L’Iran ha in programma di dotare il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc o Pasdaran) con sottomarini leggeri sviluppati “in casa”. Parlando all’agenzia di stampa della Repubblica islamica (Irna) il 22 marzo scorso, il capo dell’organizzazione delle industrie marine del Ministero della Difesa e della logistica delle Forze Armate, il contrammiraglio Amir Rastegari, ha affermato che la produzione di questi sottomarini inizierà quest’anno in modo che i Pasdaran potranno disporre di sottomarini nell’immediato futuro mettendosi sullo stesso piano della Marina della Repubblica Islamica.

Sottomarini e missili da crociera

Attualmente l’intera componente subacquea iraniana è gestita dalla Marina Iraniana (Irin). Questi includono un numero imprecisato di battelli di piccole dimensioni tipo Ghadir costruiti dalla Marine Industries Organization e un singolo sottomarino più grande sviluppato internamente, il Fateh.

Il Fateh (che significa “conquistatore”) è un battello di medio tonnellaggio che sarebbe in grado di operare a più di 200 metri di profondità per quasi cinque settimane, quindi si presuppone dotato di tecnologia Aip (propulsione indipendente dall’aria), almeno secondo la propaganda di Teheran. Questa prima unità può essere armata di missili da crociera lanciabili mentre è in immersione. Nel febbraio del 2019, infatti, una versione del missile da crociera Qader, è stata lanciata con successo dal Fateh durante una esercitazione tenuta nel Golfo Persico.

Il missile Qader appartiene alla famiglia dei Noor. Più grande rispetto al Nasr-1 – di cui un gran numero si è potuto vedere nelle immagini della base sotterranea recentemente svelata alla stampa – ha una gittata di 200/300 chilometri. Anche questo vettore può essere lanciato da sistemi terrestri oltre che navali ed è stato visto montato anche su velivoli F-4 Phantom iraniani.

I compiti dei Pasdaran

Le forze armate iraniane, in particolare nel settore marittimo, sono scese nella loro dipendenza da armamenti esteri dal 70% al 20% di oggi. La Marine Industries Organization produce diverse navi per la Marina, le Irgc e la Guardia Costiera. L’organizzazione, in particolare, è attiva nella costruzione di imbarcazioni rapide per la forza navale dei Pasdaran, che fa molto affidamento su unità sottili molto veloci.

Le Guardie della Rivoluzione sono responsabili, oltre che del programma missilistico iraniano, della protezione delle acque del Golfo Persico fino allo Stretto di Hormuz, mentre la Marina Iraniana è responsabile della protezione di quel tratto di mare che va dall’imboccatura orientale dello Stretto fino al Mar di Oman e al nord dell’Oceano Indiano.

Le specifiche delle nuove unità subacquee per i Pasdaran non sono state rese note: sappiamo solo che saranno battelli “leggeri”, quindi di piccole dimensioni o tascabili. Questo è l’unico dato attendibile proprio in considerazione dei compiti riservati alle Irgc e alla loro metodologia di azione: i Pasdaran sono specializzati, in ambito marittimo, in veloci attacchi “mordi e fuggi” al naviglio avversario in transito per Hormuz e nel Golfo Persico, come hanno ampiamente dimostrato nel conflitto con l’Iraq contrastando il traffico delle petroliere delle navi mercantili dirette verso i porti iracheni. Una tattica per nulla abbandonata, ma che si è affinata, con la messa in atto di veri e propri abbordaggi come quelli recenti: l’ultimo avvenuto lo scorso settembre ai danni di una petroliera in transito per Hormuz.

Si allunga il braccio del sea denial

Sottomarini, unità sottili di superficie ma anche vascelli più grandi. Le Irgc stanno infatti ponendo maggiore attenzione al loro strumento navale, concepito non più solo per l’attività di sea denial locale, ma potenzialmente in grado di estendere il proprio braccio proprio grazie alla costruzione di alcuni assetti particolari. Risulta infatti che presso il cantiere navale Shahid Mahallati di Bushehr sia in costruzione una seconda nave tipo catamarano che si aggiungerà alla Shahid Nazeri.

Un secondo scafo, probabilmente afferente allo stesso progetto, è stato osservato in un altro piccolo cantiere navale vicino a Bandar Abbas, il principale porto iraniano: sembra quindi che sia stata avviata una sorta di “produzione in serie”.

Queste unità più grandi, che siano del tipo a catamarano o classiche, di derivazione civile, permetteranno alla Marina delle Irgc di effettuare operazioni di sea denial a più vasto raggio proprio perché concepite per essere dei punti di appoggio e di messa in mare di altre unità più piccole: siano i motoscafi veloci armati di missili da crociera, o i futuri sottomarini “tascabili” che la propaganda di Teheran ha reso noti.

Certamente per effettuare operazioni di questo tipo lontano dalle coste nazionali in caso di conflitto aperto occorre avere uno schermo protettivo efficace, che l’Iran, attualmente, non ha: le unità non sono in grado, da sole, di affrontare la reazione avversaria, ma si prestano bene per attacchi di sorpresa, o per conflitti a bassa intensità e “asimmetrici”, come ad esempio il sostegno ai ribelli Houthi nello Yemen e alla loro attività di attacco ai traffici marittimi nel Mar Rosso e Arabico. Sappiamo, infatti, che già un altro vascello legato ai Pasdaran, la M/V Saviz, era stato visto proprio nel Mar Rosso e potrebbe essere legato al recente attacco a una petroliera maltese.

Se davvero l’Iran metterà in campo dei sottomarini tascabili per le Guardie della Rivoluzione, le loro capacità di attacco furtivo aumenteranno decisamente, e sarà necessario il dispiegamento di un dispositivo aeronavale più articolato per contrastare e prevenire efficacemente i loro eventuali attacchi: ma tutto questo afferisce al campo delle possibilità, che sono strettamente correlate al quadro della politica internazionale.

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