Ciadiani e sudanesi, egiziani e libici, consiglieri militari forse russi o francesi. Quella di Khalifa Haftar non è solo

l’avanzata della Cirenaica verso Tripoli, ma l’avanzata di una vera e propria “legione straniera” composta da mercenari provenienti da diverse parti dell’Africa o da veri e propri professionisti della guerra che, con i soldi arrivati da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, compongono una delle colonne portanti della campagna avviata da Haftar per la conquista della capitale libica. E tutto fa pensare a una costellazione composta da mercenari che fanno parte della rete di alleanze del maresciallo. Come raccontato a La Stampa dai soldati della Prima Brigata, quelli che controllano la prigione di Zawia con i tuareg fra i detenuti: “Dicono di essere libici, ma sono ciadiani”.

Una denuncia che ricorda quell’altro allarme proveniente dal sud della Libia, dove le Nazioni Uniteavevano denunciato più volte negli anni passati l’occupazione di soldati stranieri per conquistare la parte meridionale del Paese nordafricano. La denuncia era arrivata direttamente dai vertici della missione Unsmil sul caos a Sebha, dove lo stesso sindaco della città aveva parlato di “occupazione di forze straniere”. Come riporta sempre La Stampa, si puntava il dito soprattutto sui miliziani dei movimenti ribelli Sudanese Liberation Army (Sla) e Justice and Equality Movement (Jem), ma anche del Front for Change and Concord in Chad (Fact). Un metodo che serve ai governi locali anche per liberarsi dal loro territorio di questi miliziani: strumento usato anche da altri governi con i jihadisti inviati in Siria e Iraq negli anni precedenti.

Ma non sono gli unici che sostengono o comunque partecipano, più o meno direttamente, all’avanzata del generale verso Tripoli. Con i soldi di Riad e Abu Dhabi, il generale può permettersi cdi pagare una parte del suo esercito. Ma è chiaro che per l’intelligence e per gli armamenti non può fare solo affidamento sui soldi. Serve esperienza, tecnologia, una rete diplomatica e paramilitare adeguata allo scopo. E per questo entrerebbero in campo altre forze e soprattutto i consiglieri militari: contractors o elementi delle forze speciali che aiutano l’Esercito nazionale libico nelle operazioni di conquista della Libia.

Qui la questione si fa più fumosa. Perché ovviamente tutto diventa figlio di una guerra per procura in cui le potenze coinvolte non ammetteranno mai di essere sul campo. Quindi si può andare solo per deduzione, frasi estrapolate da alcune interviste, sospetti lanciati dalle fazioni in campo. Ma è chiaro che una potenza interessata non può non avere qualcuno pronto a fare da ponte fra terreno di scontro e strateghi che, dai centri di comando, monitorano e orientano un esercito che da solo non potrebbe mai sostenere una campagna come quella che sta portando avanti il maresciallo Haftar.

Il primo sospetto cade sulla Francia, Paese che da tempo sostiene le mosse del generale della Cirenaica. Nei giorni scorsi, uomini del maresciallo hanno raggiunto Parigi. Ma è soprattutto uno strano aereo da Lione a destare sospetti, visto che la rotta vedeva questo aereo partire da un aeroporto secondario della città e raggiungere le coste vicino la Cirenaica per un sorvolo continuo dell’area. Inoltre, negli ultimi giorni si è parlato sempre più incessantemente di consiglieri militari francesi tra gli uomini di Haftar. Un uomo catturato ad Ain Zara ha confessato al  Libya Observer che nel suo aereo proveniente dall’aeroporto di Bengasi e diretto a Jufra c’erano “14 libici, 30 egiziani e sei consiglieri militari francesi”.

Quindi non solo francesi, ma anche soldati egiziani, 30 addirittura, che rappresentano la conferma di quell’appoggio dell’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi all’uomo forte della Cirenaica. Ieri l’incontro al Cairo ha ribadito l’asse fra Bengasi e il governo egiziano. E il sostegno militare dell’Egitto, Paese al confine con il nucleo centrale dell’Esercito haftarino, è stato confermato anche da alcune operazioni dell’aviazione del Cairo.

E infine, la “legione straniera” del maresciallo potrebbe anche coinvolgere la Russia. Anche in questo caso, si parla di sospetti di cui è difficile avere conferme. Anche perché molto spesso le accuse provengono da Paesi rivali (in particolare dal Regno Unito) che hanno un forte interessante a screditare l’operato del Cremlino. Ma è del tutto evidente che Mosca sia più che coinvolta nelle dinamiche libiche. Nei mesi scorsi si era parlato di una presenza del Gruppo Wagner dalle parti di Derna, in particolar per presidiare le operazioni navali russe sia lì che a Tobruk. Ma di questa presenza, come di tutte le operazioni in cui potrebbe essere coinvolta la Wagner, vige un silenzio quasi totale. Ma quel blitz di Haftar a Mosca dopo una serie di viaggi del generale nella capitale russa e con la visita alla portaerei Admiral Kuznetsovsembrano confermare anche la presenza russa.





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