Il sottomarino argentino scomparso dai radar la mattina del 15 novembre 2017, ARA San Juan, è imploso. I 44 membri dell’equipaggio, al comando dell’ufficialeEliana Maria Krawczyk,sono tutti morti all’istante.

Dopo due mese di ricerche, analisi e rilevazioni l’US Naval Intelligence Bureau ha divulgato un report che determina la fine del sottomarino classe Santa Cruz. L’affondamento nelGolfo San Jorge è stato causato da un’implosione avvenuta poco dopo l’ultimo contatto radio. L’equipaggio, spiega il report, non ha sofferto: tutto è avvenuto in 40ms – 0,040 secondi. Secondo il rapporto dell’US Office of Naval Intelligence (ONI) il “rumore” captato il 15 novembre dalle strumentazioni dell’organizzazione per il monitoraggio dei test nucleari CTBTO – Organisation du traité d’interdiction complète des essais nucléaires – sarebbe stato prodotto dall’implosione del San Juan, avvenuta ad una profondità di circa 400 metri, che ha rilasciano energia equivalente a un’esplosione di quasi sei tonnellate di tritolo.





Lo scafo del sommergibile – costruito nei cantieri tedeschi di Emden dallaNordseewerke nel 1983 –  secondo il rapporto è collassato alla pressione delle atmosfere  di quella profondità in “40 millisecondi”, dopo essere affondato “in verticale” ad una velocità di 10 a 13 nodi. È quindi impossibile, secondo l’intelligence della Marina americana, che l’equipaggio abbia sofferto: “Non hanno sofferto, non affogano. La loro morte è stata istantanea” riporta l’ONI.

Le forsennate ricerche del sottomarino durate oltre un mese, che hanno coinvolto oltre 4mila uomini, 20 unità navali e altrettanti aerei di soccorso di oltre 8 nazioni – comprese USA, UK e Russia – avevano a lungo lasciato sperare le famiglie delle vittime che un miracolo fosse possibile. Ma la lotta contro il tempo per ritrovare il relitto con eventuali superstiti prima del termine delle scorte di ossigeno – scandita da telefonate satellitari fantasma, rilevamenti di macchie di calore e di segnali di luce in quell’area di ricerca di un’ampiezza di 482.507 chilometri quadrati di Atlantico meridionale – non hanno fatto altro che prolungare un’estenuante attesa che adesso culmina nel conoscere la sorte immediata dei 44 membri d’equipaggio.

La conferma giunta dagli specialisti dell’ONI che i marinai non hanno provato alcun dolore, può mitigare la sofferenza delle famiglie, ma non basta a mettere un punto alle numerose negligenze denunciate ai vertici della Marina Argentina per questo incidente che per oltre un mese ha interessato tutto il mondo. Attualmente il disastro ha aperto un’inchiesta sulle necessarie verifiche riguardanti l’effettiva ‘operatività’ di quel sottomarino, che entrato in servizio del 1984 aveva ricevuto un adeguamento nel 2008 presso i cantieri argentini CINAR: adeguamento che garantiva un prolungamento della sua longevità di altri 30 anni. Secondo diverse fonti argentine, la continua riduzione del budget militare sarebbe da imputare alla corruzione endemica del paese che oggi reclama le sue tragiche conseguenze. 

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