L’Unione europea non crede che la Siria sia ancora un luogo sicuro per i rifugiati che, in questi anni, hanno raggiunto il Vecchio continente. Lo annuncia la Reuters, citando funzionari di Bruxelles. Tutto ruota attorno alle parole di Vladimir Putin che, in un incontro con Angela Merkel, ha detto che l’unica cosa che i Paesi occidentali possono fare per i rifugiati siriani, è farli tornare a casa. “Ma le condizioni lì non sono sicure. La Russia vorrebbe che pagassimo, ma la Siria sotto Bashar al Assad non è al sicuro”, così un funzionario Ue.
Ed è proprio questo il punto. Non a caso, proprio ieri, il presidente francese Emmanuel Macron è tornato a parlare di Siria e ha detto che sarebbe un errore fatale lasciare Assad al potere. Una dichiarazione che non sorprende. Fin dall’inizio della rivolta, infatti, Parigi è sempre stata al fianco dei ribelli. La guerra – durata più di sette anni – volge però al termine ed è quindi necessario trovare nuove soluzioni. Con ogni probabilità, il presidente alauita rimarrà al suo posto, anche perché in questi anni è diventato un vero e proprio simbolo per gran parte del Paese.
Sono molti i profughi che in questi ultimi mesi stanno tornando a casa. Proprio pochi giorni fa, Mosca ha fatto sapere che oltre un milione di persone – sia sfollati interni che esterni – torneranno nelle loro abitazioni entro la fine del mese. Tutto questo è possibile perché Damasco oggi controlla oltre il 60% della Siria e che, tutto sommato, la situazione si è ormai normalizzata, tranne nelle zone più calde, come Idlib, oppure in quelle (poche) dove resiste lo Stato islamico.
Secondo quanto riportano a Gli Occhi della guerra fonti di Damasco, sono sempre di più le richieste di coloro che vogliono tornare. Certo, la situazione non è facile. Spesso le loro abitazioni sono state distrutte dalla furia della battaglia, però la voglia di ricostruire c’è. Così come quella di ritornare. Certo, la Siria rimane un Paese in guerra, ma la posizione dell’Ue è più che altro politica. Molti Stati, infatti, in questi anni si sono opposti al presidente siriano finanziando diversi gruppi, dalle fazioni combattenti ai caschi bianchi.
Il problema dei rifugiati in Turchia
Tra pochi giorni in Turchia, come in tutto il resto del mondo, riapriranno le scuole. Come riporta l’Agi, lo scorso anno più di 610mila minori hanno usufruito del sistema scolastico turco. Di questi, 36.548 frequentano scuole di preparazione, 374.304 scuole elementari, 137.613 scuole medie e i restanti scuole superiori. Secondo i dati forniti del ministero dell’Interno, sarebbero oltre 973.200 i bambini siriani in età scolare. L’obiettivo della Turchia è quello di integrare questi giovani, ma non è facile.
Per Recep Tayyip Erdogan la questione migranti è stata sia un problema che un’opportunità. Un problema perché la Turchia ha visto milioni di siriani rifugiarsi nei suoi confini per sfuggire alla guerra. Un’opportunità perché il Reìs ha saputo sfruttare questa situazione come moneta di scambio con l’Europa (si parla di almeno sei miliardi, gli ultimi tre stanziati lo scorso marzo).
Le falle nell’accoglienza dei rifugiati
Proprio ieri raccontavamo di come una giovane ragazza yazida, scappata dalla Siria per sfuggire alle bandiere nere, abbia incontrato nella tranquilla Germania uno dei suoi aguzzini. Gli attivisti yazidi sono ancora più severi e dicono che “in Europa sono fuggiti o rientrati almeno 900 membri di Isis”. Numeri impressionanti, resi possibili da una politica eccessivamente aperta nei confronti dei migranti. Migranti che, a distanza di anni, non trovano ancora una collocazione corretta all’interno degli Stati che li hanno accolti. E che ora sembrano averli scaricati.