Il clima si è fatto incandescente e il rischio che possa scoppiare un conflitto nello Stretto di Taiwan si fa sempre più concreto. È questa l’ultima conclusione alla quale sono giunti i ricercatori della China Cross-Strait Academy, un think tank di Pechino con sede a Hong Kong. Gli esperti hanno sfornato la loro profezia sulla base di varie analisi. Sono state esaminate con attenzione le forze militari delle due parti chiamate in causa, le loro relazioni commerciali, il sentore delle rispettive opinioni pubbliche, gli ultimi eventi geopolitici e il sostegno dei reciproci alleati.

Soppesando i singoli punti, e unendoli l’uno con l’altro, gli analisti non hanno avuto dubbi: l’eventualità di uno scontro armato tra Cina e Taiwan è “ai massimi storici”. Come ha sottolineato il South China Morning Post, Pechino e Taipei si troverebbero “sull’orlo della guerra”. Di una guerra su vasta scala, che non coinvolgerebbe soltanto il Dragone e la sua “provincia ribelle” ma, con ogni probabilità, anche attori esterni, tra cui molto probabilmente gli Stati Uniti.

Del resto le tensioni nello Stretto di Taiwan, il lembo di mare di circa 130-150 chilometri che suddivide geograficamente i due territori contrapposti, sono schizzate alle stelle. Sulla costa cinese, dove sorgono le province del Guandong, dello Zhejiang e del Fujian, il Dragone ha recentemente aggiornato le proprie armi, sfoggiando i missili ipersonici DF-17, teoricamente capaci di raggiungere Taiwan, e le batterie anti aeree S-400.

Tensione alle stelle tra Cina e Taiwan

Il risultato della China Cross-Strait Academy ha considerato un indice di livello di rischio del conflitto armato pari a 7,21 nel corso del 2021, in una scala di valori che va da 0 a 10. Per capire la differenza rispetto al passato, è interessante sottolineare come questo stesso livello di rischio fosse pari a 6,7 negli anni ’50 e sopra i 6,5 per gran parte degli anni ’70. Da quando gli Stati Uniti, nel 1978, stabilirono i rapporti diplomatici con la Repubblica Popolare Cinese il valore crollò a 4,55, salvo poi schizzare nuovamente oltre quota 6 durante l’amministrazione Donald Trump.

cina taiwan mappa

Eppure, nonostante la politica estera di The Donald, la situazione è ben peggiore adesso che alla Casa Bianca troviamo il democratico Joe Biden. In ogni caso, le due variabili che potrebbero veramente far esplodere il tavolo sono ben definite: da una parte la politica mutevole nello Stretto di Taiwan, dall’altra gli stretti legami degli Stati Uniti con Taipei. Entrambi sono considerati “fattori distruttivi”.

Per aggiungere ulteriore tensione alla vicenda, annotiamo il recente invio proprio nello Stretto di Taiwan del cacciatorpediniere Uss Curtis Wilbur da parte della Marina americana. Quest’ultima ha parlato di un’operazione definita “di routine”, mentre la Cina ha accusato il governo americano di minacciare la pace e la stabilità regionali. Le solite diatribe che, prima o poi, potrebbero sfociare in un vero e proprio conflitto.

La Cina e Taiwan

Qualche settimana fa l’Economist aveva definito Taiwan “il posto più pericoloso sulla Terra”. Il motivo? Tutto quello che abbiamo appena detto. L’isola si è trasformata in una sorta di ring sul quale si affrontano – per il momento a colpi di comunicati – le due più importanti superpotenze del mondo. Ma le esigenze di Cina e Stati Uniti sono contrapposte, e forse non potranno mai trovare una convergenza sulla vicenda taiwanese.

Pechino ha intenzione di riannettere quella che considera una provincia ribelle, mentre Washington continua a sostenere l’idea di una Taiwan indipendente, facendo alterare il Partito Comunista Cinese e destabilizzando i già fragili equilibri regionali. Anche perché Taiwan è collocata proprio in mezzo al Mar Cinese Meridionale, un’altra bella polveriera dove si scontrano gli interessi contrapposti di numerosi Paesi limitrofi. In ogni caso, tornando alla questione Taiwan, nonostante non vi siano relazioni formali tra Washington e Taipei, la Casa Bianca ha un patto per fornire all’isola armamenti difensivi e ha promesso di difenderla da eventuali aggressioni.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.