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La strategia italiana in Niger inizia a dare i suoi primi frutti.Oltre alla definitiva attivazione della missione italiana, il Niger sembra abbia dato il semaforo verde ai campi profughi sul proprio territorio, i cosiddetti hotspot, che serviranno a fermare i flussi migratori provenienti dall’Africa sub-sahariana e diretti verso il Mediterraneo e quindi l’Italia: passando inevitabilmente per la Libia.

Come ha dichiarato il vice presidente del Senato Roberto Calderoli, “il Niger è disponibile ad ospitare campi di accoglienza per fermare i flussi migratori dall’Africa sub sahariana verso la Libia e quindi verso il Mediterraneo. Ne ho parlato ieri, in un incontro che ho avuto a Roma, con Anacko Mohamed, il Governatore della Regione di Agadez, la Regione settentrionale al confine con la Libia, la regione da cui transitano i flussi di immigrati diretti verso la Libia, che ci ha prospettato l’ipotesi di accogliere tre o più strutture di accoglienza da 7/8 mila posti l’una per ospitare i migranti in arrivo dagli Stati sub sahariani”.

Secondo Calderoli, in questi centri di accoglienza garantiti dal governo nigerino, sarà “possibile distinguere tra coloro che hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati e i migranti economici che attraverso specifici progetti di cooperazione internazionale verrebbero formati professionalmente e messi in condizione di tornare negli Stati di provenienza. Un’operazione che verrebbe coperta economicamente con i previsti finanziamenti europei per i progetti di cooperazione internazionale”.

“Il governatore Mohamed -prosegue sempre il vice presidente del Senato –  mi ha inoltre comunicato che il Niger è impegnato a finalizzare iniziative volte allo sviluppo dell’occupazione e al miglioramento della qualità della vita della propria popolazione utilizzando i fondi che vengono erogati dall’accordo di Cotonou. Durante l’incontro il governatore della Regione di Agadez ha auspicato un rapido incontro a riguardo tra il ministro dell’Interno del Niger e il nostro ministro degli Interni, Matteo Salvini, già informato a riguardo”.

La possibilità che il Niger ospiti gli hotspot voluti in sede europea e caldeggiati anche dal governo italiano è una vittoria particolarmente importante. Non solo per fermare i flussi migratori gestiti dalla criminalità organizzati, ma anche in chiave-Libia. La presenza di questi campi in territorio libico è stato da sempre uno dei principali temi di scontro fra il governo Conte e le milizie e le forze politiche che controllano le varie parti del Paese nordafricano. 

La rotta dei migranti che passa per il Niger, arriva direttamente in Libia. E noi vogliamo raccontarvi la sua importanza
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Anche durante la conferenza congiunta fra Matteo Salvini e Ahmed Maitig a giugno, si erano manifestati i dissidi fra Italia e fazioni libiche. Salvini aveva confermato la volontà di costruire centri di accoglienza “ai confini sud della Libia”. E Maitig aveva dichiarato di rifiutare categoricamente qualsiasi tipo di campo per migranti in territorio libico. Soluzione: il Niger. E questa soluzione sembra essere arrivata. Sembra, perché ancora non è detto si possa cantare vittoria. Il Niger è un Paese estremamente complesso dove l’Italia è solo una delle potenze coinvolte nella politica interna. E soprattutto dove l’Italia arriva sicuramente dopo la Francia. Ed è abbastanza chiaro che tra il governo francese e quello italiano, attualmente, non corre buon sangue.

Ma gli hotspot interessano a tutti. E questo potrebbe essere un fattore determinante per l’approvazione anche in altre sedi europee del piano confermato dal governatore di Agadez. In questo senso, la missione militare italiana potrebbe essere fondamentale anche come controllo, monitoraggio e sostegno a queste operazioni del Niger per il controllo del flussi migratori. E non va dimenticato che il governo italiano sta contribuendo allo sviluppo del Paese del Sahel oltre che aiutandolo, a livello umanitario, con carichi di medicinali e beni di prima necessità.

Anche in sede europea, il piano di campi in Niger era stato particolarmente apprezzato. Emmanuel Macron e Giuseppe Conte ne parlarono, sempre a giugno, in occasione della visita del premier italiano a Parigi. Ma non va dimenticato anche l’interesse della Commissione europea, che aveva già avviato la procedura per l’erogazione di fondi destinati alla nascita di questi centri. 

Ma è del tutto evidente che la buona riuscita di questo piano corre sui binari molto difficili del rapporto fra Roma e Parigi. Francia e Italia hanno ingaggiato una lotta senza esclusione di colpi in Libia. Ma non va sottovalutata anche la penetrazione italiana in Niger, in cui la Francia ha interessi che vanno dalla politica all’energia, in particolare l’uranio. L’impressione è che in Niger sarà difficile fare qualcosa senza l’ok di Parigi. Ed è per questo che bisognerà capire le prossime mosse di Macron. 

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