Nuovi sviluppi al confine tra Kurdistan iracheno, Turchia e Siria. Dopo l’operazione “Ramo d’ulivo” lanciata da Erdogan il 20 gennaio scorso in Siria settentrionale contro le milizie curde dell’Unità di protezione del popolo, il 18 marzo le forze turche insieme ai gruppi ribelli hanno preso il controllo di Afrin massacrando 1500 curdi, per poi saccheggiare la città. E’ di ieri , invece, la notizia che le milizie del Pkk hanno annunciato il loro ritiro dalla città di Sinjar e dalle zone limitrofe per scongiurare un intervento militare turco nell’area.
I peshmerga curdi erano presenti nel Sinjar da quando nell’agosto del 2014 i tagliagole dello Stato Islamico avevano preso il controllo di quella che è casa di una delle più grandi comunità di yazidi. Nel novembre del 2015 peshmerga curdi e combattenti del Pkk sono riusciti a liberare la città e la maggior parte di loro è stata indirizzata in altri ‘luoghi caldi’ nella regione, mentre nel Sinjar sono state lasciate solamente unità per tenere sotto controllo la situazione provvedendo allo stesso tempo alla sicurezza della minoranza rappresentata dagli yazidi. Minoranza da sempre perseguitata dalle correnti più conservatrici dell’Islam in quanto la loro fede combina elementi tradizionali islamici a quelli dello Zoroastrismo: per questo molto spesso sono stati indicati come “infedeli”. Non è solo il loro misticismo ad aver infastidito le correnti meno tolleranti dell’Islam, ma anche la loro adorazione per il Re Pavone (o Angelo Pavone), identificato come il Diavolo. Per questo sono considerati adoratori di Satana e in quanto tali hanno subito angherie e violenze.
Intanto il portavoce del ministero degli Esteri iracheno Ahmad Mahjoub ha condannato la violazione dei confini iracheni da parte delle forze turche che continuano le loro incursioni a danno dei curdi presenti nell’Iraq settentrionale. L’aviazione turca non si è fermata neanche durante i festeggiamenti del Newroz (20marzo), l’anno nuovo per i curdi, che proprio durante il capodanno persiano ha provocato la morte di tre combattenti peshmerga e di un civile che stavano tornando a casa dopo le cerimonie per l’inaugurazione del nuovo anno. L’intervento di Mahjoub non è stato pronunciato a caso: recentemente Ankara ha minacciato di lanciare una nuova operazione militare contro i curdi proprio nelle aree limitrofe a Sinjar, annunciando addirittura che questa operazione potrebbe essere portata a termine insieme alle forze dell’esercito iracheno.
Secondo Abdel Aziz Hassan, deputato curdo al parlamento di Baghdad, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è un “dittatore autoritario” che non rappresenta “nessuno tranne il suo partito islamico estremista”. Per questo ha poi invitato il governo iracheno a rispondere a tono alla controparte turca. Riferendosi alla possibilità che le forze turche e irachene possano allearsi Hassan ha spiegato che qualsiasi interazione tra il governo iracheno e quello turco potrebbe “suscitare ulteriori problemi nella regione” dalle conseguenze incalcolabili. Rizan Sheikh Diller, deputata del partito Unione democratica del Kurdistan (Puk) al parlamento di Baghdad, ha duramente criticato le incursioni dell’aeronautica turca contro le basi del Pkk nel Kurdistan iracheno indicandole come “atti deplorevoli” con cui Ankara intende “restaurare il califfato ottomano”. Inoltre, la rappresentante curda si è detta sorpresa dal silenzio del governo iracheno sulle incursioni turche nella regione autonoma curda. Per Diller, le operazioni militari della Turchia contro il Pkk nel Kurdistan iracheno sono soltanto un pretesto per “restaurare il califfato ottomano”.