura come la prosecuzione della dottrina sovietica della guerra sul mare, volta più a ottenere la superiorità nella capacità di fuoco nei mari contigui alla Russia piuttosto che alla proiezione di forza a lungo raggio, ma le caratteristiche di gittata e precisione del Kalibr, unite alla possibilità di venire impiegato da unità di medio tonnellaggio come le fregate, amplia lo spettro operativo per la Flotta di Mosca rendendo possibile l’attacco in profondità anche su obiettivi molto distanti dalle proprie coste, un po’ come avviene per i missili da crociera statunitensi tipo Tomahawk.
Per quanto riguarda i battelli della classe Kilo migliorata risulta che le loro doti di silenziosità, benché ancora non al livello di quelli occidentali, ne facciano uno strumento che, insieme ai Kalibr, può diventare particolarmente insidioso nei mari ristretti come il Mediterraneo, il Baltico o il Nero perché in grado di attaccare bersagli terrestri “di sorpresa”. La Russia nei giorni precedenti il conflitto ha spostato diversi assetti navali nel Mar Nero e tra essi era presente un battello di questa classe, il “Rostov sul Don” che è andato a unirsi agli altri tre già presenti di cui due però, il B-262 Stary Oskol e il B-265 Krasnodar, erano stati segnalati nella base navale russa di Tartus in Siria.