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Il comando della Marina di Taiwan ha confermato le notizie secondo cui un contingente di Marines americani è arrivato sull’isola invitato delle Forze Armate di Taipei e inizierà ad addestrare le truppe anfibie locali per un periodo di quattro settimane, facendo segnare le prime manovre dei Marines a Taiwan formalmente riconosciute in oltre 40 anni.

A partire da lunedì 9 novembre, i Marine Raiders, il reparto per le operazioni speciali dell’Usmc, inizieranno ad addestrare i marines taiwanesi nelle operazioni di infiltrazione di imbarcazioni d’assalto presso la base navale di Tsoying a Kaohsiung, secondo quanto riferito dal quotidiano locale Udn.

I Marine Raiders consistono in un reggimento, formato da tre battaglioni, che fornisce addestramento militare ad hoc per le forze anfibie straniere al fine di migliorare le loro capacità tattiche, nonché per far conseguire la capacità di formare un nucleo di una task force congiunta per le operazioni speciali. Il personale del Marine Raider Regiment addestra e assiste le forze armate della nazione ospitante – comprese le forze paramilitari navali – per consentire loro di supportare la sicurezza interna e la stabilità dei rispettivi governi, per contrastare le attività di sovversione e ridurre il rischio dato da minacce interne ed esterne. Ogni battaglione di Marine Raider è composto da quattro compagnie che contano, ciascuna, oltre 100 marines con capacità di operazioni speciali. Il reggimento è stato infatti a lungo utilizzato per svolgere missioni di ricognizione e azioni di fanteria leggera anfibia tramite una varietà di natanti, in particolare gommoni.

Quella in corso è la prima esercitazione congiunta che vede le truppe di Taiwan operare con quelle di un Paese alleato da quando l’epidemia di coronavirus ha posto termine a questo tipo di scambi di personale, ma soprattutto, come accennato, è la prima ufficialmente riconosciuta dal governo di Taipei sin dal 1979, anno in cui Washington ruppe ufficialmente le relazioni diplomatiche con Taiwan, a cui però fece immediatamente seguito la firma del Taiwan Relations Act (Tra) da parte del presidente Jimmy Carter, che permetteva relazioni non ufficiali tra i due Paesi.

Da allora qualsiasi tipo di interazione militare con gli Stati Uniti è stata quasi sempre ufficialmente negata o taciuta da Taipei: gli Usa, infatti, inviano annualmente piccole unità di truppe d’élite per missioni di addestramento congiunte a Taiwan, ma sono riconosciute molto raramente dal governo locale. Ad esempio, il Roc (Republic of China) Army Aviation and Special Forces Command e le United States Army Special Forces (i Berretti Verdi) ogni anno organizzano un’esercitazione congiunta chiamata Balance Tamper. Lo scorso anno proprio in questo periodo, poi, Usa e Taiwan hanno condotto il primo addestramento comune per quanto riguarda la cyber warfare: gli attacchi cibernetici subiti dall’isola, stimati in circa 30 milioni al mese di cui la metà riconosciuti provenire dalla Cina, hanno spinto Taipei a guardare al suo alleato principale per migliorare la sua capacità di sicurezza cyber. Queste particolari esercitazioni, sono durate cinque giorni e hanno riguardato principalmente le modalità di affrontare i tentativi di hackerare i siti web del governo e di società private.

Per quanto riguarda l’esercitazione coi Marines americani, il comando della Marina taiwanese lunedì mattina ha rilasciato una dichiarazione in cui diceva che “al fine di mantenere la pace e la stabilità regionale, la cooperazione e gli scambi militari e di sicurezza tra Taiwan e gli Stati Uniti procedono normalmente” senza però rilasciare commenti sui dettagli dello scambio. Molto probabilmente il personale Usa sarà impegnato nell’addestramento di quello locale in operazioni di piccoli sbarchi anfibi, esfiltrazioni, e utilizzo di unità sottili. I Marines di Taiwan sono infatti reduci da un incidente mortale, avvenuto lo scorso luglio, che ha visto la perdita di tre uomini quando due gommoni si sono ribaltati per via del mare grosso durante manovre di infiltrazione ed esfiltrazione dalla spiaggia.

È interessante notare che questa volta il comando della Marina ha confermato l’arrivo dei Marines statunitensi. Insieme alle recenti vendite di armamenti statunitensi a Taipei è un forte segnale diplomatico alla Cina, che nei mesi recenti, e proprio approfittando della situazione epidemica, ha alzato l’asticella della tensione nei confronti della “provincia ribelle”.

Parallelamente gli Stati Uniti, dopo un iniziale difficoltà causata dallo scoppio di focolai epidemici a bordo di unità navali e in altri reparti, non hanno dismesso il loro ruolo di gendarmi, facendo anzi segnare un aumento dell’attività di pattugliamento navale e aereo nelle acque del Pacifico Occidentale.

Proprio ieri una coppia di bombardieri B-1B, giunti insieme ad altri due alla base Andersen di Guam dalla loro base di Dyess (Texas) lo scorso 23 ottobre, ha effettuato un lungo volo sul Mar delle Filippine sino a giungere sul Mar Cinese Meridionale lambendo proprio le isole Spratly, al centro della ben nota diatriba territoriale, in quella che viene chiamata Fonop, acronimo di Freedom Of Navigation Operation, ovvero operazione per la libertà di navigazione. La politica statunitense è infatti quella di garantire che il cielo e il mare restino “aperti” alla libera navigazione, mentre ormai è palese che altri Stati, tra cui proprio la Cina, prevedano invece la nazionalizzazione di ampie porzioni di mare e spazio aereo per garantirsi, tra le altre cose, i diritti di sfruttamento delle risorse marine, siano esse minerarie o commerciali.





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