Taiwan è il primo Paese asiatico che, almeno in via ufficiale, fornirà armamenti all’Ucraina per aiutarla a difendersi dall’invasione russa. Taipei ha infatti deciso di far giungere a Kiev i suoi sistemi missilistici da difesa aerea “Hawk” che sono stati ritirati dal servizio attivo molto di recente, ovvero alla fine dello scorso giugno. Va però precisato che non si tratta di una consegna diretta, ma effettuata tramite l’intermediazione degli Stati Uniti: Washington, infatti, intende riacquistare gli “Hawk” per poi cederli all’Ucraina, evitando così che il governo di Taiwan si esponga in modo diretto generando le ire della Cina e l’imbarazzo statunitense che sta lavorando affinché Pechino non invii armamenti alla Russia.
La decisione di Taipei non deve sorprendere più di tanto: l’isola, in questo momento storico, sta subendo la sempre maggiore aggressività cinese dimostrata e dimostrabile dalle pressoché continue incursioni di velivoli della Plaaf (People’s Liberation Army Air Force) nella sua Adiz (Air Defence Identification Zone) e dalle numerose manovre navali effettuate negli specchi d’acqua che circondano l’isola.
Taiwan è infatti fondamentale per la Cina non solo per una questione legata alla produzione di microprocessori a elevate prestazioni (la locale Tsmc è leader globale nel mercato seguita da una larga fetta appartenente alla coreana Samsung), ma anche perché rappresenta geograficamente un grosso ostacolo per l’accesso cinese al “mare aperto” rappresentato dall’Oceano Pacifico: Pechino ha infatti dimostrato di voler proiettarsi globalmente non solo a livello commerciale ma anche dal punto di vista strategico, ovvero dotandosi di una marina militare capace di effettuare operazioni a lungo e lunghissimo raggio (fattore che però abbisogna di basi oltre mare oppure di accordi stabili di partenariato strategico).
Pertanto Taipei, che quando gli Stati Uniti (e la Nato) si sono frettolosamente ritirati dall’Afghanistan ha cominciato ad avere dubbi sulla reale volontà di Washington di impegnarsi a difendere il proprio alleato davanti alle mire espansionistiche cinesi, con questa mossa ha dimostrato la sua “buona volontà” nel sostenere la politica statunitense di aiuti militari all’Ucraina, sia per avere una carta diplomatica in più da giocarsi con gli Usa quando sarà necessaria, sia per “sdebitarsi”, in un certo qual modo, del canale speciale riservatole dal Pentagono per quanto riguarda il rafforzamento delle difese dell’isola.
Sempre più armi per Taiwan
Proprio il Pentagono, per inciso, ha fatto sapere recentemente che bisogna accelerare gli aiuti militari a Taiwan quando il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore della Difesa Usa, ha affermato che “la velocità con cui noi, gli Stati Uniti o altri Paesi, stiamo aiutando Taiwan a migliorare la sua difesa, penso che probabilmente debba essere accelerata nei prossimi anni”.
La Casa Bianca ha messo a bilancio, per il 2023, un miliardo di dollari di armamenti per l’isola come parte del Presidential Drawdown Authority (Pda), un tipo di autorità presidenziale che accelera l’assistenza in materia di sicurezza, approvato dal Congresso statunitense: si tratta dello stesso meccanismo legale usato per gli aiuti militari all’Ucraina.
Il quotidiano China Times di Taiwan riferisce che le autorità statunitensi e taiwanesi sono arrivate a questo accordo lo scorso anno, ma il Pentagono, come riporta The Drive, si rifiuta per il momento di commentare: “Non discuteremo numeri relativi alla capacità produttiva o all’inventario, né discuteremo il luogo o l’unità da cui proviene l’assistenza alla sicurezza dell’Ucraina” – ha detto un portavoce – “Non discuteremo di attrezzature specifiche prima che vengano annunciate”.
