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Guerra /

Il Medio Oriente non trova pace. Non l’ha mai trovata negli ultimi anni: e forse non la troverà mai. E non è detto che questo non sia il reale obiettivo delle superpotenze coinvolte nella regione. E il motivo è che stabilità, in molti casi, indica l’ascesa di una potenza che regola il caos. E che quindi, in sostanza, ha prevalso su un’altra.

Le Primavere arabe

Le Primavere arabe sono state un esempio eclatante. Nate e foraggiate con l’idea di rovesciare un sistema di potere ormai consolidato fra Nordafrica e Medio Oriente, la loro utilità è stata quella di creare caos dove non c’era. E di destrutturare società che si reggevano su delicati equilibri tribali ed etnici molto spesso tenuti vivi da regimi autoritari ma che garantivano una certa stabilità regionale.

Non sono certo quei tumulti ad essere l’unica origine delle tragedia del Medio Oriente e dei problemi che affliggono il Mediterraneo allargato. È la storia che ci consegna un’immagine i tutta questa grande area come quella di un mondo dove, caduto l’Impero ottomano, c’è stata sempre guerra. Ma se la Storia ormai non si può cambiare, è il futuro che deve preoccuparci. E in molti casi, a questa guerra permanente, non sembra esserci una via di uscita, costringendo molti Paesi a pensare al proprio destino come quello di un campo di battaglia.

Le guerre che attualmente insanguinano Siria, Yemen, Iraq – ed escludiamo la Libia solo per una questione geografica – sono guerre che si evolvono costantemente e dove è impossibile pensare realmente a una pace che possa essere la base per una convivenza pacifica di tutta la regione.

Sono conflitti in larga parte complessi, multiformi, dove si intrecciano numerose guerre unite dall’unico denominatore comune del Paese in cui si svolgono. Ma proprio perché non esiste una sola guerra di Siria, né una sola guerra in Yemen, o in Iraq, pensare a una pace è tendenzialmente impossibile. Sono troppi gli interessi in gioco e pochi quelli che confidano nella stabilizzazione.

L’Iraq ribolle

Forse l’Iraq è il primo esempio di questa situazione cui ormai intere generazioni di suoi cittadini hanno fatto l’abitudine. Baghdad non trova realmente pace ormai da decenni. I conflitti insanguinano il Paese dall’era di Saddam Hussein e sono rimasti con la sua uccisione. Il Paese non ha mai trovato una vera pace: sono state solo tregue e, nella maggior parte dei casi, preludio a qualcosa di più grande. La nascita dello Stato islamico ne è stata la dimostrazione.

Si pensava (erroneamente) che l’invasione dell’Iraq e la caduta di Saddam avrebbero consegnato un nuovo Iraq. In realtà l’inferno che ne è scaturito e le conseguenze di quella stessa guerra hanno creato il terreno perfetto per l’ascesa del Califfato. E oggi, l’Iraq, finito con l’Isis, non è destinato a trovare pace. A Bassora il popolo è in rivolta, il nord curdo è sferzato dai raid turchi e iraniani. E il governo centrale è avvolto da una spirale di guerra tra fazioni che è il simbolo della grande guerra fra Iran e Paesi arabi e occidentali.

Siria, la pace è ancora lontana

Più a ovest, in Siria, la situazione appare ancora più intricata. Qui ci sono numerose guerre in corso, unite sotto la falsa etichetta di “guerra in Siria“. C’è un’invasione turca contro i curdi, una campagna israeliana contro Hezbollah e gli iraniani, uno scontro fra Russia e Stati Uniti per il Mediterraneo orientale, e una lotta fra potenze regionali e non per assumere la leadership di una parte del Paese. In questo mosaico di conflitti, la pace sembra un sogno irraggiungibile: poiché ci sarà sempre qualche potenza interessata a non crearne i presupposti. Chi impone la pace, ha vinto. E chi pere, evidentemente, non può esserne contento.

La dimostrazione di questo punto la si può vedere leggendo una qualsiasi mappa dell’attuale Siria. Questo non è un Paese destinato a trovare pace nell’immediato. A nord-ovest, Idlib è un nodo che presto andrà sciolto. Ma il resto del Paese è ancora un punto interrogativo, in cui ci sono purtroppo tutti i requisiti per far sì che queste guerre durino ancora per molto. Il Nord-est, in mano ai curdi e alle forze della coalizione internazionale a guida americana, rappresenta un cuneo occidentale in Medio Oriente che difficilmente sarà abbandonato. E la Turchia, in tutto il nord della Siria, non sembra destinata a cedere terreno sul fronte curdo e dell’espansione della propria influenza. 

E se a ovest Damasco sembra avere il controllo della situazione, è altrettanto evidente che finché Israele non sarà soddisfatto di quanto avrà ottenuto in Siria e anche in Libano, i raid continueranno. La Russia ha posto il suo scudo: ma questo è possibile che sia solo il preludio a un innalzamento dello scontro. 

Questa situazione dà l’idea che vi sono tutti i sentori del fatto che la questione siriana non sarà risolta nell’immediato. Nessuna delle forze presenti nell’area ha motivo di andarsene: e il conflitto rimane, latente e pronto a esplodere.

Yemen, una guerra oscura

La guerra in Yemen continua a mietere vittime. I numeri sono giganteschi. E nel (quasi) silenzio generale, continua a compiersi una guerra per procura dai risvolti tragici e ancora indefiniti. Quello che sta avvenendo in Yemen è una guerra complessa dove nessuno sa se, effettivamente possa esserci una barlume di speranza per la pace. Di fatto, la crisi umanitaria imporrebbe le deposizione delle armi: ma in realtà questo non ha che acuire il livello del conflitto.

La coalizione a guida saudita non può fermare la guerra senza aver ottenuto un successo. Mohammed bin Salman ha investito tutto in questo conflitto. E anche gli Emirati Arabi Uniti vogliono mantenere quanto acquisito in questi anni. Nello stesso temo, gli Houthi non cederanno mai realmente le armi. E l’Iran non è disposto a cedere uno dei suoi principali avamposti nel golfo di Aden e sul Mar Rosso. Il tutto mentre gli Stati Uniti continuano a essere sul campo in una indecifrabile guerra contro Al Qaeda e che non sembra sia in procinto di concludersi.

Altro sangue dovrà essere sparso senza che lo Yemen, come il resto del Medio Oriente, possa trovare pace nel prossimo futuro. E la grande guerra in corso fra Iran, Paesi arabi, Israele e Stati Uniti continuerà a colpire in ogni Paese della regione, condannandola a un futuro di guerra: una guerra permanente

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