Se non si trattasse di un dramma che si trascina dagli anni Cinquanta, con tanto di minaccia nucleare in ballo, quella tra Stati Uniti e Corea del Nord, e ancor di più tra Donald Trump e Kim Jong Un, sembrerebbe una telenovela di quelle ricche di continui colpi di scena, riaperture e, di nuovo, brusche rotture.
Quel Christmas gift mai arrivato
Li avevamo lasciati all’inizio di dicembre con Pyongyang e il suo annuncio dell’invio di un “regalo di Natale” agli Stati Uniti, legato all’esito dei colloqui in corso con Washington. Una frase inquietante, che era stata immediatamente interpretata come un segnale che la Corea del Nord avrebbe ripreso i test missilistici a lunga distanza, giunta a ridosso della scadenza di fine anno autoimposta dai nordcoreani per i negoziati nucleari con l’amministrazione Trump, colpevole secondo Pyongyang di utilizzare la trattativa sul nucleare come arma elettorale per le elezioni presidenziali. Il leader nordcoreano non è di certo nuovo a questi coup de théâtre: già nel 2017, la Corea del Nord effettuò il suo primo lancio di prova di un missile balistico intercontinentale (ICBM), annunciandolo come un “dono” per gli Stati Uniti durante le vacanze del 4 luglio. Trump, tuttavia, a margine del vertice NATO a Londra di qualche settimana fa, si era mostrato fiducioso: “I miei rapporti con Kim Jong Un sono davvero buoni, ma ciò non significa che rispetterà l’accordo che abbiamo firmato “, aveva dichiarato alla CNN. E poi aveva aggiunto ” A Kim Jong Un piace lanciare razzi, vero? Ecco perché lo chiamo Rocket Man!”. Ma Natale è ormai alle spalle, è non v’è traccia di questo presunto “dono” che fa tremare la sicurezza di Washington.
Poi, lo scorso sabato, l’apertura dell’Assemblea plenaria dell’organo politico più potente del paese, il Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea, che rimescola ancora le carte con frasi ad effetto: minacce effettive o fumo negli occhi? Difficile prevederlo.
Un meeting importante
Così, con una trattativa sul nucleare allo stallo, il leader nordcoreano ha aperto la Quinta assemblea plenaria del 7 ° Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea chiedendo ai suoi militari e diplomatici di preparare “misure offensive” non meglio specificate per proteggere la sicurezza e la sovranità del Paese, così riferiscono i media di Pyongyang. Le voci di un ritorno all’escalation si erano diffuse domenica, quando Kim aveva convocato una riunione dei suoi massimi funzionari in vista della scadenza a fine anno dell’ultimatum rivolto agli Stati Uniti affinché modifichino la loro posizione circa i negoziati nucleari. La riunione plenaria del Comitato centrale del partito, iniziata sabato, ha scatenato il timore che Kim possa sospendere i negoziati nucleari con gli Usa e procedere a muso duro, ricominciando test missilistici e nucleari.
Snocciolando i post dell’agenzia di stampa centrale coreana (Kcna) si legge di una sorta di assemblea per tirare le somme dei meriti militari di Kim ed esibire i muscoli all’esterno: il leader supremo Kim Jong starebbe sovraintendendo al progetto di una nuova arma tattica finalizzata a “sviluppare le capacità di difesa autosufficienti, una pietra miliare nell’esistenza di uno stato e una garanzia per salvaguardare la pace”. La Kcna, inoltre, celebrando il leader, sottolinea come Kim avrebbe permesso lo sviluppo di un nuovo sistema di armi in stile coreano, dato fiducia e coraggio agli scienziati della difesa e tracciato una pista per lo sviluppo di hardware militari per frustrare risolutamente le sempre crescenti minacce militari e la pressione delle forze ostili. Inoltre il leader si è soffermato sulla costruzione di sottomarini di nuova generazione progettati e costruiti per essere in grado di attuare pienamente l’intenzione strategica militare del Partito, sottolineando la necessità di aumentare costantemente e in modo affidabile la capacità di difesa nazionale dirigendo grandi sforzi verso lo sviluppo dell’attrezzatura militare navale. Il leader si è poi complimentato con i cecchini della KPA Air e dell’ Anti-Aircraft Force, sottolineando la necessità che le loro unità aumentino per far fronte a qualsiasi situazione inaspettata.
Un economia moribonda
Durante la riunione del Partito Kim ha anche analizzato in modo completo e dettagliato i problemi che sorgono negli sforzi per ricostruire la moribonda economia locale. Nel terzo giorno del meeting, infatti, i contenuti si sono fatti maggiormente politici: Kim Jong Un ha sollevato le questioni di principio derivanti dal rafforzamento del Partito e dal rafforzamento del ruolo dei quadri, riferendosi nel dettaglio ai compiti e ai modi per consolidare ulteriormente il Partito dal punto di vista organizzativo e ideologico: come richiesto dalla rivoluzione permanente, del resto, promuovendo notevolmente la sua capacità di leadership come Stato Maggiore della rivoluzione e trasformando il partito in un organo militante pieno di vitalità e vigore. Nel suo storico rapporto ha snocciolato in modo completo le questioni che sorgono nel complesso delle opere statali e ha chiarito l’orientamento e i modi per risolverle: spingere i principali settori industriali dell’economia nazionale, la produzione agricola, promuovere la scienza, l’istruzione e la salute pubblica, condurre dinamicamente la campagna per aumentare la produzione, adottare misure rigorose per proteggere l’ambiente e prevenire le catastrofi naturali, preparando “contromisure politiche, diplomatiche e militari offensive per preservare fermamente la sovranità e la sicurezza del paese, intensificando la lotta contro atti antisocialisti e non socialisti”.