Proseguire lungo la strada della modernizzazione militare, concentrando tutti gli sforzi sullo sviluppo di nuovi, fiammanti droni con i quali equipaggiare l’Esercito popolare coreano (Kpa): è questo l’ultimo imperativo emerso a gennaio, in occasione dell’ottavo Congresso del Partito dei Lavoratori. A dire il vero, la Corea del Nord nutre da tempo un certo interesse nei confronti degli aeromobili a pilotaggio remoto, al punto da aver già mostrato droni indigeni, cioè costruiti oltre il 38esimo parallelo, durante varie parate militari.
Un interesse, quello nei confronti dei droni, ulteriormente accresciuto dalla loro strabiliante e letale efficacia mostrata sui campi di battaglia mediorientali e asiatici nel corso del 2020. Come se non bastasse, le industrie militari nordcoreane hanno da sempre sfornato missili balistici di ogni tipo, sistemi di comunicazioni, equipaggiamenti di difesa aerea a lungo raggio, sottomarini, ma ben pochi strumenti e mezzi per potenziare l’aviazione, ad eccezione di aerei da combattimento usando componenti di provenienza russa. Al fine di rimediare a una lacuna militare non da poco, stando ad alcune indiscrezioni, Pyongyang starebbe spingendo proprio per intraprendere una produzione di massa di droni in miniatura.
Il vantaggio dei droni
Poter contare su droni in miniatura, consentirebbe intanto alla Corea del Nord di rafforzare la propria aviazione, e poi di poter ispezionare da vicino le principali strutture militari sudcoreane; due obiettivi fondamentali, dal punto di vista di Pyongyang, per mantenere lo status quo della penisola coreana. Bisogna inoltre sottolineare che i droni sono molto più economici e facili da costruire rispetto a caccia o bombardieri, richiedono una minore manutenzione e hanno costi operativi abbordabili. Tutto questo, ha sottolineato The Diplomat, lascia presagire che il presidente nordcoreano Kim Jong Un, nonostante non sia in grado di acquistare legalmente nuovi caccia nel prossimo futuro a causa delle sanzioni, possa compensare il deficit con una futura produzione di velivoli senza pilota.
I droni, come hanno evidenziato i conflitti andati in scena a Idlib e nel Nagorno-Karabakh, possono fungere da “moltiplicatori di forza”, nonché affiancare l’eventuale azione di artiglieria e missili balistici. In che modo? Ad esempio fornendo dati sulle postazioni nemiche da colpire, così da rendere gli attacchi più precisi. In ogni caso, è molto probabilmente la natura asimmetrica della guerra con i droni ad attirare l’attenzione dell’esercito nordcoreano.
Infatti, a fronte di un piccolo investimento iniziale, e grazie all’apporto di droni stealth, il Kpa sarebbe in grado di contare su velivoli sacrificabili, utilissimi per minacciare forze nemiche più grandi e causare gravi danni a obiettivi strategici rivali, come depositi di rifornimenti e ponti. Dando uno sguardo al Medio Oriente, a cavallo tra il 2017 e il 2018, i terroristi dello Stato Islamico – per giunta in un momento in cui le risorse e i fondi dei militanti stavano diminuendo – scelsero di affidarsi ai droni per contrastare efficacemente le forze siriane e irachene.
Il piano di Kim
Resta da chiarire un concetto fondamentale: come farà la Corea del Nord ad acquisire le tecnologie necessarie per costruire droni moderni? La pista più probabile porta dritta all’Iran. Pyongyang potrebbe ottenere tutto ciò che le serve da un Paese che per anni è stato suo cliente. Ricordiamo che dagli anni ’80 i nordcoreani hanno fornito a Teheran un’ingente quantità di missili balistici, gli stessi attualmente “in servizio”. Oltre ai missili, la Corea del Nord ha fornito al suo alleato anche carri armati, sistemi di artiglieria, sottomarini, armi leggere, software nucleare e anche il know-how relativo alla costruzione di tunnel sotterranei e fortificazioni.
Dal momento che l’Iran eccelle nel settore dei droni, il rapporto tra i due Paesi potrebbe ribaltarsi. Nel caso in cui Kim riuscisse ad acquisire droni stealth – invisibili ai radar -, la Corea del Nord potrebbe teoricamente raggiungere un importante punto di svolta militare. A quel punto, tra droni, missili balistici e sistemi di artiglieria, Pyongyang sarebbe seriamente in grado di sfidare le forze americane e sudcoreane nella regione.
Il governo nordcoreano potrebbe essere interessato ai droni d’attacco iraniani, come lo Shahed 191, ma anche agli aerei da ricognizione. Secondo quanto riportato dal sito Daily NK, inoltre, pare che il Kpa abbia appena completato la ricerca e lo sviluppo di un drone in miniatura in grado di trasmettere dati in modalità wireless. Stiamo parlando, al momento, di una tecnologia non in grado di lanciare attacchi usando testate nucleari o altre armi di distruzione di massa. Ma Kim, che ha sapientemente imparato a fare di necessità virtù, ha già indicato la strada.