“Sopravvissuto a un razzo Rpg. Incredibile” sono le prime parole di  Gabriele Micalizzi raggiunto via telefono all’ospedale militare americano di Baghdad, Role 3, dove è stato operato durante la notte di lunedì. Il giubbotto antiproiettile gli ha salvato la vita. E l’elmetto insanguinato, che ha resistito all’esplosione del razzo Rpg è ammaccato, ma intatto. Così gli ha evitato gravi ferite alla testa. Il giubbotto sfasciato dall’esplosione, forse non dei migliori, è servito, però, a fermare le schegge. Gabriele, evacuato dagli americani nella notte di lunedì dalla Siria alla capitale irachena, non ha ferite serie al torace. I danni sono al volto e ad un braccio. 

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Il giubbotto antiproiettile che ha salvato la vita a Gabriele Micalizzi

Su Gli Occhi della Guerra pubblichiamo le foto dell’elmetto e del giubbotto di Gabriele, d’accordo con i suoi amici del collettivo fotografico Cesura, proprio per dimostrare quanto sia importante per i giornalisti avere l’attrezzatura adeguata nelle zone di guerra. Gabriele non ce l’avrebbe fatta senza la pesante corazza, che diventa la seconda pelle di ogni reporter in prima linea.

Tante volte abbiamo visto giornalisti, soprattutto italiani, che in zone pericolose, dove sparavano o lanciavano razzi, sembravano Alice nel paese delle meraviglie. E passeggiavano senza alcuna protezione fra i botti, come se fosse una serata di fuochi d’artificio in qualsiasi città italiana.

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L’elmetto insanguinato, che ha resistito all’esplosione del razzo Rpg

Gabriele ha provato sulla sua pelle l’impatto di un razzo Rpg lanciato dagli ultimi seguaci del Califfo. La voce è un po’ impastata dai farmaci e non si ricorda bene dell’attacco. “Ci sono stati altri feriti o morti?” ci chiede al telefono. Il combattente curdo ucciso e il suo comandante ferito gravemente hanno assorbito la forza maggiore dell’esplosione. L’onda d’urto e le schegge hanno investito Gabriele, che si è salvato grazie al giubbotto anti proiettile. Nel giro di 48 ore verrà valutata l’evacuazione verso l’Italia. Sempre cosciente  sta “bene”, tenendo conto che è un sopravvissuto.

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