Sempre The Drive ci ricorda infatti che a novembre 2022, le forze armate statunitensi hanno annunciato lo stanziamento di “finanziamenti per rinnovare i missili di difesa aerea Hawk da includere nei futuri pacchetti Pda” e sappiamo che l’ultimo utilizzatore statunitense degli Hawk è stato il Corpo dei Marines, che li ha ritirati dal servizio attivo all’inizio degli anni 2000. A febbraio di quest’anno il Pentagono aveva annunciato che avrebbe acquistato due unità di fuoco di difesa aerea “Hawk” utilizzando i fondi stanziati per sostenere l’Ucraina (Ukraine Security Assistance Initiative – Usai).
Cosa sono i missili Hawk
Come detto, Taiwan ha ritirato dal servizio i suoi ultimi “Hawk” a fine giugno 2023, e li ha avuti sin dal 1960 aggiornandoli e modernizzandoli più volte nel corso degli anni. Gli ultimi esemplari sono della versione Phase III dell’Improved Hawk (I-Hawk) sviluppato negli anni ’80, che è stata anche esportato in numerosi altri Paesi tra cui la Spagna e l’Italia che hanno deciso tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quest’anno di cederne alcune batterie all’Ucraina. Nella configurazione “Hawk XXI”, il sistema da difesa aerea può anche utilizzare lo stesso centro di direzione del fuoco utilizzato in alcune versioni del Nasams, già fornito a Kiev, e si ritiene che gli “Hawk” taiwanesi potrebbero plausibilmente essere ulteriormente aggiornati prima di essere inviati in Ucraina.
Guardando le tempistiche di questo accordo tra Taiwan e gli Stati Uniti non possiamo non pensare al fatto che questa scelta sia stata effettuata da Washington per cercare di sostenere l’Ucraina raccogliendo tutto quanto è possibile raccogliere tra gli alleati e nei propri arsenali. Alla fine dello scorso anno – già a settembre – si era palesata la difficoltà per gli Usa e l’Europa di sostenere lo sforzo bellico ucraino per via del contrarsi delle scorte di armi e munizione e per una politica industriale non adatta al conflitto (del resto non si è mai passati a un’economia di guerra).
I dubbi sulle scorte dietro gli Hawk all’Ucraina
Oltretutto, i vertici del Pentagono leggono il sostegno militare a Kiev come uno spreco di risorse che sarebbero meglio impiegabili sul vero fronte (per ora non guerreggiato) di importanza strategica per gli Stati Uniti, ovvero quello Indo-Pacifico.
Raccogliere sistemi legacy come gli “Hawk” dagli alleati significa quindi aiutare l’Ucraina senza intaccare le proprie scorte, ma soprattutto è il sintomo di questa difficoltà statunitense, che peraltro si è palesata una volta di più con la decisione di inviare munizioni a grappolo all’Ucraina: Washington ne ha a disposizione parecchie, tenute nei magazzini perché non usate dal conflitto in Iraq (2003), quindi, alle prese con la diminuzione delle proprie scorte di altro munizionamento, ha deciso di fornirle all’esercito di Kiev (ricordiamo una volta di più che non si tratta di bombe d’aereo ma di proiettili di artiglieria).
Gli “Hawk” taiwanesi andranno ad aggiungersi ai sistemi da difesa aerea occidentali attualmente in uso (Nasams, Iris-T, Samp-T e altri Hawk) per cercare di rafforzare le difese aeree ucraine, che, come abbiamo avuto modo di analizzare nei mesi scorsi, sono in palese difficoltà per via dello scarso numero di batterie disponibili, ma anch’essi – come gli altri citati – hanno lo svantaggio di essere “semimobili” – operano da postazioni fisse ma sono spostabili – quindi sono di poca o nulla utilità per coprire le unità terrestri che stanno attaccando la lunga linea del fronte, e devono essere tenuti a protezione delle città/obiettivi strategici, per evitare che la reazione russa possa distruggerli con facilità.