A Gaza si stanno combattendo due guerre: una per il controllo della superficie e una per l’annientamento dei tunnel. Di quell’immenso reticolato cioè che da anni garantisce ad Hamas nascondigli e importanti capacità logistiche. Israele, alla resa dei conti con l’organizzazione che controlla la Striscia dal 2007, avanza per guadagnare terreno e per, allo stesso tempo, scovare l’ingresso dei bunker. Uno dei principali, come sottolineato più volte dai vertici dell’esercito israeliano, si trova nei pressi dell’ospedale Al Shifa. L’Idf è convinta che al di sotto della struttura ci sia il vero quartier generale di Hamas. I combattimenti oramai sono arrivanti all’interno dello stabile e la battaglia di Gaza si può oramai definire come la “battaglia degli ospedali“. A dimostrazione di quanto sia difficile, per non dire impossibile, dividere obiettivi civili e militari dentro la Striscia.
Cosa succede attorno all’ospedale Al Shifa
Rimal è uno dei quartieri sorti nei primi anni dello sviluppo edilizio di Gaza. La città, fino agli anni ’40, era confinata nella parte collinare dell’entroterra. Poi durante gli anni del mandato britannico, i suoi confini si sono allargati verso la costa con la costruzione proprio nell’area di Rimal di nuove abitazioni e nuove strade. Nel 1946 l’amministrazione britannica ha deciso di impiantare nel nuovo quartiere il principale ospedale della Striscia, a cui è stato attribuito il nome di Al Shifa, “casa della guarigione” in arabo.
La struttura non è quindi solo importante da un punto di vista sanitario, ma è testimone dello sviluppo di Gaza e dei primi tentativi di modernizzazione della città. Per questo i combattimenti oggi in corso stanno avendo una valenza che va oltre l’ambito sanitario. La battaglia sta infuriando in uno degli ospedali simbolo dell’intera Striscia. Nei paraggi ci sono poi altre strutture, a partire dall’ospedale cardiaco. Una zona nevralgica quindi, peraltro non lontana dai confini del campo profughi di Al Shati. Forse è il mix di questi elementi ad aver convinto lo stato maggiore di Hamas a piazzare da queste parti, nelle viscere di Rimal, il proprio quartier generale.
Gli israeliani conoscono da tempo la delicatezza dell’area anche da un punto di vista militare. E da giorni condividono ricostruzioni fatte al computer dove si mostra l’ubicazione dei principali bunker di Hamas al di sotto dell’ospedale Al Shifa. Adesso i soldati dell’Idf sono sul posto. L’intero isolato attorno la struttura è nelle loro mani, dagli ultimi video sembra che i palazzi residenziali siano vuoti ma i combattimenti incidono ovviamente sui civili ricoverati nei nosocomi.
La conferma della presenza israeliana nell’area è arrivata dai video girati dagli stessi soldati e inseriti sui social. Si notano gli ingressi di alcuni tunnel poco fuori l’ospedale, non è chiaro però se i membri dell’Idf siano o meno scesi al loro interno.
L’Idf prova a decapitare Hamas
Una volta conquistata l’area di Rimal e dell’ospedale Al Shifa, l’obiettivo di Israele è quello di catturare i leader di Hamas all’interno dei bunker e distruggere le strutture. Ed è questa probabilmente la fase più delicata dell’operazione. In primis perché se davvero al di sotto del nosocomio si nascondono i capi dell’organizzazione islamista, c’è da aspettarsi una forte resistenza dei combattenti all’interno dei tunnel. Una resistenza molto più forte di quella riscontrata e rintracciata in superficie. C’è quindi il rischio di una battaglia potenzialmente molto dura per gli israeliani e in grado di causare molte perdite.
In secondo luogo, nei tunnel fortificati al di sotto del quartier di Ramal potrebbero essere stati nascosti anche alcuni degli ostaggi israeliani presi da Hamas nell’azione del 7 ottobre. Anche per questo l’operazione appare delicata: i civili catturati nei kibbutz attorno la Striscia potrebbero essere usati come scudi umani volti a rallentare o a interrompere del tutto l’azione israeliana.
L’avanzata dell’esercito attorno Gaza City
La direttrice di avanzata verso la zona degli ospedali di Rimal è stata tra le prime a essere seguita dall’Idf. Subito dopo l’ingresso infatti delle truppe nella Striscia, gli israeliani hanno guadagnato terreno nelle aree costiere a nord di Gaza City. Qui nei primi giorni di battaglia hanno scovato quasi cento tunnel di Hamas. La resistenza offerta dai combattenti è stata tutto sommato tenue, a differenza delle aspettative. Due gli elementi che potrebbero aver pesato su questa circostanza: da un lato la copertura area garantita all’Idf dall’aviazione israeliana, capace di bersagliare le aree su cui poco dopo avrebbero operato i soldati di terra, dall’altro il progressivo ritiro di Hamas verso sud. Forse per organizzare, nelle aree meridionali della Striscia, una più forte resistenza.
Gaza City è però al momento isolata dal resto della Striscia. In contemporanea all’avanzata lungo la costa settentrionale, l’Idf è riuscita a prendere il controllo della strada n. 10. L’arteria cioè che taglia in diagonale la Striscia, nell’unico punto scarsamente urbanizzato. In questa maniera, gli israeliani hanno iniziato un vero e proprio assedio di Gaza City, riuscendo a risalire verso nord per ricongiungersi con i soldati penetrati da Ramal nell’area del porto.
In poche parole, così come ammesso dal ministero della Difesa israeliano, l’intera area occidentale di Gaza è sotto il controllo dell’Idf. Adesso l’operazione potrebbe spostarsi verso est e dunque verso il centro storico di Gaza City, l’unica area della città ancora in mano ad Hamas.