Rivoluzionare lo United States Marine Corps e adattarlo alle nuove esigenze venutesi a creare negli ultimi anni in politica estera: è questo il piano degli Stati Uniti per spuntare una volta per tutte le zanne del Dragone cinese. Nella sfida a distanza contro Pechino, Washington è pronto a giocare la carta dei Marines, la forza armata indipendente fondata nel 1775, specializzata nelle operazioni anfibie e, più in generale, nelle operazioni in veste di “expeditionary force”.
Dal momento che lo scenario in cui potrebbe essere richiesto il supporto dei Marine è il Mar Cinese Meridionale, gli Usa hanno pensato bene di adattare il Corpo a uno scenario complicato e mutevole. È vero che i Marines sono di fatto uno schieramento indipendente potenzialmente in grado di gestire una guerra in totale autonomia, come avvenuto ad esempio nel 1991 a Kuwait City. Ma i tempi sono cambiati, così come le minacce da respingere.
E così, per competere con l’espansione navale cinese nella regione indo-pacifica, è previsto un cambiamento totale, tanto di strategia concettuale quanto di modello operativo. Come ha scritto Repubblica, da qui al 2030 una grande riforma snellirà il corpo, tagliando la bellezza di 12mila uomini e riducendo il numero complessivo di aerei. Ricordiamo infatti che il Corpo dei Marine può contare su propri carri armati, elicotteri, cannoni, semoventi e, appunto, velivoli.
La nuova strategia dei Marines
Come abbiamo spiegato, lo scenario di battaglia non è più un deserto sperduto tra le dune di qualche località del Medio Oriente. Per agire nelle agitatissime acque del Mar Cinese Meridionale i Marine dovranno essere più agili così da espugnare le “fortezze” create dai cinesi. Pechino ha dispiegato radar, sistemi di disturbo elettronici e schierato missili a lungo raggio, tanto anti-nave quanto anti-aereo. E ancora: il Dragone ha potenziato i suoi sottomarini, alcuni dei quali nucleari o in grado di trasportare missili balistici. Senza considerare le varie piste per bombardieri e caserme per truppe d’assalto.
Da un punto di vista tecnico l’obiettivo dell’esercito cinese è duplice: difendere queste cosiddette “bolle di sicurezza” e, al tempo stesso, evitare che il nemico possa effettuare attività ostili al loro interno. Stiamo parlando di un raggio d’azione variabile che può estendersi tuttavia per centinaia di chilometri. Una distanza tale, insomma, da consentire ai difensori di poter espandere il proprio raggio d’azione.
Il Mar Cinese Meridionale è pieno di “bolle” simili. Il compito di scardinare tali roccaforti potrebbe presto essere affidato dal governo americano proprio ai Marines. Il modello d’azione del Corpo dovrà seguire un copione particolare: penetrare le difese cinesi e distruggere le postazioni. Due saranno le armi sulle quali lo United States Marine Corps farà affidamento: i jet invisibili F-35 e la fanteria. Ma nell’ipotetico piano di Washington i Marine non dovranno soltanto attaccare ma anche difendersi. Ecco allora che saranno chiamati anche a limitare i movimenti della flotta nemica, ad esempio affidandosi a batterie mobili di missili anti-nave piazzate in qualche isoletta locale.
Restare nascosti
Cerchiamo di capire meglio il modus operandi dei Marines nello scenario del Mar Cinese Meridionale. Come ha scritto Forbes, il compito di un presunto battaglione americano è quello di rilevare le navi da guerra cinesi, segnalare la loro posizione al Comando indo-pacifico degli Stati Uniti e infastidire questi mezzi rivali con i missili.
Attenzione però, perché tutto questo deve essere fatto coordinandosi con gli altri avamposti Usa nella regione ed essendo pronti a spostarsi rapidamente da un’isola a un’altra. La conditio sine qua non per avere la meglio, infatti, è una soltanto: non farsi scoprire. Anche perché stiamo parlando del “cortile di casa” della Cina. E qui, la Cina, ha più navi, aerei e truppe rispetto agli Usa.
La parte forse più complessa della missione dei Marines riguarda la comunicazione. Come fare a comunicare con gli alleati rimanendo nell’ombra? La US Defense Advanced Research Agency sta lavorando a nuovi sistemi di comunicazione. Per il momento i sistemi di comunicazione che usano bande di frequenza superiori a HF rimangono facilmente rilevabili. Di conseguenza impiegare le radio HF in modo invisibile resta l’opzione consigliata.